giovedì 15 marzo 2018

Alastair Crooke - L'orizzonte si rannuvola. Scoppierà la tempesta?



Traduzione da Sic semper Tyrannis, 3 marzo 2018.

Il forsennato odio verso il Presidente Putin che pervade i circoli della élite occidentale ha superato qualunque cosa abbiamo visto ai tempi della Guerra Fredda. I paesi occidentali hanno fomentato ostilità quasi ovunque: in Siria, in Ucraina, in Medio Oriente, in Eurasia, e questa marea di odio ha lambito il Consiglio di Sicurezza, polarizzandolo -e paralizzandolo- in modo irrimediabile. L'ostilità si è riversata su tutti gli alleati della Russia, contagiandoli. E' quasi inevitabile che essa porti a ulteriori sanzioni nei confronti della Russia e dei suoi alleati, secondo la formula (buona a tutti gli usi) del Contrastare tutti gli avversari dell'AmeriKKKa imponendo loro delle sanzioni. Ma il vero interrogativo è: questa isteria collettiva fa presagire una guerra?
Ed Curtis ci ricorda come la crescita dell'ostilità sia stata quasi esponenziale nelle ultime settimane:

E' successo mentre la montatura del Russia-gate andava in pezzi... In tutto lo spettro mediatico, dalle grandi testate come il New York Times, la CNN, la radio pubblica nazionale, lo Washington Post fino alle riviste The Atlantic e The Nation e fino alle altre pubblicazioni di sinistra come Mother Jones e Who What Why, il battage contro putin e contro la Russia ha assunto toni isterici ed è andato a unirsi all'ossessione Trump: 'La Russia considera le elezioni di metà mandato come un'occasione per seminare ulteriore discordia' (New York Times, 13 febbraio 2018). 'L'uomo forte della Russia [Putin] ha messo a segno uno dei più grandiosi atti di sabotaggio politico della storia contemporanea' (The Atlantic, gennaio/febbraio 2018). 'L'ultimo rinvio a giudizio di Mueller indica che Trump ha aiutato Putin a coprire un reato' (Mother Jones, 16 febbraio 2018). 'Un giro panoramico della Russia adatto ai realisti' (whowhatwhy.com, 7 febbraio 2018), eccetera.

Definendo l'interferenza dei russi nelle elezioni presidenziali statunitensi "un attacco alla democrazia in AmeriKKKa" e quindi "un atto di guerra", lo "stato ombra" negli USA afferma implicitamente che come l'attacco proditorio a Pearl Harbour portò ad una guerra di rappresaglia contro il Giappone, allo stesso modo il tentativo della Russia di sovvertire l'AmeriKKKa richiede una risposta dello stesso genere.
In tutto il Medio Oriente, ma soprattutto in Siria, c'è abbastanza combustibile per un'esplosione, dati i conflitti incipienti o già in corso fra la Turchia e i curdi, fra l'esercito turco e quello siriano, fra le forze turche e quelle statunitensi a Manbij, fra le forze siriane e quelle statunitensi, fra gli statunitensi e l'USAF da una parte e i soldati e le forze aerospaziali russe dall'altra, fra le forze statunitensi e quelle iraniane e, per ultimo ma non ultimo, fra stato sionista e Siria.
Un dannato mucchio di roba infiammabile. Chiaramente qualunque incidente in un contesto così volatile e compresso può ingigantirsi in maniera pericolosa. Ma il punto non è questo, Il punto è se il clima istericamente antirusso che domina implica che gli USA stiano considerando una guerra deliberata contro la Russia, o in sostegno di una ridefinizione del panorama mediorientale a favore dell'Arabia Saudita e dello stato sionista. Gli USA provocheranno la Russia deliberatamente, magari uccidendo dei soldati russi, per trovare il pretesto per un'azione militare perentoria contro una Russia colpevole di aver risposto a una provocazione ameriKKKana?
Ovviamente esiste anche la possibilità che si vada in guerra senza propriamente volerlo: sia lo stato sionista che l'Arabia Saudita stanno affrontando crisi di governo. Lo stato sionista potrebbe spingersi troppo oltre, e lo stesso potrebbe fare un'AmeriKKKa intenzionata a venirgli in soccorso. Da questo punto di vista il ritrarre perennemente il presidente degli USA come se fosse un burattino di Putin ha ovviamente lo scopo di convincere Trump a provare l'opposto (approvando questa o quella iniziativa diretta contro la Russia) anche andando contro i suoi istinti più fidati.
Alla Conferenza sulla Sicurezza a Monaco, il Primo Ministro Netanyahu ha detto:

