giovedì 30 maggio 2013

Firenze, elezioni universitarie 2013: Casaggì ha lanciato il quore oltre l'ostacholo



Maggio 2013 è passato, e sono passate anche le elezioni universitarie.
Gli "Studenti di centro destra" cui Casaggì si è aggregata hanno raccolto meno di settecento voti su cinquantacinquemila aventi diritto.
Casaggì, scrivevamo, ha lanciato il quore oltre l'ostacholo.
E qualcuno da oltre l'ostacolo glielo ha immediatamente rispedito indietro con un calcio.

martedì 28 maggio 2013

John McCain fa una passeggiatina in Siria



In AmeriKKKa un repubblicano non differisce in nulla dalla maggioranza della popolazione, la quale di solito non riesce a trovare sulla carta geografica i paesi che l'esercito statunitense ha aggredito e tantomeno le località che ha bombardato. Il web abbonda da troppo tempo di testimonianze di questo genere per doversi dilungare sulla materia.
Un radiogazzettino ha raccontato in tutta serietà il 28 maggio 2013 che uno di questi repubblicani sarebbe andato in Siria a conferire con "i capi dei ribelli".
Detta con più realismo, questo John McCain ha passato la sbarra di confine, e appoggiato all'altra sbarra ha incontrato un signor nessuno.
Questo signor nessuno vorrebbe armamenti pesanti, bombardamenti da alta quota contro l'esercito della Repubblica Araba di Siria e istituzione di no-fly zones.
Prima dell'ora dell'aperitivo, possibilmente.

mercoledì 22 maggio 2013

Emanuele Prevert, la tolleranzazzèro, i'ddegrado e l'insihurézza: dileggiarne uno per disprezzarne cento



Il 21 maggio 2013 a Firenze una persona dal comportamento evidentemente disturbato ha accoltellato un turista amriki in pieno centro.
Il cicaleccio gazzettiero negli ultimi tempi ha perso un po' di vigore perché a molti articoli che trattano di delitti più o meno efferati non è possibile aggiungere commenti. In parecchie redazioni devono essersi stancati di "moderare" ogni giorno le ciarle forcaiole dei sudditi e hanno delegato il compito al Libro dei Ceffi e ad altre sentine di mediocri dello stesso tipo.
Sul "Corriere Fiorentino" la notizia era invece commentabile, e questo è quello che vi compare a firma Emanueleprevert.
Esiste una schedatura a nome Emanuele Prevert sul Libro dei Ceffi, ed esiste un'altra schedatura su "Zero", un  qualcosa che dovrebbe servire a segnalare "eventi".
Secondo la schedatura su "Zero" dovrebbe esistere un Emanuele Prevert, 44 anni, da Firenze (FI).
TOLLERANZA ZERO PER I CLANDESTINI
21.05|21:11 emanueleprevert
SCANDALOSO ! UNA AGGRESSIONE ARMATA IN PIENO GIORNO IN PIAZZA DUOMO ! le politiche dell'accoglienza della sinistra ci costringeranno tra qualche anno a presidiare le nostre città con uomini armati, come accade oggi nelle metropoli del centro america. TOLLERANZA ZERO PER I CLANDESTINI E REVOCA DEI PERMESSI DI SOGGIORNO CON RIMPATRIO PER CHI DELINQUE .
La gazzetta spiega chiaramente che l'autore dell'aggressione viene da Bari, che fino a prova contraria è una località compresa nei confini dello stato che occupa la penisola italiana. Le possibilità sono due: o Emauele Prevert non sa leggere -e la cosa non stupirebbe, visto il livello subumano raggiunto dalle competenze della quasi totalità dei sudditi che bivaccano nella penisola italiana- o il clandestino verso cui si dovrebbe avere tolleranzazzèro (Emanuele si è dimenticato de i'ddegrado e della insihurézza) è lo statunitense aggredito.
Questo renderebbe plausibile e comprensibile lo sfogo di questo insignificante "occidentalista", che "le metropoli del centro America" deve averle viste al massimo alla televisioncina. E' d'altronde noto che gli extracomunitari nordamericani sono responsabili a Firenze di parecchio degrado e di parecchia insihurézza....

domenica 19 maggio 2013

Il Medio Oriente e la Repubblica Araba di Siria nel maggio 2013



11 maggio 2013. Attentato a Reyhanli, Repubblica di Turchia.

Traduzione da Conflicts Forum.

