venerdì 30 marzo 2012

Un anno di guerra in Siria: Assad resta al suo posto anche per la Lega Araba



C'è voluto un anno di guerra e di morte con il solito e pianificato accompagnamento di menzogne a piene mani prima che i cialtroni che l'avevano messa in piedi arrivassero ad ammettere il risultato fallimentare dell'operazione di "regime change" che doveva rovesciare il governo Assad.
Male iniziata e peggio condotta fin dal suo primo abbozzo, l'applicazione in terra siriana di una ricetta libica già stolta per proprio conto si è scontrata con fatti che non coincidono con le teorie, fin quando l'evidenza della situazione è diventata tale che, con soli dodici mesi di ritardo, ha dovuto prenderne atto perfino il gazzettaio "occidentale". Fa eccezione come al solito quello diffuso nello stato che occupa la penisola italiana, che continua allegramente a sciorinare le "atrocità del regime" dando ad intendere che Bashar Assad si sia alzato una mattina e abbia deciso di radere al suolo mezzo paese solo per vedere come se la cavavano i suoi reparti corazzati.
Dopo averlo disconosciuto, espulso e colmato di anatemi, e dopo averne vaticinato per un anno intero l'imminente caduta (con le monarchie del Golfo in prima linea in ogni senso), la Lega Araba ha fatto una plateale marcia indietro, rinunciando non soltanto ad invocare un'aggressione militare contro la Repubblica Araba di Siria, ma anche a chiedere le dimissioni di Bashar Assad.
Su Bashar Assad si è concentrato in tutto questo tempo il fuoco di fila dell'occidentalame e della propaganda, che sarebbe arrivata a raschiare le e-mail personali del Presidente senza trovare nulla che andasse al di là del pettegolezzo. In un panorama mediatico che dei pettegolezzi e di giovani donne poco vestite ha fatto la colonna portante dei contenuti diffusi, non sono riusciti a mettere insieme neanche il materiale che bastava per due giorni in edicola, tuttavia i "valori" veicolati dalle gazzettine hanno una presa tale, sull'autoreferenziale mondo della politica "occidentalista", che si è seriamente pensato di poter influire sulla situazione vietando all'alta borghesia siriana di recarsi in Europa a fare shopping.
L'abbaiare del gazzettame "occidentalista", che riceve solitamente la curiosa definizione di "informazione libera", non deve aver colpito più che tanto né il Presidente, né la maggioranza popolare che continua nonostante tutto a sostenerlo.
Syrian Free Press network è un sito che afferma di pubblicare "Stampa libera siriana, non censurata dai mass media sionisti e occidentali". Ne traduciamo l'articolo che segue, pubblicato dallo Independent in un sorprendente accesso di resipiscenza e di concretezza. La sottomissione al principio di realtà della gazzetta britannica non soltanto si spinge allo scoperto riconoscimento delle intromissioni straniere negli affari siriani, ma arriva addirittura ad indicare Bashar Assad con il titolo che gli è proprio, invece che con vocaboli come "dittatore", "tiranno" o "rais". Un mutamento linguistico rivelatore anch'esso.
Vale la pena di sottolineare come, dando ancora una volta prova della lungimiranza e della profonda conoscenza della geopolitica che da sempre ne contraddistinguono le iniziative, nella penisola italiana soltanto la ininfluente setta chiamata Socialismo Rivoluzionario abbia pensato di scendere in piazza in favore della "opposizione siriana"...


Patrick Cockburn - Il tentativo di rovesciare il Presidente Assad è fallito

L'embargo sui viaggi decretato dalla UE è servito soltanto a mostrare quanto impotenti siano i paesi terzi nel gestire i rapporti con la Siria.

