mercoledì 15 marzo 2017

Alastair Crooke - Le apocalittiche rivelazioni di Steve Bannon




Traduzione da Consortium News, 9 marzo 2017.

Steve Bannon è solito esordire con queste parole, nei discorsi che tiene agli attivisti e alle riunioni del Tea Party:
Alle undici del mattino del 18 settembre 2008, Hank Paulson e Ben Bernanke dissero al Presidente degli Stati Uniti che nelle precedenti ventiquattro ore avevano pompato cinquecento miliardi di liquidità nel sistema finanziario, e che quello stesso giorno ne sarebbero serviti altri mille.
I due dissero che se non lo avessero fatto immediatamente il sistema finanziario statunitense sarebbe imploso entro settantadue ore, il sistema finanziario mondiale entro tre settimane, e che in capo ad un mese si sarebbe arrivati alle sollevazioni e al caos politico.
Alla fine, dice Bannon, furono chiesti più di cinquemila miliardi di dollari, anche se nessuno sa davvero quanti ne furono concessi perché non esiste alcuna contabilità per queste migliaia di miliardi. Continua poi dicendo che

...Noi [gli USA], dopo i salvataggi che ne sono seguiti, abbiamo passività per duecentomila miliardi, ma attività nette -ogni cosa compresa- di cinquanta o sessantamila [si ricordi che Bannon stesso è un ex banchiere della Goldman Sachs].
Tutto va a rovescio: noi democrazie industriali di oggi abbiamo un problema che non abbiamo mai avuto prima: siamo sovraesposte e dobbiamo ridurre massicciamente questa esposizione, e abbiamo costruito uno stato sociale completamente ed assolutamente insostenibile.
Ed il perché siamo in crisi... il problema... è che le cifre sono diventate così pazzescamente alte che persino i tipi di Wall Street, quelli della Goldman Sachs con cui lavoro, e quelli del Ministero del Tesoro fanno davvero fatica ad arrivarci... deficit da migliaia di miliardi di dollari.. e tutto il resto.
Eppure, dice Bannon, nonostante questo spirare di cifre inaudite e inimmaginabili, le donne del Tea Party (che è per lo più capeggiato da donne, sottolinea) ce la fanno. Esse conoscono una realtà diversa: sanno quanto costano ora i generi alimentari, sanno che i loro figli si sono indebitati per cinquantamila dollari per studiare al college, vivono ancora a casa con loro e non hanno la prospettiva di un lavoro: "Ho chiamato il mio film Generazione Zero pensando ai ragazzi tra i venti e i trent'anni: li abbiamo spazzati via."
A pensarla così non è solo Bannon. Dieci anni prima, nel 2000, Donald Trump si esprimeva in modo molto simile in un libretto che caratterizzò il suo primo giocherellare con la prospettiva di potersi candidare alla presidenza: "Il terzo motivo per cui voglio parlare chiaro è che non soltanto sto assistendo ad una prosperità non credibile... ma anche alla possibilità di un sovvertimento economico e sociale... Pensate al futuro: se siete fatti come me, vi accorgerete che l'orizzonte si sta rannuvolando. Ci saranno grossi guai. Io spero di sbagliarmi, ma penso che ci potremo trovare davanti ad un rovescio economico senza precedenti."
Anche prima delle recenti elezioni presidenziali Donald Trump si è attenuto a questa visione delle cose: il mercato azionario era pericolosamente gonfiato. In un'intervista con la CNBC, ha detto: "Spero di sbagliarmi, ma penso che ci troviamo in una bella e grossa bolla," dicendo anche che la situazione era così rischiosa che il paese si stava dirigendo verso "una massiccia recessione" e che "se si alzano i tassi di interesse anche solo un po', [tutto quanto] andrà all'aria."
Il paradosso consiste proprio in questo. Per quale motivo, se Trump e Bannon considerano che l'economia sia già sovraccaricata, sbilanciata dalla bolla finanziaria e di gran lunga troppo fragile per tollerare anche un piccolo rialzo dei tassi d'interesse, Trump è andato a promettere (come scrive Mike Whitney) "...Maggiori vantaggi e meno regole a Wall Street... tagli alle tasse, grossi stanziamenti governativi e meno regole... Mille miliardi di dollari di stimolo fiscale per far salire la spesa da parte dei consumatori e far crescere i profitti delle società... per abbattere l'aliquota fiscale alle imprese e far salire i bilanci delle più grandi imprese statunitensi. E poi si accinge a fare a pezzi la Dodd-Frank, la 'onerosa' serie di regole entrate in vigore dopo l'implosione fginanziaria del 2008 per impedire un altro di quei cataclismi capaci di decimare l'economia."