Nel corso degli ultimi giorni i mutamenti di orientamento strategico iniziati con gli attacchi sionisti alla Siria si sono ulteriormente consolidati. Gli sforzi di Netanyahu e di altri politici occidentali diretti a raffreddare la decisa reazione di Mosca non hanno portato ad alcun risultato; anzi, i russi hanno ulteriormente inasprito il loro atteggiamento. Lo stato sionista si trova a questo punto a dover affrontare la diretta messa in discussione del proprio tentativo di infilare la deliberata intrapresa di un'azione militare in Siria dietro a qualunque pretesto, che fosse il passaggio a Hezbollah di armamenti capaci di rovesciare l'equilibrio delle forze in campo o la vecchia scusa delle armi chimiche messa in piedi dalla propaganda. La situazione è questa: Putin ha promesso a Netanyahu una diretta rappresaglia per ogni altro ulteriore attacco alla Siria, e la scarsa chiarezza ostentata da Putin sul fatto che i missili superficie-aria S300 siano già operativi in Siria rappresenta un efficace deterrente non solo per gli attacchi diretti, ma anche per ogni ulteriore attacco aereo compiuto partendo dallo spazio aereo libanese, considerati i duecento chilometri di raggio dei missili S300. Putin si è limitato a sorridere quando Netanyahu gli ha fatto presente che lo stato sionista potrebbe distruggere i missili, fornendo a sionisti e statunitensi un buon motivo per rabbrividire. Nel caso il messaggio non fosse abbastanza chiaro, il comandante in capo della marina russa Viktor ha poi affermato che un gruppo di venti ufficiali servirà in permanenza la flotta russa nel Mediterraneo, una flotta di cinque o sei navi da guerra e probabilmente anche di sottomarini nucleari. Infine, il viceministro degli esteri russo si è incontrato con Sayyed Hassan Nassrallah e gli ha riferito che i Russi hanno sempre avuto una grande considerazione per Hezbollah, ne riconoscono il ruolo eccezionale e il diritto di liberare la propria terra. Si faccia un paragone con i toni meno che tiepidi usati dall'Unione Europea nei propri rapporti con Hezbollah. Hezbollah e la Siria poi hanno provveduto a rincarare la dose avvertendo che -per rappresaglia contro gli attacchi dei sionisti- d'ora in poi il fronte del Golan sarebbe entrato in movimento (una minaccia che almeno uno tra i più eminenti commentatori sionisti di questioni militari ha mostrato di prendere sul serio) e che Hezbollah avrebbe acquisito tramite la Siria armamenti in grado di influire sull'equilibrio delle forze. Tutto questo ha estrema importanza; se i sionisti ignoreranno gli ammonimenti di Putin ed attaccheranno un'altra volta, è difficile capire in che modo si potrà evitare l'intervento militare diretto di potenze straniere. Ci troveremmo davanti ad una guerra regionale. Se invece i sionisti accetteranno le nuove "regole del gioco" dettate dai russi, la cosa metterà completamente fuori questione ogni minaccia sionista nei confronti dell'Iran. Non esiste ragione per cui i russi non dovrebbero reagire allo stesso modo per inibire attacchi sionisti contro l'Iran. Il Presidente Obama, intanto, può lasciarsi andare ad un silenzioso sospiro di sollievo per il fatto che la credibilità delle minacce di Netanyahu contro l'Iran è stata indebolita, se si pensa che il potenziale emergere di un'alleanza militare russa, sia pure informale, potrebbe non ricevere in America un caldo benvenuto.

Continuano in Siria i progressi sul terreno delle forze governative. L'esercito sta tagliando le comunicazioni tra la zona di Homs e Hama e il loro retroterra e le catene logistiche libanesi; le vie di approvvigionamento a sud e ad est sono state colpite in profondità e le truppe governative stanno guadagnando terreno nella zona di Idlib e a nord. Di fatto, la maggior parte delle conquiste territoriali ottenute dall'opposizione nel corso degli ultimi due anni sono state riprese, o ridotte a sacche. Adesso, il Fronte di Al Nusra rappresenta il principale gruppo armato contro cui l'esercito siriano è impegnato in combattimento. Al di là della frontiera con la Turchia ci sono state due vaste esplosioni in villaggi alawiti favorevoli ad Assad, causa a loro volta di aggressioni di cittadini turchi a spese delle forze dell'opposizione siriana di base nel sud della Turchia. In aperta contraddizione con la linea ufficiale, un parlamentare turco ha ripreso il parere di alcuni ufficiali ed ha attribuito la responsabilità degli attentati al Fronte di Al Nusra.

L'opposizione siriana in esilio si è frammentata ancora di più dopo che i sauditi hanno cercato di mettere un limite all'offensiva diplomatica del Qatar e della Turchia, mettendo fine al predominio dei Fratelli Musulmani nella Coalizione Nazionale Siriana. L'Arabia Saudita ha inaugurato una coalizione con le opposizioni liberali e laiche, per cercare di imporre una lista di venticinque nomi emersi da una riunione delle componenti laiche e demoratiche che si è tenuta a Parigi due settimane fa. Per adesso, i sauditi hanno fallito nel minare il predominio del Qatar sulle strutture dell'opposizione politica formale. Gli Stati Uniti, ancora alle prese con il tentativo di contrastare militarmente Al Nusra, si muoveranno probabilmente con cautela nel rafforzare la fazione laica e liberale; secondo l'amministrazione statunitense essa non ha praticamente alcuna influenza sulle formazioni armate che ci sono sul terreno. In questo momento gli occidentali affidano le loro speranze al generale Idris, che ha poca o nessuna influenza, ed è l'esercito siriano regolare che, da solo, sta davvero combattendo contro Al Nusra. I paesi europei e gli Stati Uniti hanno cambiato atteggiamento e vogliono trattare con Damasco, ma si ostinano a non volersi abbassare a trattare con il Preisdente Assad, nonostante non si vedano alternative. Ancora più impellente è il fatto che nessuno di essi riesce a trovare negoziatori credibili nel campo dell'opposizione che siano in grado di mettersi al tavolo di una conferenza internazionale, o meglio, non si riescono a trovare capio dell'opposizione in grado di sedersi ad un tavolo e di impegnarsi in nome di questa o quella parte dell'opposizione armata nel caso si riesca ad arrivare ad un accordo di qualsiasi genere. Sono in molti a dubitare del fatto che la conferenza internazionale, ora prevista per il mese di giugno, potrà davvero svolgersi.