I tentativi di rovesciare il presidente Bashar Assad ed il suo governo, durati un intero anno, sono falliti. Due o tre mesi fa pareva che il successo fosse vicino perché gli insorti si erano impadroniti di interi quartieri in città come Homs e Deir Ez Zor. Si discuteva di no fly zone e di intervento militare straniero.
Dure sanzioni economiche erano state rovesciate sulla Siria, già alle prese con un'economia traballante. Non c'era giorno che non si leggesse di ulteriori pressioni su Assad e pareva che ogni cosa si stesse disponendo in favore di un cambio di leadership a Damasco.
Nulla di tutto questo è successo. In Siria non finirà come in Libia. L'ultima iniziativa a livello internazionale è stato il divieto, decretato dall'Unione Europea contro la moglie e contro la madre di Assad, di recarsi nei paesi della UE (anche se la moglie Asma, cittadina britannica, può comunque recarsi nel Regno Unito). Iniziativa tra le più inutili, in una ridda di iniziative inutili. William Hague del Ministero degli Esteri ripete che questo non fa che far crescere le pressioni sul governo siriano, ma in concreto cose del genere risultano invece alleviarle. Impedire ad Asma di fare shopping a Roma o a Parigi dando per scontato che essa abbia mai desiderato recarvisi non fa altro che mostrare fino a che punto gli Stati Uniti, l'Unione Europea ed i loro alleati mediorientali stiano finendo le alternative a disposizione per regolare le loro questioni con Damasco.
"Nessuno sta parlando di operazioni militari", ha detto la scorsa settimana il Segretario Genrale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon. I ribelli del Libero Esercito Siriano sono stati cacciati dalle loro roccaforti nella centrale città di Homs, nella provincia settentrionale di Idlib e, più di recente, da Deir Ez Zor che è nell'est del paese. Martedi scorso i soldati siriani sono entrati da quattro diverse direzioni, con l'appoggio di carri armati, nella città di Deir Ez Zor che è lontana una sessantina di chilometri dal confine iracheno. I ribelli hanno dovuto cedere il campo e rifugiarsi in abitazioni ed appartamenti dopo un breve scontro a fuoco e questa sconfitta potrebbe rendere più difficile introdurre armi dalla confinate provincia irachena sunnita di Anbar. La veloce avanzata dell'esercito regolare a Deir Ez Zor contrasta con l'assedio del quartiere Baba Amr di Homs, che si è protratto per mesi, ha causato la morte violenta di centinaia di persone ed ha ridotto la zona in macerie. L'Arabia Saudita ed il Qatar hanno scopertamente affermato che avrebbero fornito armi ai ribelli, ma ci sono pochi segni che lo stiano facendo sul serio.
Cos'è stato ad andare storto per i fautori del regime change? In linea di massima hanno sovrastimato le loro risorse ed hanno creduto troppo alla loro stessa propaganda. da gennaio in avanti non hanno fatto altro che invocare un intervento militare internazionale, o almeno che la prospettiva di esso diventasse una minaccia credibile. Ma l'intervento militare è uscito dalle possibilità il quattro febbraio, quando Russia e Cina hanno messo il veto ad una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sostenuta dalla Lega Araba, in cui si ingiungeva ad Assad di fare un passo indietro. Il precedente del rovesciamento di Gheddafi perpetrato dagli Stati Uniti, dalla Unione Europea e dai paesi del Golfo, applicato alla Siria si è rivelato un fallimento.
Rivoluzionari e controrivoluzionari di ogni epoca hanno fatto esperienze simili. Quella che in un paese si rivela un'operazione di successo si rivela la perfetta ricetta di un disastro quando viene messa in pratica in un altro. E persino quanto successo in Libia non è stato ben compreso. Secondo il canale televisivo Al Jazeera eroici miliziani, che a volte sono stati eroici sul serio, sono riusciti a rovesciare un tiranno. Nella realtà il successo sul campo lo hanno dovuto pressoché per intero agli attacchi aerei della NATO. I miliziani libici erano una forza da rastrellamento che prendeva possesso del territorio dopo che gli attacchi aerei avevano ripulito la zona (la stessa prassi seguita in Afghanistan nel 2001 e nel Kurdistan iracheno nel 2003).
In Siria le cose stanno in modo molto diverso. Il governo ha un nucleo ben radicato che è costituito dalla comunità alawita, ha forze armate e servizi potenti. Le defezioni messe in atto dagli alti gradi dell'esercito o da intere unità sono state poche. Quanti sono rimasti fedeli al governo si sono accorti del fatto che non hanno altra possibilità che quella di combattere fino alla fine e sono piuttosto propensi a far fuori chiunque si metta sulla loro strada. Le sanzioni economiche non costituiscono una preoccupazione per i sostenitori di Assad perché una dittatura può sempre esercitare un controllo d'imperio sulle risorse, quando queste scarseggiano. Assad ha già perso il sostegno della maggior parte degli uomini d'affari siriani. Allo stato attuale delle cose, la militarizzazione del conflitto non rappresenta una minaccia per il governo; più che altro è un fattore di irritazione, anche se le cose potrebbero cambiare nel caso le operazioni della guerriglia aumentassero di portata e di intensità.
Nella seconda metà dello scorso anno è sembrato che Assad dovesse vedersela con una coalizione internazionale pronta a tutto. Una coalizione che comprendeva l'Arabia Saudita ed il Qatar, gli Stati Uniti, l'Unione Europea e la Turchia. In conclusione è venuto fuori che tutti erano favorevoli al fatto che qualcuno facesse qualcosa per detronizzarlo... purché fosse appunto qualcun altro a prendere l'iniziativa. Si parlava di "rifugi sicuri" in Giordania o alla frontiera turca, ma né la Giordania né la Turchia hanno mostrato alcun entusiasmo per un'iniziativa che le avrebbe immediatamente spinte alla guerra aperta con la Siria. Re Abdallah di Giordania ha detto che non aveva nulla contro i "rifugi sicuri", purché essi si trovassero ben lontani dal territorio giordano. E la Turchia ha raffreddato gli entusiasmi quando è stato chiaro che il paese sarebbe rimasto coinvolto in un conflitto regionale tra sciiti e sunniti, e che l'Iran si sarebbe rivalso sulla Turchia in difesa dell'alleato siriano.
I manifestanti siriani hanno fatto tutto quanto era in loro potere per dare l'impressione che quanto successo in Libia avrebbe potuto succedere anche in Siria. Adesso vengono criticati per le loro divisioni e perché manca loro una leadership, ma è probabile che si siano resi conto di non avere scelta. L'insurrezione era cominciata tra le classi più povere del popolo siriano e si era diffusa alle classi medie nel corso dell'estate. Tuttavia l'uso dei cecchini e delle squadre della morte da parte del governo ha reso molto pericolose le proteste di strada, che negli ultimi mesi hanno visto decrescere il numero dei partecipanti: uno degli aspetti positivi dell'intervento degli osservatori della Lega Araba è stato il fatto che con loro le dimostrazioni di piazza sono ricominciate. Adesso, a volte i manifestanti agitano rami d'ulivo e scandiscono "pace, pace".
La militarizzazione del movimento di protesta e il crescente settarismo non hanno fatto che rinforzare il governo. Il settarismo non soltanto indebolisce l'opposizione interna al paese, ma è capace di seminare divisione anche nella coalizione che agisce dall'estero. In un anno in cui si tengono le elezioni presidenziali, gli elettori statunitensi non si interessano molto a chi governa in Siria, ma si interessano molto di Al Qaeda.
Uno dei temi ricorrenti per la campagna presidenziale di Barack Obama sarà dato dalla considerazione che è stata la sua amministrazione ad uccidere Osama Bin Laden e a concentrarsi, a differenza di quanto fatto dal Presidente Bush, sull'eliminazione di quanti avevano perpetrato gli attacchi dell'undici settembre. Alla Casa Bianca interessa che Al Qaeda non mostri segni di vita, dunque non ha accolto favorevolmente la sua ascesa nelle vicende siriane. Ad esempio, soltanto nel corso dell'ultima settimana un gruppo ispirato ad Al Qaeda chiamato Fronte di Al Nusra per la Protezione del Levante ha rivendicato due operazioni suicide a Damasco in cui sono rimaste uccise più di ventiquattro persone. "Ingiungiamo al governo [siriano] di cessare i massacri contro i sunniti; in caso contrario il peccato degli alawiti vi verrà fatto espiare", si legge in un comunicato del Fronte di Al Nusra. "I tempi a venire saranno ancora più amari e dolorosi, Dio volendo".
Il governo siriano non cadrà senza un cambiamento radicale nell'equilibrio delle forze. L'aver designato l'ex segretario generale dell'ONU Kofi Annan come inviato di pace della Lega Araba e delle Nazioni Unite non è che una mossa che serve a salvare la faccia, per mascherare i fallimenti sin qui inanellati dagli oppositori al governo. E' una brutta notizia per il popolo siriano, oggi alle prese con una estenuante e odiosa guerra civile come quella che colpì il Libano tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta del passato secolo.