Da tempo vado mettendo in guardia su questo sviluppo [il preteso piano dell'Iran di completare una mezzaluna sciita] e ho messo in chiaro sia con le parole che con i fatti che lo stato sionista ha stabilito dei limiti invalicabili che farà rispettare. Lo stato sionista continuerà a impedire all'Iran di insediare una presenza militare stabile in Siria... Passeremo all'azione senza esitare, per difenderci. Se necessario, non prenderemo l'iniziativa solo contro gli alleati dell'Iran che ci stanno attaccando, ma anche contro lo stesso Iran.
Nella stessa sede il Consigliere per la Sicurezza Nazionale statunitense H. R. McMaster ha denunciato sabato 24 febbraio l'intensificarsi degli sforzi iraniani in favore degli alleati mediorientali, dicendo che "è il momento" di agire contro Tehran.
Cosa voleva dire McMaster con questo "è il momento di agire"? Sta forse incoraggiando lo stato sionista ad attaccare Hezbollah o le formazioni che in Siria sono legate all'Iran? Quasi sicuramente una cosa del genere porterebbe lo stato sionista a una guerra su tre o quattro fronti. Esistono tuttavia buoni motivi per credere che il mondo militare sionista non intenda rischiare di trovarsi a combattere una guerra su tre fronti. Probabilmente McMaster stava pensando più che altro a un ibrido ad ampio spettro o a una guerra del tipo controinsurrezionale, ma non a una guerra convenzionale, soprattutto perché dopo l'abbattimento di un suo F16 lo stato sionista non puo più fare affidamento sul controllo dei cieli, senza il quale non può aspettarsi -o sperare- di avere la meglio.
Mentre i funzionari di altro grado nello stato sionista si lamentano del divario fra la retorica statunitense e i fatti il generale Josef Votel, comandante del Centcom, ha detto chiaramente il 28 febbraio in un'audizione al Congresso -e ha confermato al tempo stesso che i punti di vista sono diversi- che "contrastare l'Iran non è uno degli obiettivi della coalizione in Siria".
Torniamo adesso all'isterismo contro la Russia. Noi non siamo dell'opinione che la Siria possa rappresentare il teatro di una guerra deliberata, né per gli USA né per la Russia. Entrambi sono impediti in questo dalla realtà del paese. Le forze ameriKKKane in Siria non sono numerose, sono isolate e dipendono dagli alleati curdi, che in quella zona della Siria sono una minoranza, che sono divisi e che sono disprezzati dalla popolazione araba. Le forze russe ammontano a non più di trentasette aerei e a un piccolo gruppo di consiglieri; le linee di rifornimento russe sono lunghe e vulnerabili (nel Bosforo).
No; in Siria, l'obiettivo degli USA è limitato a impedire al Presidente Putin o ad Assad di conseguire qualunque successo sul piano politico. Un puro gioire per i problemi altrui. L'occupazione ameriKKKana del nord est del paese serve soprattutto a sbeffeggiare l'Iran, serve a portare avanti una guerra di guerriglia contro quello che è un nemico generazionale dell'AmeriKKKa.
Al tempo stesso, sul piano geostrategico generale l'AmeriKKKa ha cercato di disarmare le difese nucleari russe, ha cercato di passare in vantaggio ritirandosi dal trattato sulla limitazione dei missili balistici e ha deliberatamente circondato le frontiere russe con missili antimissile laddove il trattato sulla limitazione stabiliva che un solo sito sul territorio di ciascuno dei contraenti sarebbe stato protetto da attacchi missilistici. La strategia statunitense ha effettivamente lasciato scoperta la Russia, dal punto di vista nucleare; e lo scopo era proprio questo. "Con la realizzazione del sistema antimissile globale da parte degli USA il trattato START è diventato lettera morta e l'equilibrio strategico si è rotto," ha detto il 2 marzo il Presidente Putin nel suo discorso sullo stato della nazione.
INsomma, il "quartetto dei generali" -di fatto Petraeus fa parte del terzetto di generali della Casa Bianca- si è arrogato il controllo della politica estera ameriKKKana sottraendola alle prerogative del Presidente; la politica di difesa degli USA è cambiata, passando da quella tipica di una guerra fredda a qualcosa di molto più aggressivo e pericoloso: un precursore della guerra vera e propria.
Dalla Dichiarazione Strategica nella sua formulazione originale, in cui Russia e Cina figuravano come "avversari e rivali", si è passati alla Dichiarazione sull'Orientamento di Difesa in cui i due paesi sono diventati "potenze revisioniste": degli eversori che intendono sovvertire con la forza l'ordine mondiale (questa la definizione di potenza revisionista). Questa Dichiarazione ha anteposto la competizione tra grandi potenze al di sopra del terrorismo come minaccia principale per l'AmeriKKKa; questo significa che la minaccia "revisionista" all'ordine mondiale a guida statunitense deve essere affrontata. I generali ameriKKKani hanno lamentato il fatto che il loro dominio globale dei cieli e sulla terra fin qui indiscusso era soggetto all'erosione da parte di una Russia che si comportava come un'"incendiaria" [nei confronti della stabilità] mentre si presentava come un "pompiere" [in Siria]. Il Generale Votel ha fatto capire che il dominio dell'aria da parte degli USA deve essere ribadito.
Solo che, in uno sbalorditivo sovvertimento del bilancio strategico e dell'accerchiamento missilistico che l'AmeriKKKa sta cercando di imporre alla Russia, il Presidente Putin ha annunciato il 2 marzo che 