La spaccatura tra liberali e laici da una parte e islamici dall'altra in questo momento rispecchia la crescente ostilità che divide Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Giordania da una parte, e Turchia e Qatar dall'altra, e sta diventando una spaccatura sostanziale a livello regionale, un qualcosa che influenza le vicende politiche con particolare riferimento all'Egitto e al Nord Africa. Stiamo assistendo ad una frammentazione della politica in tutto il mondo sunnita; l'agone politico sta trasformandosi in antagonismi reciproci, in brusche interruzioni del dialogo che è l'unica via verso i compromessi, e in un sostenuto fuoco di fila verbale fatto di accuse e controaccuse. In altre parole la prospettiva di trovare un vero e proprio accordo, anche su questioni come le regole di base della democrazia, nei vari settori di società diversificate come quella egiziana sta man mano diventando qualche cosa di irrealizzabile. I gruppi faziosi, anche quelli che operano all'interno di una sola corrente in particolare, spesso si parlano senza intendersi. Sta diventando impossibile arrivare ad un minimo di accordo, il che significa che anche la democrazia sta probabilmente diventando di impossibile realizzazione. L'Egitto sembra trovarsi in una condizione di squilibrio dinamico: nessuno riesce, o sembra poter riuscire, ad occuparsi dei suoi problemi impellenti e lo schieramento laico e liberale non tollera il dialogo con lo schieramento opposto ed accusa i Fratelli Musulmani di "fascismo". Gli egiziani sono stanchi, affermano che è difficile che tutto questo porti a qualcosa di buono, eppure non sembrano aver voglia di fare alcunché per evitare la tragedia che si prospetta. Non esistono risposte semplici: difficilmente un intervento dell'esercito potrà avvenire con l'acquiescenza dei Fratelli Musulmani o con quel consenso da parte della popolazione in generale su cui poté contare nel 1953. Le tensioni interne all'Egitto si stanno riproducendo, in modo più o meno rilevante, in tutto il mondo sunnita, e al momento ci sono pochi segnali che fanno pensare che esista un pensiero articolato in proposito.

sabato 18 maggio 2013

Elezioni universitarie, maggio 2013. Casaggì Firenze lancia il quore oltre l'ostacholo



Nel maggio 2013 si tengono a Firenze delle consultazioni elettorali universitarie che i giovani e ben vestiti "occidentalisti" di Casaggì hanno dovuto affrontare in condizioni che il compiuto crollo dell'"occidentalismo" cittadino e la letterale dissoluzione per esso di ogni possibilità di azione sul piano della politica reale rendono facili da immaginare.
L'Università di Firenze non è ancora la copia di qualche mescita per sedicenti ricchi, e non ha similarità troppo strette con lo Hotel Mediterraneo. Sicché Casaggì e la sua propaganda non vi sono state accolte con troppa compostezza. Il che fa pensare che l'unica cosa che non ha subìto crolli di visibilità, ridimensionamenti o smantellamenti puri e semplici è l'impopolarità che la politica "occidentalista" riesce a destare a Firenze per il solo fatto di esistere e che è regolarmente destinata a sfociare in reazioni scomposte ed in episodi di aperta e manesca disapprovazione. Il fatto che gli "occidentalisti" possano azzardare iniziative pubbliche soltanto in ambienti presidiati in forze dalla gendarmeria è d'altronde uno dei più lodevoli aspetti della vita associata della città di Firenze.
L'immutabilità delle reazioni suscitate e il loro potenziale costo in meri termini di incolumità personale avrebbe portato qualunque altra organizzazione ad una profonda revisione di una pratica politica spettacolosamente indifendibile, anche soltanto per limitare danni e beffe al minimo indispensabile. Sicché, quella di Casaggì Firenze non può essere definita altro che perseveratio diabolica. Finiti i tempi delle affissioni abusive, Casaggì ha distribuito qualche risma di volantini come quello della foto, del quale abbiamo già trattato. Quando avranno finito di abbattere il muro dell'inefficenza, a Casaggì Firenze potranno provare a lanciare finalmente il quore oltre l'ostacholo, a tracciare il solcho con l'aratro e a difenderlo con la spada, a vivere il loro giorno da leoni meglio dei cento anni da pechora intanto che usano libro e moscetto con pari disinvoltura, come gli avanghuardisti moscettieri.

venerdì 17 maggio 2013

Le risate di Lina Masi e Socialismo Rivoluzionario


Soldati della Repubblica Islamica dell'Iran sfilano in parata davanti ai capi del sepāh-e pāsdārān-e enghelāb-e eslāmi
e alla Guida Suprema.


Non abbiamo la minima idea se esista o meno una Lina Masi corrispondente all'utenza di Google che ha lasciato questo commento al post in cui affermavamo che a Socialismo Rivoluzionario non piacciono le aggressioni alle donne del PD.
Lina Masi -o chi per essaslasho- ha rimosso il commento dopo qualche ora, ignaraslasho del fatto che una copia di ogni commento scritto su questo blog finisce in una casella di posta elettronica, dalla quale può essere ripresa con tutta calma e, se necessario, utilizzata per esporre laslashlo scrivente al pubblico ludibrio.
Google non è Socialismo Rivoluzionario, e dunque si è limitato a riferire che "Questo commento è stato eliminato dall'autore".
Dall'autore, non dall'autriceslashtore.
ahahaha davvero divertente ma d'altra parte io sono una donna dedita alla "compagnia femminile fidelizzata ed entusiasta".
Anzi sto metabolizzando le imposizioni della mia direzione A MAGGIORANZA FEMMINILE.
E parlo dell'ammmmore ogni we anzi se potessi ogni giorno .Parlo anche di filosofia, storia , biologia ecc essendo umana. Posso?
Sarebbe interessante ti esprimessi sull'accaduto LEALMENTE. Bugie e meschinità TROPPO FACILE SUL WEB NO?
Addirittura un libro contro di noi.
Perchè?
Davvero chiedo. Se siamo una setta che si autocelebra e va in campagna che senso ha spendere tanto tempo su noi?
Comunque sei uno spasso ahahaha
Lasciamo ridere tranquillaslasho Lina Masi.
Risus abundat.

giovedì 16 maggio 2013

A Firenze gli ambienti signorili e discreti del Grand Hotel Mediterraneo



15 settembre 2012, Convegno in ricordo di Oriana Fallaci.
15 settembre 2010, Convegno in ricordo di Oriana.
15 settembre 2009, Memorial Oriana Fallaci.
16 ottobre 2008, presentazione del "libro" di Oriana Fallaci Un cappello pieno di ciliegie.
15 settembre 2007, Memorial Oriana Fallaci.