Fonte: http://www.independent.co.uk/opinion/commentators/patrick-cockburn-the-attempt-to-topple-president-assad-has-failed-7584493.html

giovedì 29 marzo 2012

Il capitalismo come sport estremo e la vita vera nella Silicon Valley

Miguel Martinez su Kelebeklerblog scrive oggi quanto segue. La sua critica di una certa visione del mondo è ancora meno sospetta di parzialità se si sa che il signor Miguel Guillermo Martinez Ball non è un iscritto al sindacato che a scuola ha studiato sui libri ammannitigli da cattivi maestri sessantottini (la vita vera e il ritratto che la marmaglia "occidentalista" ne fa fare dalla sua feccia gazzettiera sono due cose molto distanti, quando non opposte) ma un interprete e traduttore che -secondo la sua autodefinizione- manda avanti una ditta individuale da dietro un computer. L'incarnazione fedele dell'inglese, internet e impresa cari ad almeno i tre quinti dell'elettorato attivo.

L’altro giorno, Renato Pagliaro di Mediobanca, un signore che guadagna 2.5 milioni di euro (l’anno, presumiamo), si è esibito in una conferenza al Liceo Carducci di Milano, dove ha spiegato ai giovani alcuni concetti fondamentali:

«Non avrete mai la certezza del posto fisso, nessuno al mondo ha il dovere di assumervi». Tra gli astanti serpeggia qualche brusio, ma il banchiere ha rincarato la dose: «Se in questa sala c’è un giovane che dice “Io non voglio lavorare la domenica”, vi dico che siete fuori dal mondo» [...]

Poi ha spiazzato tutti invitando i giovani a pianificare famiglie numerose: «Non abbiate paura di fare figli», perché lo sviluppo «ha molto a che fare con la demografia, più un Paese è giovane e più cresce».”

Pagliaro non ha spiegato dove bisogna scaricare i Figli-per-lo-sviluppo la domenica. Leggo invece le parole di un imprenditore italiano, che scrive felice dagli Stati Uniti:

“Io in Silicon Valley sono un “employee at-will”, cosi’ come tutti i miei colleghi (e tutti quelli che vivono qui). Vuol dire che devo dare ZERO giorni di preavviso se me ne voglio andare, ma anche che l’azienda mi puo’ segare dall’oggi al domani. E capita, spesso. Si arriva in ufficio al venerdi’, si scopre che il badge non funziona piu’, si firma un foglio e via, senza passare manco dall’ufficio perche’ il computer e’ dell’azienda. Se va bene, ci sono due settimane di severance (no, il TFR non esiste, l’unica cosa garantita sono le ferie non pagate, che qui sono due settimane all’anno per i neo-assunti…). Io sono un precario. Questa sera potrei non avere piu’ il lavoro, essere buttato in mezzo alla strada, senza protezione alcuna. Eppure dormo bene la notte. E sono felice.”

L’autore ha evidentemente un animo sportivo. Quante volte abbiamo visto certe pubblicazioni patinate per imprenditori solitari, con immagini di corridori, nuotatori, alpinisti o praticanti del bungee jumping al culmine della loro attività? Sono l’improbabile metafora di persone che passano in realtà il loro tempo chini su computer o in riunioni di consigli di amministrazione, ma che si sentono sudate e tese quanto gli sportivi in cui si immedesimano. Anzi, fare impresa, per loro, è una forma di sport estremo, solo praticato al chiuso. Come le scommesse sui cavalli.[1] L’imprenditore italiano che scrive dalla Silicon Valley è felice così, e non abbiamo ragione di dubitarne. Nel suo particolare sport estremo, ci mette di sicuro l’anima, o meglio quel poco che gliene rimane. Dorme bene la notte, probabilmente perché anche nei sogni continua a giocare.
C’è una differenza fondamentale, però, tra i normali sport estremi e quelli praticati da questa gente qui. Noi abbiamo conosciuto diversi appassionati di paracadutismo, alcuni simpatici e altri antipatici. Ma non abbiamo conosciuto nessun paracadutista convinto che l’intera specie umana dovesse buttarsi giù dall’aereo assieme a lui oppure crepare.

P.S.
Potete farvi un quadro clinico piuttosto preciso della sottospecie umana che si illude di dominarci, cercando su Google (immagini) le parole businessman jumping.

PP.SS.
Gli anglofoni possono leggere qui una descrizione un po’ meno romantica della Silicon Valley, da parte di qualcuno che ci è nato. Le foto danno un’idea un po’ più realistica dello sfondo contro cui i businessmen fanno i loro saltelli.


Nota:

[1] Un secolo fa, il sociologo tedesco Werner Sombart dedicò all’aspetto ludico/psicopatico del capitalismo un intero e scorrevole libro, Der Bourgeois: zur Geistesgeschichte des modernen Wirtschaftsmenschen, che si trova liberamente in rete in tedesco e in francese. Di eccezionale interesse, il terzo capitolo del primo libro, sulla mania dei tulipani in Olanda nel Seicento.

Per i non anglofoni, ecco il businessman jumping come lo intende la ricerca di Google:

Sempre per i non anglofoni, ecco la descrizione un po' meno romantica della Silicon Valley, sfondo dei saltelli di individui come quello qui sopra, tradotta integralmente da Oliver St. John Gogarty's Revolver.