Forse che Trump vede il mondo in modo diverso, ora che è il Presidente? O ha deciso di abbandonare la visione di Bannon?
Di Bannon si dice spesso -la stampa ostile lo scrive anche troppo di frequente, cercando di raffigurare (falsamente) Trump come "un presidente per caso", uno che in realtà non si era mai aspettato di vincere- che sia il sostegno intellettuale del Presidente Trump. In effetti la linea politica principale di Trump sia in politica interna che in politica estera si trova auspicata e per intero descritta nell'opuscolo del 2000.
La sceneggiatrice Julia Jones, per molto tempo sua collaboratrice, afferma che nel 2000 Bannon era meno interessato alla politica. "Gli attacchi dell'Undici Settembre lo cambiarono" e la loro collaborazione a Hollywood non sopravvisse al suo crescente interesse per la politica.
Da parte sua, Bannon indica il momento della sua radicalizzazione politica nell'esperienza della grande crisi finanziaria del 2008; provò schifo per come i suoi colleghi alla Goldman Sachs dileggiarono i "dimenticati" del Tea Party. Secondo la Jones tuttavia una chiave di lettura più attendibile della visione del mondo di Bannon si trova nella sua esperienza di servizio militare.
"Bannon prova rispetto per il dovere," ha detto la Jones all'inizio di febbraio."Spesso ha usato la parola dharma." Bannon ne avrebbe scoperto il concetto nel Bhagavad Gita, ricorda la Jones. Un concetto che può riferirsi al percorso che si segue nella vita, o al posto che si occupa nell'universo.
Non c'è nulla che faccia concludere, tuttavia, che il Presidente Trump abbia cambiato idea in materia di economia, o sulla natura della crisi che ha colpito l'AmeriKKKa (e l'Europa).
Sia Trump che Bannon sono uomini molto brillanti. Trump si intende di affari, Bannon di finanza. Sicuramente conoscono le difficoltà che devono affrontare, come la sempre più concreta possibilità che gli tocchi litigare con un Partito Repubblicano irto di fazioni per aumentare i ventimila miliardi di dollari stabiliti per limite al debito ameriKKKano (e che comincerà a farsi sentire il 15 marzo), il fatto improbabile che le proposte di Trump in materia di fisco e tassazione vengano adottate rapidamente, e la probabilità che la Federal Reserve farà alzare i tassi di interesse "finché qualcosa non si spezza". Insomma, se sono così brillanti, allora cosa sta succedendo?
Al sodalizio, Bannon ha contribuito con una chiara definizione della natura della crisi in corso; si trova nel suo film documentario Generazione zero, a sua volta scopertamente nato attorno ai concetti espressi in un testo intitolato The Fourth Turning: An AmeriKKKan Prophecy [La Quarta Svolta: una profezia ameriKKKana] scritto nel 1997 da Neil Howe e William Strauss.
Per dirla con uno dei due autori, l'analisi espressa nel testo "rifiuta il consolidato assunto degli storici occidentali contemporanei, secondo cui lo sviluppo sociale può essere lineare (con un progresso o con un declino senza soluzione di continuità) oppure caotico (ovvero troppo complesso perché si possa individuarne la direzione). Noi abbiamo adottato il punto di vista di quasi tutte le società tradizionali: il tempo, nella società, è un ciclo ricorrente in cui gli eventi diventano significativi solo nella misura in cui costituiscono quelle che il filosofo Mircea Eliade avrebbe definito delle ricorsività. In questo spazio ciclico, una volta eliminati accadimenti estranei e tecnologia, si rimane con un limitato numero di tendenze a livello sociale, che tendono a ripetersi secondo un ordine fisso."
Scrivono Howe e Strauss:
"Il ciclo inizia con una Prima Svolta, un "periodo elevato" che arriva dopo un'epoca di crisi. Nei periodi elevati le istituzioni sono forti e l'individualismo è debole. La società nel suo complesso ha fiducia sul percorso da intraprendere, anche se molti si sentono oppressi dal conformismo dilagante.
La Seconda Svolta è una sorta di "Risveglio". In questo periodo le istituzioni finiscono sotto attacco, in nome di principi più alti e di valori più profondi. Appena la società si avvicina a raggiungere il punto in cui è massimo il suo comune progredire, all'improvviso la gente si stanca della disciplina e desidera recuperare la propria personale autenticità.
La Terza Svolta è quella della "Frammentazione". Per molti versi si tratta dell'opposto dei periodo elevato. Le istituzioni sono deboli e screditate; prospera un rigoglioso individualismo.