Questo, per lo specifico di cui ci occupiamo in questa sede.
Poi c'è la tematica generale, di cui presentiamo solo qualche caso per non ridurre questo scritto ad un puntiglioso resoconto delle attività svolte dagli "occidentalisti" fiorentini.
...Totaro ha infine annunciato che domani [13 febbraio 2013, n.d.a.] Ignazio La Russa sarà in Toscana per un tour elettorale, "iniziando da Livorno e dalla caserma Vannucci dei paracadutisti della Folgore, per andare poi a Lucca e concludere la giornata a Firenze, all'hotel Mediterraneo". (Da Go News).

Torselli e Totaro
(PdL): “Preoccupante il clima di odio politico che si respira in città. Invitiamo le istituzioni a rompere il silenzio e le forze politiche di sinistra a non cercare vantaggi in questa situazione”
[...] Questo il commento del consigliere comunale del PdL Francesco Torselli e del Senatore Achille Totaro che, insieme, hanno organizzato per il prossimo lunedì 2 maggio [2011] un convegno all’Hotel Mediterraneo di Firenze, proprio in ricordo di Sergio Ramelli a 36 anni dal suo omicidio.

15 dicembre 2009. Oltre trecento persone hanno partecipato ieri sera a Firenze alla manifestazione organizzata dal senatore Achille Totaro, presso l'Hotel Mediterraneo...(Da PDL Senato)
Insieme ad una manciata di mescite costose, il Grand Hotel Mediterraneo è da molti anni una location ricorrente per iniziative "occidentaliste" di ogni genere, ivi comprese -secondo certe gazzette- le risse tra commensali.
Le gazzette del 16 maggio 2013 fanno pensare ancora una volta che difficilmente gli "occidentalisti" fiorentini avrebbero potuto trovare un ambiente maggiormente adatto a loro, e più autenticamente rappresentativo dei loro "valori".

martedì 14 maggio 2013

Conflicts Forum analizza le ripercussioni degli attacchi sionisti contro la Repubblica Araba di Siria



 Traduzione da Conflicts Forum.

Nel corso della settimana compresa fra il 3 e il 10 maggio 2013 ci siamo occupati principalmente di identificare quale razionalità sottenda agli attacchi dello stato sionista contro la Siria verificatisi venerdi e sabato, e di definirne le possibili conseguenze. Lo stato sionista ha affermato che gli attacchi erano diretti a far sì che Hezbollah non ottenesse armamenti strategici in grado di cambiare le regole del gioco. Nel corso degli ultimi anni che Hezbollah si stesse muovendo in questo senso è stato raccontato a tutto l'Occidente in più di un'occasione: si è parlato dei missili superficie-aria S300, poi dei Fateh 110, e alla fine di armi chimiche. I paesi occidentali l'hanno presa per buona e hanno quindi acconsentito al "diritto" accampato dai sionisti; d'altronde, il pretesto è di quelli che i sionisti sanno di difficile contestazione da parte dei paesi occidentali.
Ad una settimana di distanza, però, non ci sono prove sostanziali del fatto che gli armamenti destinati a Hezbollah siano stati effettivamente intercettati. E' vero che il centro di ricerca chiamato Jurmana, un sito ben conosciuto e reralizzato apposta per sopperire alle necessità di armi dei movimenti di resistenza in Libano e in Palestina, è stato attaccato domenica con dei missili di spettacolare effetto pirotecnico; tuttavia fonti di Hezbollah hanno informalmente asserito che una partita di armamenti "efficaci" gli era appena stata consegnata con successo. La cosa ha trovato riscontro anche presso esperti negli ambienti della stampa sionista.
Probabilmente in connessione con quanto successo, da venerdi in poi il Libano era stato soggetto a ripetuti voli a bassa quota da parte di aerei sionisti: come se i sionisti non fossero riusciti a colpire il loro obiettivo primario, stessero comunque cercando di localizzare il carico ma avessero fallito nel fermarlo. Questo se Hezbollah sta riferendo con esattezza, cosa che è probabile. E' piuttosto verosimile, comunque, che lo stato sionista sia entrato in possesso di qualche informazione incompleta su un trasferimento di armamenti a Hezbollah, e che poi i suoi portavoce l'abbiano presentata nel corso del loro giro propagandistico in Europa come pezza d'appoggio per gli attacchi.
Adesso che si è posata la polvere, pare che le perdite a Damasco siano state molto, molto inferiori di quanto preteso dalle fonti dell'opposizione -L'esercito siriano è un esercito di leva; perdite dell'ampiezza di quelle denunciate non possono essere realisticamente tenute nascoste alla popolazione in generale- e che l'attacco non abbia sortito alcun risultato strategico dal punto di vista militare. Hezbollah è già armato di tutto punto e i servizi sionisti già da qualche tempo vanno dicendo che i missili Fateh 110 facciano parte del suo arsenale.
Tutto questo fa pensare che l'attacco abbia avuto più motivazioni politiche che motivazioni oggettive. Che cosa volevano ottenere i sionisti, allora? In Medio Oriente si pensa che vi siano due possibilità. La prima ha a che fare con la tempistica; l'attacco è arrivato in un momento in cui l'esercito siriano sta guadagnando terreno in modo significativo a spese dell'opposizione armata. Ci sono alcune voci prive di riscontro secondo le quali l'attacco sionista su Damasco, condotto in modo molto visibile e in stile shock and awe, possa esser stato ideato per schioccare le dita all'opposizione e per facilitare un suo attacco entro Damasco appena prima dell'incontro moscovita di Kerry e Putin; se l'attacco ci fosse stato e avesse avuto successo, avrebbe messo in mano all'opposizione delle buone carte da far valere in quella circostanza. A nostro modo di vedere è più probabile che tutta la faccenda sia stata messa in piedi per sostenere la corrente di opinioni interna agli Stati Uniti che è già favorevole ad un più diretto intervento in Siria. Lo stato sionista ha di sicuro calcolato -e ha calcolato bene- che poteva anche consentirsi una simile azione dimostrativa in Siria senza che ne scaturisse una guerra; se gli interventisti avessero successo nello spingere Obama ad ignorare la sua stessa "linea rossa" sulla questione siriana grazie a questo precedente, si troverebbero in una posizione più forte per fare la stessa cosa nel caso di un intervento in Iran.