La funzione della ricchezza nella Silicon Valley
I lettori di questo blog sanno che ho pesanti critiche da muovere alla cultura dominante -o alla mancanza di una cultura in ogni senso- tipica della mia città di origine, che è San Josè in California, l'autoproclamata "capitale della Silicon Valley". Come molte persone nutro sentimenti di amore e di odio, di attrazione e repulsione al tempo stesso, verso la mia città. Il fatto di essere andato a vivere in altre zone del paese ha ampliato le prospettive che avevo verso il luogo in cui sono nato, un posto che raggiunse per me il massimo dell'interesse quando avevo da un pezzo compiuto i vent'anni.
So come San Josè era una volta: un mezzo paradiso pieno di specie diverse, lussureggiante, con un sacco di frutteti e di case costruite artigianalmente; qualche vestigia degli uni e delle altre si poteva ancora vedere quand'ero ragazzo. E so anche com'è San Josè adesso: un opprimente spianata priva di alberi fatta di case tutte uguali e di centri commerciali, ed una specie di Mecca per i consumatori compulsivi.
Secondo l'opinione corrente la Silicon Valley è un posto dove si guadagna più della media e dove anche vivere è molto costoso. Certo, i beni di prima necessità possono avere prezzi più alti che altrove, ma non sono i beni di prima necessità ad essere un problema. Il problema, invece, è l'ostentazione di beni di lusso: qualcosa che annebbia la mente e che disgusta i sensi. Nella Silicon Valley si buttano via soldi a bocca di barile per cose che non fanno altro che deprezzarsi nel tempo. Invece di acquistare abitazioni, oggetti d'arte o di viaggiare, la gente "investe" in automobili, in elettronica di consumo, in gite a Las Vegas (che non possono certo essere definite viaggi) ed in altre cose prive di senso. Anche nelle attuali condizioni dell'economia la Silicon Valley non è altro che un enorme accumulo di ricchezza. Una ricchezza visibile nei lussi ostentati e grossolani: abitazioni vastissime e grottesche, automobili costose, monture di cattivo gusto fatte di lustrini abbacinanti e comportamenti di vario genere ma sempre sprezzanti, antipatici, pieni di degnazione e socialmente inaccettabili.
Guardatevi un po' intorno. Tutti mandano una BMW, una Lexus o una Mercedes, oppure un qualche SUV impestato che beve come una spugna. La spesa si fa da Wole Foods, da Draeger's o da Andronico's. Tutti hanno televisori giganteschi con l'audio in surround. Le persone hanno un sacco di cose per divertirsi: roulotte enormi (autentiche case con le ruote con tutte le comodità di una casa vera e propria; la differenza è che ci vuole un sacco di benzina per farle muovere), moto d'acqua (quei rumorosi e idioti rimasugli degli anni Ottanta), motoscafi e moto da cross. Nonostante quello che raccontano quelli che ne possiedono o quelli a cui piacciono, tutti questi arnesi a motore non favoriscono affatto il contatto con la natura o le belle escursioni fuori di casa. Sono semplicemente degli osceni aggeggi fracassoni fatti apposta per testimoniare ad un tempo la ricchezza ed il dubbio vigore sessuale dei loro possessori.
 Allo stesso tempo caratterizzano la Silicon Valley la scarsità di istituzioni a tutela delle belle arti, un sistema di verde pubblico a corto di soldi e confinato in terreni angusti, ed uno stile architettonico inguardabile. Ecco a cosa ha portato, il cosiddetto trionfo dei nerd. La gente col pallino dell'informatica può anche essere brillante, creativa e interessante, ma ha un senso del dovere civico e del rispetto pressoché pari a zero ed è capace di coltivare gusti persino peggiori.
Buttano via i soldi in sciocchezze assurde ed autoreferenziali e a farne le spese è la qualità della vita di chi sta accanto a loro. Se ne vivono sui fianchi delle colline e tagliano ogni rapporto con la vita vera. Le loro mogli sono fatte di plastica, i loro figli dei disadattati privi di anima.
Ora, siccome i soldi di questi qui finiscono sperperati in robaccia o a prender polvere in qualche banca, va a finire che non tornano mai nella valle che per prima li ha fatti guadagnare a chi li possiede. Le nostre scuole e le altre istituzioni ne soffrono: quanto a cultura siamo un bello zero spaccato. L'esperienza che ho fatto lavorando in organizzazioni non profit che operano nella zona mi ha raccontato che la generosità della popolazione locale è una bestiolina spinosa ed elusiva; cercare di raccogliere soldi per qualche istituzione culturale nella Silicon Valley è una sfida che demoralizza. Non sto parlando di carità pura e semplice. Sto parlando di qualcosa che ha ben maggiori proporzioni e che è ben più importante. Sto parlando dell'ottica che è necessario avere per fare un buon uso della ricchezza, e quest'ottica non è fatta di organizzazioni caritatevoli o di imprese che vogliono costruirsi una bella reputazione finanziando questa o quella buona causa. Sono gli individui che dispongono dei mezzi in grado di fare la differenza a doverla sviluppare e fare propria. Essi devono innanzitutto prendere consapevolezza della rilevanza delle loro proprietà e del potenziale che la loro ricchezza rappresenta. C'è il caso che si debbano anche prendere tutti questi geek, e costringerli a studiare tutte quelle materie universitarie che sono riusciti ad evitare prima di mettere le mani su quegli stipendi a sei cifre e su quelle stock option: sociologia, economia, arte, storia e geografia. Chissà che non comincino ad acquisire le competenze e le conoscenze davvero necessarie a costruire un grande sistema sociale.
 Quello che sono andato descrivendo è in buona sostanza un problema che si accompagna alla ricchezza recente. Le persone che si sono ritrovate ricche dalla sera alla mattina non sanno cosa fare dei propri soldi e sono inclini a sprecarli. Per un po' si può anche essere indulgenti nei loro confronti, ma questo limite lo abbiamo superato da un pezzo.
Tutti coloro che vivono nella Silicon Valley, quale che sia il loro livello di reddito, devono diventare consapevoli del potenziale che c'è nelle grandi risorse cui hanno accesso, e queste risorse devono essere dirette verso quel beneficio di superiore portata che è rappresentato dalla costruzione di una cultura solida e concreta. Una grande società non necessita di una sovrastruttura utopistica per controllare le divisioni di classe; ha invece bisogno che i ricchi che ne fanno parte comprendano il fatto che devono portare il peso di una responsabilità speciale. Questo non significa che essi debbano ridistribuire le proprie ricchezze, ma che hanno la responsabilità di farne uso per un maggior bene comune.