La Quarta Svolta infine è quella della "Crisi". Si ha un periodo di crisi quando occorre ricostruire le istituzioni a partire dalle basi, sempre in risposta ad una percepita minaccia verso la sopravvivenza stessa della nazione. Se la storia non produce di per sé un fattore minaccioso così impellente, i capi in carica nel corso di questo periodo ne troveranno comunque uno, o magari lo fabbricheranno addirittura apposta, per mobilitare l'azione collettiva. L'autorità civile rifiorisce, le persone e i gruppi cominciano ad assumere il ruolo di partecipanti ad una comunità più vasta. Quando questo prometeico prorompere di impegno civile consegue risultati, la Quarta Svolta rinnova e ridefinisce la nostra identità nazionale."
Il film di Bannon si concentra essenzialmente sulle cause della crisi finanziaria del 2008, e sulle "idee", nate nella "generazione di Woodstock" (il festival musicale del 1969) che in un modo o nell'altro permearono di sé la società ameriKKKana e quella europea.
La voce narrante chiama la generazione di Woodstock "i figli dell'abbondanza". Quella generazione fu punto di una delle svolte, la seconda, quella del Risveglio; una discontinuità nella cultura e nei valori. La generazione più vecchia, tutti quelli che avevano più di trent'anni, fu vista come una generazione che non aveva nulla da dire, nessuna esperienza con cui contribuire. Fu l'elevazione dei "principio del piacere" come fenomeno nuovo, come scoperta di quella generazione, al di sopra dell'etica puritana: fu la celebrazione del privato, del sé, del narcisismo.
La Frammentazione seguì sottoforma di debolezza istituzionale, di debolezza governativa; al sistema è mancato il coraggio di prendere decisioni difficili, ed optava sistematicamente per le più facili; le élite assorbirono l'etica egocentrica e da bambini viziati della generazione dell'"io protagonista". Gli anni '80 e '90 diventarono un'epoca di "capitalismo da casino'", l'epoca dell'"Uomo di Davos".
Il dovizioso salvataggio delle banche statunitensi ad opera dei contribuenti dopo i default e le crisi del Messico, della Russia, dell'Argentina e di vari paesi asiatici ha spazzato via i costosi errori dei banchieri. Nel 2004 l'esenzione per la Bear Stearns consentì alle cinque principali banche di fare leva finanziaria sui propri prestiti in proporzione di dodici ad uno; si passò velocemente al venticinque, al trenta e anche al quaranta ad uno, permettendo così l'assunzione di rischi irresponsabili e l'accumulo di miliardi di profitti. La bolla delle dotcom venne sistemata con le politiche monetarie, e nel 2008 invece si salvarono ancora una volta le banche, con massicci interventi pubblici.
Questa frammentazione fu essenzialmente il fallimento di una cultura; il venire meno alle responsabilità, il non avere il coraggio di fare scelte dure. In breve, suggerisce il film, fu un'epoca di istituzioni screditate, di politici compromessi, di operatori di borsa privi di ogni ritegno. La classe al potere che si permetteva di tutto e "veniva meno alle proprie responsabilità".
Adesso siamo entrati nella "Quarta svolta": "Le scelte facili ce le siamo lasciate tutte dietro le spalle". Al sistema manca ancora il coraggio. Bannon afferma che questo periodo sarà "il più ignobile e turpe della storia". Sarà brutale e "loro" (ovvero gli attivisti del Tea Party di Trump) saranno "diffamati". A suo dire, questa fase può durare quindici o vent'anni.
Il concetto chiave in questa Quarta Svolta è quello di carattere. Si tratta di una questione di valori. Quando Bannon parla della "nostra crisi" fa riferimento ad un concetto che la foce narrante esprime meglio quando afferma che "l'essenza della tragedia greca non è quella di un incidente stradale in cui muore qualcuno [come dire che la grande crisi finanziaria non si verifica per mero accidente]. Il senso della tragedia greca è quello di un contesto in cui qualcosa accade perché deve accadere, a causa della natura dei protagonisti. Il fatto accade a causa delle persone che vi sono coinvolte, e queste non hanno alternativa, perché tutto succede a causa della loro natura."
Questo è l'elemento più importante che scaturisce da Woodstock: la natura della gente è cambiata. Il "principio del paicere", il narcisismo, hanno sostituito i più alti valori che avevano fatto dell'AmeriKKKa ciò che essa era. La generazione che aveva creduto che non esistesse rischio che non potesse addossarsi, che non esistesse montagna che non potesse scalare, porta con sé la crisi: in vent'anni ha spazzato via due secoli di comportamento finanziario responsabile: è questo, a quanto sembra, il concetto che cattura l'essenza del pensiero di Bannon.