Le ripercussioni strategiche degli attacchi sionisti hanno cambiato la sostanza del conflitto siriano, che da guerra limitata e a breve raggio combattuta all'interno della Siria si è trasformata in un conflitto in cui le parti esterne (i sionisti, l'Iran, Hezbollah e la Russia) sono ad un passo dall'intervento militare diretto nel conflitto. Questo è il risultato dei tre attacchi sionisti verificatisi fino ad oggi, e della prospettiva che lo stato sionista pensi di realizzare un quarto attacco. Detto in altre parole, l'aggressione sionista mette tutti dinanzi all'accresciuto rischio di un'ecalation del conflitto siriano verso un conflitto regionale più ampio.
Fra le conseguenze degli attacchi di domenica, fonti sioniste e anche di altra provenienza (si legga anche qui) riferiscono della reazione aspramente contraria del Presidente Putin alla notizia dell'attacco. Pare che Putin abbia direttamente ammonito Nethanyahu sul fatto che la Russia non tollererà altri attacchi contro la Siria e che ogni altra mossa di questo tipo porterà ad una reazione diretta da parte di Mosca, oltre al trasferimento di altri sistemi d'arma russi in Siria. Nello stato sionista dicono anche chee Nethanyahu avrebbe ricevuto una fredda accoglienza in Cina nel corso della visita che vi ha compiuto alcuni giorni dopo, ma che la cosa non si è spinta fino alla lavata di capo che gli è stata riservata a Mosca. La Guida Suprema della Repubblica Islamica dell'Iran ha promesso "pieno ed illimitato appoggio" alla Siria, mentre il capo di Hezbollah Seyyed Hassan Nassrallah ha parlato di un ulteriore restringimento dei legami con la Siria e della decisione siriana, conseguente a questo, di accelerare la fornitura di armi a Hezbollah, cui dovrebbero andare anche armamenti in grado di cambiare gli equilibri sul terreno; una diretta sfida ai sionisti. Il leader di Hezbollah ha anche fermamente ribadito la decisione siriana di reclamare il Golan, quale ulteriore ripercussione degli attacchi sionisti. Siamo sull'orlo di una guerra? A questo punto, probabilmente non lo siamo ancora. Gli sforzi che la politica -statunitense e non- ha compiuto per costringere Obama all'angolo e ad intervenire in Siria a causa del presunto superamento della sua "linea rossa" basata sull'uso di armi chimiche sono arrivati ad un punto morto: come ha spiegato Obama, "Ci sono le prove che armi chimiche in Siria siano state davvero utilizzate, ma io non prendo delle decisioni sulla base del sentito dire. E non posso organizzare una coalizione internazionale sulla base di un sentito dire. Ci abbiamo provato già in passato, e le cose non sono andate bene". Le prove, invece, non ci sono; il giudice del tribunale penale internazionale Carla del Ponte ha emesso una dichiarazione in cui si afferma che c'è il fondato sospetto che del gas nervino sarin sia stato sì utilizzato, ma da parte dell'opposizione più che dal governo. Questo ha consentito ad Obama di buttare la questione tra le more di una approfondita (e lunga) indagine. Conflicts Forum pensa che Obama, che ha in mente il proprio retaggio storico, sia ancora attaccato al desiderio di essere storicamente considerato come l'uomo che fece uscire gli Stati Uniti dalle proprie controproducenti avventure belliche in Medio Oriente piuttosto che come colui che ne intraprese persino delle altre. Secondo fonti iraniane, il messaggio che è passato all'Iran, alla Siria e alla Russia all'indomani degli attacchi sionisti è che gli Stati Uniti non stanno per intervenire militarmente. Anche lo stato sionista, di conseguenza, è stato costretto ad allagare gli uffici stampa di dichiarazioni secondo le quali anch'esso non stava per iniziare una guerra.