mercoledì 28 marzo 2012

Casaggì Firenze, Massimo Parisi e l'antiabortismo c' a' pummarola 'n coppa



Una sera di marzo 2012 "una settantina" di attivisti -nel linguaggio politico "occidentalista" significa tre o quattro attacchini- ha inscenato a Firenze una protesta antiabortista attaccando uno striscione e qualche volantino. E soprattutto facendo un po' di pubblicità alla cosa perché almeno qualcuno facesse finta di accorgersene e li degnasse di un po' di considerazione.
E qualcuno se n'è davvero accorto e ha dato loro un po' di soddisfazione.
Il tizio nella foto qui sopra rivestirebbe il costruttivo incarico di "coordinatore toscano PDL", il che lo identifica come uno dei committenti di Casaggì Firenze. La quale Casaggì Firenze ha rappresentato e rappresenta a tutt'oggi l'unica materializzazione sul territorio di una formazione politica che nell'evanescenza e nell'elusività, accompagnate da un utilizzo forsennato della propaganda e da un ricorso sistematico a qualsiasi bassezza, ha da sempre avuto i propri tratti distintivi. In realtà esisterebbe anche un'altra formazione giovanile maggiormente ubbidiente alle direttive della committenza, ancora più sguarnita ed afasica di quanto lo sia Casaggì Firenze; gli autori della "contestazione" hanno pensato di rinforzare la propria "autorevolezza" utilizzandone il simbolo, e la cosa ha causato un po' di attrito, come andremo a spiegare.
Il tizio nella foto qui sopra si chiama Massimo Parisi ed ha saputo dalle gazzette dell'iniziativa notturna intrapresa da qualcuno di questi spaghetti boys. Perfino i medi calibri di quello che si chiamava "marketing multilivello" hanno un miglior controllo sui propri sottoposti ed utilizzano canali capaci di maggior tempestività nelle informazioni, il che è già un dato illuminante sulla professionalità che regna con pochi contrasti nel maggior partito "occidentalista" della penisola.
Dopo aver letto con calma le gazzette, questo Parisi ha scritto a quelli che ha identificato come gli ideatori dell'iniziativa, rampognandoli con una di quelle "liste a punti" con cui quelli con la cravatta rampognano quelli senza cravatta.
Questa gente qui ci tiene molto a definirsi moderata. [*]
Ci si immagini dunque il moderato Parisi moderatamente seccato, che picchia con moderazione qualche pugnetto fresco di manicure sul piano lucido della scrivania. E che intanto enumera i punti su ricordati.
Punto primo: che ci fa il simbolo dell'organizzazione giovanile del "partito" su quei volantini? Chi ve l'ha detto? Chi vi ha autorizzato?
Punto secondo: lo sapete che la gendarmeria e l'amministrazione locale vogliono farci pagare le piastrate di colla e manifesti che avete sparso in giro per anni?
Punto terzo: guardate che se arriva il conto al PDL, il PDL non paga...
Tre giovani ed inconcludenti nullità dal titolo altisonante (Niccolò Macallè, Andrea Badò e Niccolò Caciolli) si sono a loro volta chiamati fuori dalla questione: probabile che il punto secondo su ricordato, per tacere della prospettiva che il punto terzo li colpisca di rimbalzo, non vadano loro troppo a genio.
Della professionalità che caratterizza l'"occidentalismo" fiorentino si è già detto. Episodi come questo testimoniano, come ogni giorno, anche della sua coesione.



[*] Nella pratica politica "occidentalista" si intende con moderato qualcuno che nel più conciliante dei casi invoca lo sterminio fisico degli estremisti, identificati invariabilmente con il nemico del giorno indicato dalla propaganda gazzettiera.

martedì 27 marzo 2012

Alastair Crooke - Situazione in Siria: chi approfitta della credulità?


Rovine di Apamea, Repubblica Araba di Siria.


Articolo pubblicato su Asia Times on line, 9 marzo 2012.