Coloro che nel corso degli ultimi quindici anni hanno alimentato la corsa agli armamenti, cercando di prevalere sulla Russia imponendole restrizioni e sanzioni illegali dal punto di vista del diritto internazionale per impedire lo sviluppo del nostro paese -in particolare nel settore della difesa- devono ascoltare queste parole: tutto quello che avete cercato di impedire con la vostra politica si è verificato. I tentativi di impastoiare la Russia sono falliti.
Il Presidente russo ha annunciato una serie di nuovi armamenti, comprese tra le altre cose nuovi missili nucleari invulnerabili a qualsiasi difesa missilistica, armi ipersoniche e droni sottomarini. Tutte cose che hanno fatto tornare la situazione allo status quo, quello della mutua distruzione assicurata nel caso la NATO attaccasse la Russia.
Il Presidente Putin ha detto che più volte aveva diffidato Washington dal dislocare missili antimissile attorno alla Russia: "Nessuno ci è stato a sentire. Sentite dunque adesso!", ha detto.

La nostra dottrina nucleare afferma che la Russia si riserva il diritto di usare armi nucleari solo in risposta a un attacco nucleare o con armi di distruzione di massa di altro genere verso di essa o verso i suoi alleati, o in risposta ad un attacco convenzionale che metta a repentaglio l'esistenza stessa dello stato.
Mio dovere è affermare quanto segue: qualunque ricorso ad armi nucleari contro la Russia o contro i suoi alleati, su piccola, media o su qualunque altra scala, sarà considerato un attacco nucleare contro il nostro paese. La risposta sarà immediata, e con tutte le relative conseguenze" [corsivo nostro, N.d.A.].
Il Presidente Putin ha specificato che non stava rivolgendo minacce all'AmeriKKKa e che la Russia non coltiva ambizioni di rivalsa. La Russia stava semplicemente utilizzando l'unico registro linguistico che Washington è in grado di capire.
Il discorso di Putin, accompagnato da filmati dei nuovi armamenti russi, almeno getta qualche luce su cosa sta succedendo a Washington: ultimamente l'AmeriKKKa si è data alle spese pazze. Il Pentagono deve aver avuto qualche sentore dei progressi russi, e di qui l'ingente incremento dei fondi destinati alla difesa messo in programma per quest'anno, il 9% in più previsto per il prossimo, e l'impegno ancora non quantificato a sovvenzionare una nuova flotta di sommergibili nucleari, un sostituto per il sistema missilistico Minutemen e lo sviluppo di nuovi armamenti nucleari tattici. Tutti costi non quantificati.
Le spese, per il governo ameriKKKano, saranno mostruose E la Russia è già in vantaggio, ed è in vantaggio con un debito pubblico che ammonta al solo 12,6% del PIL mentre il debito pubblico statunitense, prima di intraprendere la campagna di miglioramento degli armamenti, è già pari al 105%. Si attribuisce al Presidente Reagan l'aver affossato economicamente l'URSS costringendola ad una corsa agli armamenti, ma oggi sono gli USA ad essere vulnerabili a fronte di questo enorme debito nel caso dovessero cercare di rintuzzare la "sorpresa primaverile" di Putin e ristabilire, sempre che sia possibile, la propria supremazia nel campo degli armamenti convenzionali e di quelli atomici.
L'AmeriKKKa ha dunque una scelta: o ristabilire i rapporti con la Russia, ovvero cercare la distensione, o correre il rischio che le necessità di indebitamento degli USA minino la credibilità del dollaro. Per cultura, gli USA tendono ad agire militarmente "laddove, quando e come" decidono di farlo. Sempre per cultura, probabilmente non riuscirà a rinunciare a questa inveterata abitudine. Sembra dunque che la crescita del debito per coprire i costi e l'indebolimento del dollaro siano una cosa inevitabile; se è così, siamo davanti a una definizione dei ruoli che inscena l'opposto di quanto accaduto all'epoca di Reagan. Allora fu la Russia a esporsi troppo per cercare di raggiungere gli USA; oggi, la situazione può essere opposta.
L'isterismo antirusso andrà avanti: è talmente radicato che è un dogma. Sembra tuttavia probabile che l'AmeriKKKa avrà bisogno di riflettere prima di provocare ulteriormente i russi in Siria. Se l'AmeriKKKa non intende "far sanguinare il naso" alla Russia con una escalation in Siria, le postazioni militari isolate e vulnerabili che essa mantiene nell'est del paese perderanno molta della loro importanza o cominceranno a subire perdite. O entrambe le cose.
Adesso la questione è il come l'esercizio retorico russo, questo parlare fuori dai denti, influenzerà l'atteggiamento statunitense verso la Corea del Nord. Ai generali statunitensi il messaggio di Putin non piacerà, ma probabilmente non è che possano farci gran che. Solo che la Corea del Nord è un'altra cosa. La Gran Bretagna, al massimo della propria debolezza all'indomani della seconda guerra mondiale, volle far sapere al mondo che era ancora forte nonostante i segni delle sue difficoltà fossero evidenti a tutti. Cercò di dimostrare di essere sempre una potenza con la disastrosa campagna di Suez. Speriamo che la Corea del Nord non diventi la Suez degli Stati Uniti.

Nessun commento:

Posta un commento