Tutto questo quale importanza ha per la Siria? Da tutto questo la Siria esce rafforzata e maggiormente fiduciosa nelle proprie posizioni, sia dal punto di vista militare che dal punto di vista politico. Ci sono commenti recenti di un ufficiale superiore siriano a dimostrarlo. Nel prossimo futuro al centro dell'attenzione sarà la questione dei possibili negoziati da svolgere in una conferenza internazionale da tenersi alla fine di maggio. Dal punto di vista politico sono stati gli Stati Uniti ad ammiccare per primi; è stata l'AmeriKKKa ad avvicinarsi alle posizioni russe (come quella che non prevede le dimissioni di Assad come requisito di base) mentre la Siria, l'Iran e Hezbollah negli ultimi giorni hanno mostrato pubblicamente l'irrobustimento del loro fronte di resistenza.
L'Occidente riuscirà a tener fede agli impegni presi con gli accordi di Mosca, presentando un negoziatore credibile e forte come rappresentante dell'opposizione siriana? I russi hanno rapporti tali con Damasco da escludere questa difficoltà. Nel frattempo è possibile che l'esercito della Repubblica Araba di Siria consegua ulteriori successi sul campo. Pare che la cosa non contrarierebbe gli Stati Uniti, segnalando forse l'inizio di un grosso mutamento nel pensiero statunitense. Dai colloqui di Mosca infatti giungono voci secondo le quali il principale obiettivo degli statunitensi a Mosca è diventato quello di mantenere la saldezza dell'esercito siriano, sia pure sotto il comando di Assad. Sembra in fin dei conti che gli Stati Uniti abbiano detto addio alla speranza, se mai esistita come tale al di là della forma che può assumere un pio desiderio, di coltivare un'opposizione in grado di eliminare i gruppi islamici armati -o per lo meno di manifestare l'intenzione di farlo- con particolare riguardo al Fronte di Al Nusra, collegato ad AlQaeda. A questo punto, gli Stati Uniti sembrano aver fatto proprio il punto di vista secondo il quale l'esercito siriano rappresenta l'unica forza capace di sradicare AlQaeda dalla Siria, e che per giunta sta avendo successo nel farlo. Nessun cessate il fuoco, allora? L'esercito siriano continuerà gli attacchi contro l'opposizione islamica mentre si avrà cura di invitare ai negoziati l'opposizione non jihadista? Si tratta di una prospettiva verosimile? I cosiddetti laici accetteranno questa divisione? Gli statunitensi stanno già preparando l'opposizione a partecipare ai negoziati, ma l'opposizione laica accetterà di trattare, mentre l'esercito siriano vince sul campo contro il Fronte di Al Nusra? Si terrà mai la conferenza di pace?
Che fare, nel caso essa non si tenga?

venerdì 10 maggio 2013

In attesa delle elezioni universitarie del 2013, Casaggì Firenze ottiene un'importante vittoria contro l'ortografia


Nella primavera del 2013 la politica "occidentalista" a Firenze paga lo scotto della abietta ed incompetente idiozia che ha per anni rovesciato sulla città con ogni mezzo a disposizione. Chiuse le gazzette, imposti d'autorità grossi mutamenti di registro a certe emittenti radiofoniche, minati nella base dal comportamento e dalla linea politica sostanzialmente identici tenuti dai loro sedicenti avversari, gli "occidentalisti" di tutti i livelli sono confinati al Libro dei Ceffi e ai pochissimi contesti pubblici in cui la loro presenza è tollerata.
Le proposte insostenibili e gli esiti ridicoli di certe battaglie hanno messo all'angolo anche i giovani "occidentalisti" di Casaggì Firenze.
Finiti i tempi della colla da parati, i giovani "occidentalisti" di Casaggì sono ridotti a prendere a picconate un'università in effigie; un gesto poco riconoscente verso una istituzione talmente benevola ed accogliente nei loro confronti che molti "occidentalisti" (dalla giovinezza prodigiosamente lunga) trovano il modo di accasarvisi fino a trentacinque anni compiuti, ovviamente senza conseguire alcun titolo accademico.
Tra pochi giorni si dovrebbe tenere una consultazione elettorale universitaria. In attesa di conoscerne gli esiti possiamo notare che Casaggì Firenze ha vinto almeno la battaglia contro l'ortografia: ne fa fede l'inefficenza visibile a destra nell'immagine. A sinistra invece c'è i'ddegràdo, scritto correttamente.
Manca solo l'insihurézza.
C'è da chiedersi se i simpatizzanti universitari di Casaggì Firenze sarebbero propensi ad affrontare a colpi di piccone anche un internato in neurochirurgia; quello che abbiamo visto fino ad oggi non vieta affatto di considerarlo probabile.


Aggiornamento dell'11 maggio 2013. Secondo le gazzette il radicale e spicciativo metodo di problem solving prescelto e proposto da Casaggì avrebbe conosciuto un successo di pubblico istantaneo.
Aggiornamento del 16 maggio 2013. Faustpatrone fa correttamente notare che la propaganda di Casaggì mostra un giovane armato di mazza, non di piccone, per cui lo slogan corretto dovrebbe essere "Ogni voto una mazzata". In molti dialetti della penisola, il vocabolo mazzata assume il significato generico di percossa. E secondo le gazzette, proprio di percosse Casaggì Firenze avrebbe fatto il pieno, durante una delle proprie iniziative propagandistiche tenute all'Università.
Nel complesso è andata più che bene. Se invece che a mazzate intese in senso lato Casaggì fosse stata accolta a picconate in senso stretto, le conseguenze sarebbero state senza misura peggiori.