Il 3 marzo girava la voce che il Segretario Generale delle Nazioni Unite avesse ricevuto dei "resoconti raccapriccianti" in cui si affermava che le truppe del governo siriano stessero compiendo esecuzioni extragiudiziali e stessero imprigionando e torturando la gente di Homs dopo aver strappato agli insorti il controllo del quartiere di Baba Amr. Il problema è questo: il Segretario Generale credeva davvero a questi rapporti, o diceva di credere ad essi?
"Una delle cose che in futuro saranno determinanti sarà il divario tra quanti saranno padroni dell'informazione e quanti invece ne saranno vittime", scrisse nel 1997 sulle pagine dello US Army War College Quarterly un ufficiale statunitense addetto ai servizi di intelligence del capo dello staff della presidenza, tentando di definire quali sarebbero state le caratteristiche peculiari degli episodi bellici futuri.
"Ma non c'è da preoccuparsi", scrive qualche riga più sotto nello stesso articolo; "noi padroneggiamo già oggi la guerra dell'informazione... Hollywood sta preparando il campo di battaglia... L'informazione distrugge i lavori tradizionali e le culture tradizionali; è seducente, è traditrice, eppure resta invulnerabile. Come si può pensare di contrattaccare, quando qualcuno ti ha preso di mira con la guerra dell'informazione?" [1]
"Il livello altissimo di competenza che possediamo in questo campo ci permetterà di superare e dominare tutte le culture gerarchiche... I sistemi sociali che temono o che non riescono a gestire il flusso delle informazioni saranno semplicemente estromesse dalla competizione. Potranno anche padroneggiare la tecnologia necessaria a guardare i video, ma saremo noi a scrivere i copioni, a produrli, a raccogliere i diritti su di essi. La nostra creatività è devastante".
La guerra dell'informazione non rimarrà confinata all'alveo razionale della geopolitica, suggerisce l'autore dell'articolo, ma sarà puro parto emozionale come lo sono i film di Hollywood. "L'odio, la gelosia e l'avidità, le emozioni più che la strategia, definiranno i termini di ogni contesa nel campo della guerra dell'informazione".
Non è soltanto l'esercito statunitense, ma l'intero mainstream mediatico occidentale è fermamente convinto che il conflitto in corso in Siria debba essere descritto ricorrendo ad un'iconografia dall'alta carica emotiva e sulla base di assunti moralistici: tutte cose che, come giustamente afferma l'articolo di War College, fanno strame di qualsiasi analisi razionale.
La commissione d'inchiesta del Consiglio per i Diritti Umani dell'ONU condanna il governo siriano per crimini contro l'umanità, ma lo fa esclusivamente sulla base di quello che afferma l'opposizione e senza aver preso in considerazione le prove dei "crimini" dell'opposizione stessa; dopodiché passa a condannare il governo siriano, al termine di un processo che si basa puramente e semplicemente su "ragionevoli sospetti". Quelli della commissione d'inchiesta credono sul serio a quello che hanno scritto, oppure anche questo fa parte della stesura del copione? [2]
Dopo aver quasi dimenticato quello che i marines statunitensi fecero a Falluja nel 2004 (seimila morti, il sessanta per cento della città distrutto) quando un'insurrezione armata cercò anche laggiù di instaurare un emirato salafita, l'attenzione dei mass media occidentali puntata sulla città di Homs ha tirato la volata alle grida indignate di chi sostiene che "si deve fare qualcosa" per salvare dal "massacro" la popolazione cittadina. Quelle che potrebbero essere le conseguenze di un'intromissione -che si tratti di un intervento militare vero e proprio o che si tratti della fornitura di armamenti più pesanti agli insorti- e quelli che potrebbero essere gli effetti di più vasta portata di iniziative di questo genere sono tutte questioni mantenute fuori dalla portata dei riflettori. Chiunque si azzardi a inoltrarsi nel territorio dominato da una prospettiva di questo genere, avanzando l'ipotesi che un intervento esterno condurrebbe ad un disastro, vengono da ogni parte biasimati come complici nei crimini che Assad ha commesso contro l'umanità.
Questo modo di intendere il giornalismo -The Guardian e Channel Four sono buoni esempi di un modo di concepire il ruolo di inviato sul campo che enfatizza il ruolo attivo dell'inviato che diventa anch'esso vittima, compartecipe delle sofferenze emotivamente toccanti della guerra- utilizza immagini ad alta carica emotiva proprio per avallare il concetto che "bisogna fare qualcosa". Concentrandosi sui corpi mutilati e su vedove piangenti essi affermano e statuiscono che questo conflitto deve essere considerato di una cristallina semplicità morale: da una parte ci sono le vittime, dall'altra i carnefici.
Baba Amr. Orribile. Non posso capire come il mondo possa rimanersene a guardare. Oggi ho visto un bambino morire. Una scheggia: i medici non hanno potuto fare niente. Il suo piccolo pancino ha continuato ad alzarsi e abbassarsi fino a quando non si è fermato. Mi sento impotente". [3]
Quelli che si azzardano a dire che un intervento occidentale avrebbe l'unico effetto di peggiorare le cose devono vedersela con risposte per le quali non esiste replica possible, fatte letteralmente di bambini morti. Come afferma con ragione l'articolo dello War College, in che modo è mai possibile replicare ad una guerra dell'informazione come questa, scatenata contro un governo siriano che è il bersaglio finale di coloro che "scrivono i copioni, si occupano della produzione e raccolgono i diritti"?
Ho visto di persona scene tremende nell'Afghanistan degli anni Ottanta; si tratta di un qualcosa che provoca un abisso emotivo in cui lo spettatore impotente finisce per scivolare; ma questi inviati credono davvero che i bambini e gli innocenti non siano sempre e comunque le vittime della guerra? Credono davvero che il loro personale scoramento sia qualcosa di tanto importante da poter mettere in secondo piano la complessità di ogni situazione ed ogni suo possibile sviluppo? Ancora più guerra è la risposta giusta all'orribile morte di un bambino?
Questo furore emotivo e semplificatore non è altro che una specie di surrettizio schierarsi politicamente, poco diverso da quello sfoggiato da un "combattente dell'informazione" come AVAAZ, che presta il proprio aiuto nello scrivere e produrre questi filmati di guerra [4]. Mentre nessuno spalleggia in modo aperto un simile "giornalismo partecipativo", esistono comunque settori della professione in cui questo modo di intendere il mestiere sembra aver trionfato. E continua strisciante a diffondersi: sempre più spesso si vedono diplomatici occidentali che si comportano come se fossero attivisti politici, o persone concretamente coinvolte nelle contese interne degli stati in cui vengono mandati ad esercitare la propria attività. Che razza di resoconti ne staranno mai ottenendo i loro governi?
Lo abbiamo o no capito che l'opposizione armata, la stessa che prima ha condotto a Homs i giornalisti occidentali e poi ha preteso ad ogni costo di farli uscire dalla città correndo seri rischi ed al prezzo di molte vite umane facendoli passare dal Libano, invece che dal più vicino aeroporto raggiunto grazie ai buoni uffici della Mezzaluna Rossa, non vuole altro che rafforzare gli schieramenti di parte e premere perché a Homs vengano aperti corridoi umanitari imposti da interventi esterni? In altre parole, abbiamo o non abbiamo assistito alla messa in scena di una piece de theatre favorevole ad un intervento esterno di un qualche genere? Fare come in Kosovo farà migliorare la situazione in Siria?
Quello che colpisce maggiormente è che se la guerra dell'informazione si è mostrata efficace fino ad aver raggiunto il punto di non ritorno nella demonizzazione della figura del Presidente Assad in Occidente, ha avuto anche l'effetto di disancorare la politica estera europea e statunitense, che si è allontanata andando alla deriva rispetto a qualsiasi approdo geostrategico concreto. Questo ha prodotto una situazione in cui la politica europea è diventata in blocco vittima della suggestione prodotta da questo giornalismo schierato ed in cui spadroneggia il bisogno di fornire ad esso una qualche risposta, sull'onda delle emozioni, tramite bordate parolaie e moralistiche che accusano il Presidente Assad di avere "il sangue sulle mani".
In un certo senso, l'Occidente è diventato per forza di cose ostaggio della guerra dell'informazione che aveva esso stesso scatenato. Si è arroccato attorno ad un unico punto di vista, ad una chiave di lettura che non ha alternativa e che è rappresentata da una concezione semplicistica fatta di aggressori ed aggrediti, in cui l'unico ruolo attivo che è possibile ricoprire consiste nel mettere l'aggressore in condizioni di non nuocere. Comportandosi in questo modo l'Europa si taglia obiettivamente fuori da altre possibilità, perché la questione umanitaria, che secondo quelli che dettano le linee della politica sarebbe dovuta bastare da sola per arrivare ad una facile deposizione di Assad, adesso impedisce di optare per qualunque altra opzione sul campo, come quella che potrebbe ad esempio emergere da un negoziato pacifico.
Ma c'è davvero qualcuno che crede sul serio che gli obiettivi degli americani e degli europei in Siria siano di tipo puramente umanitario? Non è che forse, visto che gli eventi in Medio Oriente hanno preso una piega tanto inquietante e pericolosa, è scomodo ammettere apertamente che il loro lavorìo nel campo della guerra dell'informazione non è mai stato teso a facilitare l'introduzione di riforme in Siria, quanto a rovesciare il governo siriano, e che le cose stavano in questi termini da ben prima che le prime proteste esplodessero a Dera'a?
Intervistato di recente da Jeffrey Goldberg dello Atlantic [5] prima di tenere un discorso al comitato per gli interessi americano-sionisti, il Presidente Obama ha risposto tra le altre cose ad una domanda sulla Siria. E si è trattato di una risposta molto chiara.
Goldberg: E' possibile considerare la Siria come una questione di interesse strategico? Certo, se ne parla anche come si parla di una questione umanitaria, ma mi sembrerebbe piuttosto chiaro che un modo per indebolire e isolare ulteriormente l'Iran consiste nel far cadere il suo unico alleato arabo, o nel facilitare le cose in questo senso.
Presidente Obama: Certamente sì.
Quanti in Occidente fanno tanto proselitismo a favore di un intervento in Siria credono davvero che il macello in corso sia cominciato per questioni come la democrazia e le riforme?
Obama è stato chiaro. C'è di mezzo l'Iran anche stavolta. E mentre l'Europa e gli Stati Uniti si stanno comportando sempre più come testimoni dei tentativi messi in opera dal Qatar e dall'Arabia Saudita di rovesciare con ogni mezzo un leader arabo, certi apologeti dell'interventismo sono davvero convinti che queste monarchie assolute arabe condividano puramente e semplicemente le graziose aspirazioni umanitarie prospettate per la Siria futura dal Guardian o da Channel Four? Questi inviati credono davvero che gli insorti armati che gli stati del Golfo stanno finanziando ed armando non siano altro che dei riformisti dotati di buone intenzioni, costretti alle armi dal semplice recalcitrare di Assad? Qualcuno lo crederà anche, ma non è che altri stanno semplicemente dicendo che ci credono, e preparando il campo alla guerra?
Note

