giovedì 30 ottobre 2014

Firenze: Giovanni Donzelli, un decalogo in arabo e l'irrigidamento delle pene.


Dopo il 2012, il collasso del più grande partito "occidentalista" della penisola italiana si è lasciato dietro qualche rimasuglio propagandistico e un certo numero di formazioni politiche, mangiate vive dai litigi, dalla giustizia penale e dagli insuccessi elettorali.
Una di queste è rappresentata in Toscana da Giovanni Donzelli, l'elegante diplomato ben noto ai nostri lettori per le continue prove di disumanità e di incompetenza con cui onora nel più adeguato dei modi il proprio mandato di rappresentanza.
Le prossime consultazioni elettorali si avvicinano. Gli "occidentalisti" in Toscana sono sempre stati minoranza ma visti gli ultimi rovesci patiti anche in terre meno ostili (il "partito" di Giovanni Donzelli ha appena ottenuto l'uno per cento dei suffragi a Reggio Calabria, che non è Karl Marx Stadt) il rischio è quello della scomparsa pura e semplice.
Per Giovanni Donzelli lo spettro dell'ufficio circoscrizionale per l'impiego sta palesandosi con minacciosa concretezza. La prospettiva, quella di dover affrontare più prima che poi una lotta a coltello con un mondo reale e con un mercato del lavoro poco propensi alla tenerezza con i parassiti da ente pubblico e con i diplomati ben vestiti.
Tocca inventarsi qualcosa.
Già che c'è, Giovanni Donzelli di cose se ne inventa dieci.
Un decalogo diretto agli "stranieri", esplicitamente destinato ad insegnar loro come si sta al mondo.
Il solo fatto che un suddito del paese dove mangiano spaghetti si ritenga moralmente in diritto di impartire dettami a chicchessia è già sufficiente a destare in chi scrive una reazione piuttosto divertita. Il ridicolo come vocazione, si fa notare in altre sedi
Tanto basterebbe.
Poi c'è il fatto che le dieci righe del testo sono intrise di quell'islamofobia c'a'pummarola 'n coppa cui l'occidentalame toscano continua ad aggrapparsi con la stolidità che appartiene ai grandi, con i risultati che tutti conoscono.
Terzo, dopo aver statuito che imparare la lingua maggioritaria nello stato che occupa la penisola italiana "è fondamentale per potersi far comprendere e dimostrare volontà di integrazione", Giovanni Donzelli si fa comprendere  (e dimostra volontà di integrazione) affermando che il suo "partito" chiede anche un irrigidamento delle pene.
Io irrìgido, tu irrìgidi, egli irrìgida.
Irrigidato, irrigidare.
In ultimo, dicono le gazzette che il testo sarebbe stato tradotto anche in arabo.
Non si dispone di alcun dato che attesti la conoscenza della lingua araba da parte di Giovanni Donzelli, presumibilmente costretto a rivolgersi a qualche traduttore; chissà che poi in tipografia non gli abbiano fatto qualche scherzo anche stavolta.
L'altra possibilità è che abbia cercato soccorso presso il signor Google ed il suo più che incerto servizio di traduzione automatica. Chissà come se l'è cavata a rendere l'espressione "la donna non si tocca nemmeno con un fiore".
Qui occorre anche qualche precisazione.
Il "partito" di Giovanni Donzelli non ha mai nascosto ad alcun livello la propria simpatia per l'assetto autoritario che lo stato che occupa la penisola italiana assunse per oltre vent'anni nel XX secolo. All'epoca, il delitto d'onore godeva ampia approvazione sociale; quando roba del genere arrivava in tribunale, ammesso e non concesso che ci arrivasse, era sanzionata con pene lievi. Nell'assetto repubblicano, la situazione è rimasta sostanzialmente la stessa fino al 1981 e nessuna fonte fa pensare che il "partito" di Giovanni Donzelli o più in generale il suo areale di riferimento si siano particolarmente distinti per impegno su questo tema, magari chiedendo un irrigidamento delle pene.

L'idea di Donzelli sarebbe quella di prendere qualche risma di questa roba e di andare persino a distribuirla in giro.
Visti certi precedenti come quello in cui venne cacciato a schiaffi da un negozio sotto gli occhi delle televisioncine, c'è da credere che la cosa avrà poco séguito.

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