martedì 7 maggio 2013

Giulia Camerra, Avaaz e la televisione danese


Avaaz è un'organizzazione seria.
E siccome è un'organizzazione seria, Avaaz agisce in modo efficiente e costruttivo per la propaganda delle buone cause. In alcuni campi la sua efficacia è indiscutibile, per esempio quando c'è da permettere a chiunque di avallare con la propria firma guerre di aggressione e bombardamenti preventivi.
In Altri casi Avaaz annaspa. Detto altrimenti, va bene bombardare la Libia, e va bene anche aggredire la Siria, sempre in nome dei "diritti umani" e soprattutto in un momento di fiacca, come questo, in cui tanti gazzettieri faticano a mettere insieme il pranzo con la cena solo perché a Tehran scarseggiano le vergini da violentare prima dell'impiccagione.
Però ci sono dei limiti.
Far firmare al Gabibbo o a Ernst Kaltenbrunner una petizione in cui si chiede l'abolizione della luce rossa dei semafori, supera questi limiti. Avaaz è un'organizzazione seria, ma seria davvero. E siccome è seria davvero, non può accettare firme da personaggi famosi come il Peo Marameo.
Gli scritti in cui dileggiamo Avaaz sono dello scorso anno. A distanza di mesi su iononstoconoriana.blogspot.com appare un commento lasciato da chissà chi usando un account di Google, proprio in calce ad uno di essi.
La sedicente Giulia Camerra scrive
Ciao a tutti!
Approfitto di questo bell'articolo per farvi sapere della mia petizione.
Il mio account Facebook è stato momentaneamente bloccato a causa della mia petizione.
Aiutami a diffonderla firmandola e condividendola!
Dobbiamo impedire che la tv continui a trasmettere messaggi così meschini!!
Unendo le nostre forze possiamo davvero fare la differenza!
Clicca qui per saperne di più e per firmare:
http://www.avaaz.org/it/petition/Impedire_che_il_programma_televisivo_danese_Blachman_vada_ancora_in_onda/?launch
Il tono gioioso e familiare del registro linguistico usato e soprattutto la denuncia dell'insopportabile bavaglio al libero sentire democratico rappresentato dal blocco della sua autoschedatura sul Libro dei Ceffi ci hanno convinto più di ogni altra cosa ad aiutare Giulia Camerra.
La sua petizione affinché un programma televisivo danese venga tolto dal palinsesto ha immediatamente guadagnato le firme di Francesco Forgione, frate cappuccino, sacerdote e santo della Chiesa cattolica, e di Mario Carità, responsabile del reparto servizi speciali della novantaduesima legione della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale.
Se Avaaz non funziona, si provi con qualche missile balistico a lungo raggio; dallo stato sionista si arriva nel Regno di Danimarca in meno di quattro ore.

sabato 4 maggio 2013

3 maggio. L'UNESCO e la giornata per la libertà di stampa


L'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura è un'istituzione intergovernativa che intraprende iniziative a tutti i livelli.
Secondo l'obiettiva definizione di Miguel Martinez Firenze è un luogo di cui si costruiscono le fortune commerciali usando le ossa dei trisavoli come appendiabiti per stracci di moda, e in un contesto del genere le iniziative dell'UNESCO non possono che svolgersi in a fashionable way. Negli ultimi tempi a Firenze sono fashion i carretti da gelataio, cui si vorrebbe affidare la salvezza economica di interi scali aeroportuali, sicché l'UNESCO ha pensato di usarli per mandare in giro i propri attivisti a combattere i'ddegrado.
A livello mondiale l'UNESCO agisce in modo altrettanto logico e costruttivo, combattendo la prevaricazione e l'oppressione perpetrate dai regimi più truci con la promozione, il 3 maggio di ogni anno, della giornata della "libertà di stampa".
Di recente si è aggiunta anche la promozione della "sicurezza del gazzettiere", con la sihurézza a fare il paio con i'ddegràdo di cui sopra.
C'è da chiedersi se i risultati più concreti di questo darsi da fare non siano quelli documentati dall'immagine, che ritrae la pubblicità di un rotocalco andato nelle edicole della penisola italiana proprio all'inizio del maggio 2013.
Tra i titoli di copertina troviamo quanto segue.
Esclusivo. "Sarah in un tema aveva previsto la sua orribile fine"
Yara. "Ecco gli abiti che indossava quando fu uccisa. Sono strappati: ha lottato con forza!"
Erika e Omar. Lei scrive a un'amica "buona festa della mamma". Lui piange sulla tomba delle sue vittime.
...Un giorno lessi come due persone a pranzo in un ristorante udirono un gran clamore che veniva da fuori. Due individui ne stavano picchiando un terzo. I due avventori ne furono indignati e non potendo restare passivi di fronte a una simile vigliaccheria uscirono per difendere la vittima da una tale brutalità. Mentre si avvicinavano, sentirono dire dalla folla intorno:
“E un giornalista quello che stanno picchiando”.
“Ah, un giornalista...”, e tornarono tranquillamente a finire il loro pranzo.
La cosa accadde ai tempi di Turgenev, ed è lui che racconta questa storia.

Tchesslav Tchechovitch, Tu l'amerai - Ricordi di G.I. Gurdjieff, Roma 2004.

   

venerdì 3 maggio 2013

La situazione sul terreno nella Repubblica Araba di Siria alla fine di aprile 2013 secondo Conflicts Forum



Traduzione da Conflicts Forum.