1. Constant Conflict, Parameters, estate 1997, pp. 4-14.
2. The United Nations Accuses Syria of "Crimes against Humanity".
3. The danger of reporters becoming 'crusaders', spiked-online.com, 27 febbraio 2012.
4. Cfr. 'How Avaaz Is Sponsoring Fake War Propaganda From Syria', 3 marzo 2012.
5. Obama to Iran and Israel: 'As President of the United States, I Don't Bluff'.


Alastair Crooke è fondatore e direttore di Conflicts Forum, ed è stato consigliere dell'ex segretario della politica estera della UE Xavier Solana tra il 1997 ed il 2003.

venerdì 16 marzo 2012

Stefano di Puccio esprime solidarietà a "Il Nuovo Corriere di Firenze". Noi no.



Attraverso quel puntuale ed aggiornatissimo inventario di bei propositi, ripicche, idiozie, fanfaronate, delazioni ed invettive che è il sito dei comunicati stampa del Comune di Firenze un certo Stefano di Puccio fa sapere a quelli del mestiere che è solidale coi "lavoratori" di un qualcosa che si chiama "Nuovo Corriere". Nel proprio comunicato stampa il signor di Puccio auspica che qualche progetto serio intervenga per dare dignità "a queste professionalità di uomini e donne oggi così profondamente colpite" che a sentir lui avrebbero "sempre svolto il proprio lavoro con estrema puntualità raccontandoci ogni giorni i fatti contribuendo così ad arricchire il panorama dell’informazione".
Vediamo un po' in che modo questa gente ha arricchito il panorama dell'informazione, quali notizie in anteprima sia riuscita a pubblicare, di quali ardite innovazioni e di quale professionalità sia riuscita a dar prova nel campo della grafica, dell'agenda setting, dei corsivi e degli elzeviri.
Questa qui sopra è appunto la foto di una locandina del "Nuovo Corriere" scattata nel febbraio del 2012. Basta un'occhiata per capire che la realtà è una cosa e che la descrizione fattane da di Puccio è invece un'altra, non proprio coincidente.
Della Valle compera un aereo da 50 milioni. Questo Della Valle dovrebbe essere il padrone di diverse fabbriche di scarpe. A furia di vendere scarpe ha avuto accesso allo hortus conclusus di quelli che fanno business per puro spirito d'azzardo, che coincide in una certa misura con l'ambiente pallonistico. Il far parte dell'ambiente pallonistico più costoso fa sì che chiunque venga presentato come fonte credibile dal gazzettaio, e messo in condizioni di dire la propria su qualunque argomento ed in qualunque disciplina: prendere a calci qua e là un arnese rotondo, pagare qualcuno perché lo faccia o anche semplicemente latrare da qualche metro di distanza nelle orecchie di giovani adulti intenti a svolgere questa utilissima funzione sociale vale più di un dottorato di ricerca.
Il resto lo fanno le esigenze gazzettiere, che impongono ai "lavoratori" del settore di far giornata evitando con ogni cura e a qualsiasi costo di pubblicare materiali sgraditi agli inserzionisti o alla committenza. A meno che non siano gli stessi inserzionisti o la stessa committenza a mostrare interesse per una campagna pubblicitaria travestita da informazione obiettiva o per uno di quei linciaggi mediatici che da anni consentono di far sì che i sudditi si accaniscano contro figure percepite come pericolose o inutili per l'establishment. I molti e fantasiosi modi in cui gli straricchi del pallonaio sperperano il loro denaro è dunque giudicato meritevole della headline, anche e soprattutto perché evita fastidiose e pericolose intromissioni da parte del mondo reale nell'autoreferenziale e mendace meccanismo della "libera informazione".
Il pranzo fiorentino della moglie di Berlusconi. Questo Berlusconi rappresenta in un certo senso una figura archetipica tra le fonti cui è lecito attingere il materiale che serve per riempire le gazzette, il che porta i gazzettieri a pensare che i sudditi nutrano un fondamentale interesse anche per il modo in cui sua moglie trascorre le giornate.
Amauri, la punta più spuntata del campionato. Amauri risulta essere un giovane adulto di quelli che vengono pagati molto per spingere qua e là con i piedi un arnese rotondo; un'attività che viene svolta indossando pantaloni corti anche a gennaio.
Dilettanti, tifosi in rivolta "Presidente paga o dimettiti". Per chi non ha alcun interesse per il pallonaio, il titolo più in basso nella locandina risulta quasi incomprensibile. Occorre sapere che il termine dilettanti indica la massa di coloro che spingono sì qua e là con i piedi un arnese rotondo indossando pantaloni corti anche a gennaio, ma che per vivere sono costretti a svolgere anche altre attività retribuite. I gazzettieri non hanno la minima idea di che cosa siano uno scontro di piazza, un'insurrezione o un'azione di guerriglia, sicché scrivono che costoro sarebbero in rivolta perché un non meglio precisato presidente non paga.