Siamo a questo punto, sostiene Bannon; dopo una fiacca estate tiepida arriva sempre un inverno rigido, una stagione di prove e di avversità. In natura, ogni stagione ha una sua funzione vitale e i cicli in cui le quattro stagioni si ripetono sono necessari, sono parte di un ciclo di rinnovamento.
Il film di Bannon si conclude con Howe che dice: "La storia procede per stagioni; sta arrivando l'inverno".
Insomma, quale messaggio politico immediato comporta? Semplice: la voce narrante, nel film di Bannon, dice "Smettetela". Smettetela di fare quello che state facendo, smettetela di spendere come avete fatto fino ad ora, smettetela di assumervi oneri che non potetete permettervi. Smettetela di ipotecare il futuro dei vostri figli con i debiti, smettetela di cercare di manipolare il sistema bancario. Ora bisogna pensare in termini risoluti: è tempo di dire no ai salvataggi, per cambiare la cultura di base e rifondare la vita istituzionale.
Come ricostruire dunque la vita civile? Si deve guardare a quanti possiedono ancora il senso del dovere, il senso della responsabilità; quelli che hanno conservato una cultura basata sui valori. Una cosa interessante è che quando Bannon parla agli attivisti, tra le prime cose che fa c'è quella di salutare i veterani e i militari in servizio, lodarne le qualità ed il senso del dovere.
Non c'è dunque da sorprendersi se il Presidente Trump intende aumentare le spese, sia per i veterani che per l'esercito. Non si tratta tanto di rafforzare la bellicosità dell'apparato militare statunitense, ma del fatto che Trump li considera combattenti per l'inverno di prove e di avversità che sta arrivando. Poi, ma soltanto dopo, Bannon parla alla "sottile linea azzurra" degli attivisti dal carattere ancora forte, che ancora possiedono senso della responsabilità e del dovere. A loro, dice che il futuro è nelle loro sole mani.
Insomma: si comportano così due uomini -Bannon e Trump- che vogliono far crescere alla svelta un'altra bolla finanziaria, divertirsi con quello che chiamano il casino' di Wall Street? No? E allora, cosa sta succedendo?
I due sanno che la crisi sta arrivando. Richiamiamo quello che ha scritto Neil Howe sullo Washington Post a proposito della "Quarta Svolta":
Si verifica quando occorre ricostruire le istituzioni a partire dalle basi, sempre in risposta ad una percepita minaccia verso la sopravvivenza stessa della nazione. Se la storia non produce di per sé un fattore minaccioso così impellente, i capi in carica nel corso di questo periodo ne troveranno comunque uno, o magari lo fabbricheranno addirittura apposta, per mobilitare l'azione collettiva. L'autorità civile rifiorisce, le persone e i gruppi cominciano ad assumere il ruolo di partecipanti ad una comunità più vasta. Quando questo prometeico prorompere di impegno civile consegue risultati, la Quarta Svolta rinnova e ridefinisce la nostra identità nazionale.
Di mettersi a tavolino per fabbricare una crisi finanziaria Trump non ha neppure bisogno, perché la crisi si dovrà comunque verificare a causa della natura di quanti partecipano al sistema esistente. Succederà data la natura degli elementi coinvolti, che non hanno altra scelta che quella di dar corso agli eventi, perché questa è la loro natura.
Non si tratta neppure di una colpa specifica del Presidente Obama o del Segretario al Tesoro Hank Paulson; loro sono quello che sono.
Non è probabile dunque che Trump e Bannon cercheranno di innescare gli "spiriti animali" dei giocatori al casino' finanziario, come molti negli ambienti della finanza sembrano aver dato per certo. Se il film di Bannon e la lettura della crisi fatta da Trump hanno un qualche significato, esso è che il loro intento è quello di innescare sì degli "spiriti animali", ma quelli delle "vittime della classe operaia e di quegli ameriKKKani dimenticati" del Midwest, del Michigan, dell'Indiana, dell'Ohio, dello Wisconsin, della Pennsylvania.
Per questo sperano che la "sottile linea azzurra" di attivisti si metterà in gioco, con una prometeica deflagrazione di sforzo civico destinata a ricostruire la vita istituzionale ed economica degli Stati Uniti.
Se davvero le cose stanno in questo modo, la visione di Trump e di Bannon non è soltanto audace, ma costituisce un azzardo piuttosto straordinario...

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