20-26 aprile 2013

In Siria l'esercito governativo ha compiuto nelle scorse settimane significativi progressi. I governativi erano già riusciti a interrompere i preparativi dell'opposizione per un progettato attacco a Damasco grazie da una brillante serie di attacchi, che con ogni evidenza hanno tratto vantaggio da un buon lavoro di intelligence.
Negli ultimi giorni l'esercito ha intrapreso una serie di operazioni in grande stile per interrompere il traffico e le vie di rifornimento dell'opposizione siriana che dal Libano arrivavano ad esponenti dell'opposizione attibvi nella zona di Homs e di Hama, e qualcosa di simile è stato fatto anche per interrompere le linee che dalla Giordania arrivavano ai sobborghi di Damasco. A tutto questo si deve aggiungere il fatto che la riunione degli "Amici della Siria" ad Istanbul si è rivelata una squallida faccenda, chiusa dal depresso ed emotivo discorso con cui il disilluso Moaz al Khatib, che si pensa stia cercando di tornare in Siria nello sforzo di guadagnare consensi ad una soluzione negoziata del conflitto operando dall'interno del paese, rassegnava le proprie dimissioni.
Le gazzette hanno riferito dell'ottimismo che questi eventi hanno causato, e che è vidente nei circoli governativi di Damasco. I funzionari del governo siriano pensano che la più grande minaccia armata a livello strategico rivolta contro la Siria possa essere resa inoffensiva, anche se non si spingono fino al punto di sostenere che questo porterebbe alla fine degli scontri in Siria e nelle città siriane. A Damasco è cosa nota che fin quando arriveranno finanziamenti, e fino a quando i sostenitori stranieri resteranno fermi nel loro proposito, gli attacchi del tipo mordi e fuggi non cesseranno. Inoltre, nonostante i successi militari dell'esercito regolare, è chiaro che una soluzione politica al conflitto è ancora difficile da raggiungere; gli ufficiali siriani sanno che le forze di sicurezza devono ancora affrontare il difficile compito di rendere sicura Idlib, e che questo è quello che le attende dopo la conclusione della battaglia di Qusayr che è attualmente in corso.

La comunità internazionale è stata distolta da questo mutare della situazione sul terreno e dai problemi dell'opposizione in esilio dalle rinnovate affermazioni sul conto delle armi chimiche che l'esercito governativo starebbe utilizzando. In questo caso particolare è stato un ufficiale superiore dei servizi segreti militari dello stato sionista ad affermare che sarebbe stato usato del gas sarin; gli ha fatto eco il Segretario di Stato Kerry, che ha negato il fatto che esistano prove a questo riguardo. Le affermazioni di Kerry sono state a loro volta sommerse da un mucchio di cose dal nome ambiguo: "valutazioni" piene di "può essere", di "probabilmente", di "resoconti" in cui c'è scritto che in Siria "possono" esser stati usati aggressivi chimici, ma che ancora non se ne aveva la minima prova. I sionisti si sono giustificati dicendo che non stavano cercando di servire una polpetta avvelenata al Segretario di Stato Hagel in occasione di un suo viaggio nello stato sionista, e che si è trattato soltanto di una svista da parte dell'ufficiale dei servizi, che ha dato in pasto al pubblico una "valutazione" priva di riscontri, e che dunque non era ancora stata passata al Segretario alla Difesa statunitense, che non ne sarebbe stato al corrente.
Secondo altri questo incidente -e al giorno d'oggi è un caso che si ripete spesso- avrebbe più a che fare con l'Iran che non con la prospettiva di un intervento militare in Siria -una materia che nello stato sionista suscita reazioni molto contrastanti. Sembra abbastanza probabile che la faccenda sia stata messa in piedi per mettere alla prova la filosofia della "linea rossa" adottata dal Presidente Obama, e per incanalare le reazioni statunitensi in modo che Obama fissi una "linea rossa" anche per l'Iran, in particolare la sua acquisizione di armamenti nucleari. Se la linea rossa adottata da Obama per la Siria (l'utilizzo di armi chimiche) risultasse in qualche modo accomodabile, i sionisti sarebbero portati a considerare la sua linea rossa sull'Iran altrettanto inattendibile, e farebbero in modo che dall'interno degli ambienti governativi statunitensi si faccia pressione su Obama affinché adotti provvedimenti più fermi contro l'Iran, che è quello che i sionisti vogliono.
Si noti che il sarin non è un'arma chimica a tutti gli effetti: è un gas paralizzante la cui produzione non richiede tecnologie sofisticate perché può essere prodotto da qualsiasi studente di chimica delle superiori cercando le istruzioni su internet. Le componenti che non si riuscissero a trovare possono essere sostituite da dei surrogati senza che l'efficacia del preparato ne risenta seriamente.
Soprattutto, è il caso di notare che quanti osservano scientificamente le "prove" citate dal mainstream occidentale sostengono apertamente di esserne poco convinti.

E' stato pubblicato qualche articolo (si veda qui) che riferisce di crescenti tensioni politiche nel Golfo Persico in cui troviamo alti principi sauditi e attivisti politici in Kuwait. Tutti gli articoli concordano in un modo o nell'altro sulla stessa cosa. Se il montante scontento popolare non incontrerà alcuna efficace risposta da parte dell'intelligencija locale, i paesi del Golfo non saranno in grado di rispondere ad esso e non potranno fare altro che arrestare e imprigionare chiunque esprima qualche critica, senza stare a guardare se quanti si lamentano stanno facendo opposizione o se hanno l'intenzione di rovesciare lo stato.
L'insurrezione sunnita radicale che sta combattendo contro l'influenza dell'Iran e degli sciiti sta proseguendo con una serie di attacchi compiuti in Iraq da gruppi vicini ad al Nusra, che si riconoscono nello Stato Islamico in Iraq e che sono particolarmente forti vicino alla frontiera siriana, a Baghdad, e stanno cercando di espandersi anche in Libano adesso che al Nusra ha annunciato l'intenzione di intraprendere azioni armate contro Hezbollah.
Nelle zone di confine del libano vicino a Qusayr il conflitto diretto è in pratica già cominciato.