"Il Nuovo Corriere di Firenze" arricchisce il panorama dell'informazione sprecando cellulosa per materie come queste. Quando non rilascia issues che sono autentiche monografie pallonesche, "Il Nuovo Corriere di Firenze" partecipa alacre e frenetico alla denigrazione di qualche gruppo sociale dal ridotto potere d'acquisto (dettaglio fondamentale per considerarsi al riparo da cause civili) o lincia quelli che la committenza gli dice di linciare. Il fatto è che di gazzette che presentano contenuti dello stesso genere -e che dunque contribuiscono in piena consapevolezza a creare il clima sociale demenziale, abietto e ai limiti dello psicopatologico che in questa sede abbiamo spesso denunciato- il gazzettaio peninsulare rigurgita. Esiste una quantità smodata di pubblicazioni gazzettistiche che presentano un'offerta identica, che viene venduta e presentata come identica, con parole d'ordine identiche, agenda setting identici, contenuti identici.
Quando tutti utilizzano una ricetta identica, entra in gioco la mano neanche tanto invisibile del mercato. Lo stesso "libero mercato" costantemente incensato dai gazzettieri e dalla loro committenza, sempre fedeli al proprio stile e ai propri "valori" al punto che alcuni anni fa ci fu chi ebbe la spudoratezza di commentare il generale impoverimento dei sudditi ed il venire meno delle più elementari sicurezze economiche e sociali pubblicando nelle prime pagine foto di giovani donne con i seni malamente coperti, intitolate "addio posto fisso".
Sembra proprio che l'infallibile mano del libero mercato che tanto fa per la felicità terrena degli uomini abbia deciso di abbattersi su "Il Nuovo Corriere di Firenze", al punto che dai contigui ambienti della politica istituzionale si invocano, al solito, eccezioni alle regole che valgono sempre e soltanto finché non se ne viene colpiti di persona.
Noi, di questo foglietto, non sentiremo affatto la mancanza.

Post scriptum, 19 marzo 2012. Cercando tutt'altro abbiamo trovato su Flickr la foto qui sotto.
Chi si è interessato a pubblicarla ha agito sotto lo pseudonimo di Vivagattomammone, ed ha intitolato la foto "Tutto vero, non è un tarocco".
La riportiamo perché resti ulteriore traccia della "professionalità di tanti uomini e donne".
Dei veri professionisti.
E soprattutto delle vere professioniste, c'è da esserne certi.

Coppietta in auto sorpresa dagli UFO.
La cosa che resta difficile capire è quale grave anosmia abbia impedito ai redattori e al direttore "responsabile" di questa gazzetta, a tutti i professionisti per i quali a sentire Stefano di Puccio dovrebbe essere approntato un progetto serio, di percepire l'odore di mensa dei poveri verso cui conduce la scelta di una linea editoriale come questa.

giovedì 15 marzo 2012

La Repubblica Araba di Siria, le menzogne "occidentali" e un'opposizione al collasso


Quella del "regime" siriano che ammazza i bambini nelle incubatrici è una menzogna della propaganda?
Non importa: smentite in corpo cinque se proprio non se ne può fare a meno, e avanti la prossima.

Secondo uno scritto di Alastair Krooke che abbiamo tradotto e riportato ad ottobre del 2011, nella Repubblica Araba di Siria è in corso da oltre un anno un gioco di poteri geostrategico il cui fine ultimo è quello di rovesciare il governo di Bashar Assad per spezzare l'asse della Resistenza, allontanare l'influenza iraniana dal Mediterraneo e allineare il paese con le monarchie del Golfo e con gli interessi "occidentali". Crooke scriveva che
Traducendo il tutto in termini operativi, abbiamo Feltman ed i suoi a coordinare, il Qatar che ospita il consiglio di guerra e la sala stampa oltre a tenere i cordoni della borsa, Parigi e Doha che spingono sulla questione del Consiglio di Transizione, e [il principe saudita] Bandar e la Turchia che congiuntamente manovrano negli ambienti sunniti all'interno del paese, sia laddove si usano le armi sia laddove si usano altri mezzi.
Nonostante questo, nell'ottobre 2011 era già chiaro che
Le strutture siriane di sicurezza sono rimaste salde [...], le defezioni sono state trascurabili, e la base popolare del sostegno ad Assad è rimasta intatta.
Quest'ultimo dato è confermato dalla partecipazione ad una consultazione elettorale costituzionale che la propaganda cialtrona e molto sporca che ama presentarsi come "libera informazione" ha ovviamente presentato con toni farseschi.
Nel marzo 2012 l'espressione "primavera araba" è uscita definitivamente dall'uso gazzettiero, anche per gli sviluppi poco primaverili da essa assunti -soprattutto in Libia ed in Egitto- che rendono difficile ipotizzare nel breve termine scenari in cui la "libertà" nella sua concezione "occidentale" e gazzettista fatta di donne con pochi vestiti addosso, di cosmetici e di consumi demenziali abbia un ruolo sufficientemente rilevante.
Il ruolo delle gazzette è stato importante anche per chi ha scatenato la guerriglia nella Repubblica Araba di Siria, al punto da portare a termine una sorta di "rivoluzione linguistica" nelle titolazioni e nei resoconti gazzettistici che già si faceva strada da qualche anno: i combattenti irregolari, quelli che percorrono un paese compiendo attentati, tagliando le linee di comunicazione, distruggendo le infrastrutture e mettendo in ginocchio l'economia venivano fino all'altro ieri chiamati terroristi.
Ai tempi dell'aggressione all'Iraq fermamente voluta dall'ubriacone Bush i gazzettieri più sporchi in ogni senso arrivarono fino all'utilizzo del neologismo saddamiti. Alla categoria dei terroristi la feccia giornalaia ha ascritto all'epoca praticamente tutti coloro che non avevano in regola le carte per le quali era essa feccia a decidere le regole, e la prassi è andata avanti indisturbata per anni. E' interessante il fatto che adesso nessuno riservi lo stesso vocabolo ai combattenti irregolari che operano in Siria e che hanno sovvertito la Grande Jamahiria Araba di Libia Popolare e Socialista, che godono al contrario di una copertura mediatica estremamente condiscendente e pronta a diffondere in loro favore menzogne di ogni sorta, in una pressochè totale assenza di contraddittorio che lascia chiaramente intendere quali siano gli interessi in gioco.
La propaganda "occidentalista" intenderebbe trarre anche maggior credibilità grazie ai nuovi e idolatrati mass media, che pure hanno fornito prova sciagurata all'epoca della "rivoluzione verde" nella Repubblica Islamica dell'Iran. Quelle circostanze a distanza di tempo appaiono sempre più come un'occasione in cui si è fatto disinvoltamente marketing sulla pelle dei manifestanti. Nel 2009 i mai abbastanza disprezzati Cinguettatori, le ridicole rassegne di mediocri inventariate dal Libro dei Ceffi, arrivarono al punto di statuire come imminente il crollo delle forze armate rivoluzionarie, che però non leggevano né il Libro dei Ceffi né i Cinguettatori e quindi non ebbero alcuna difficoltà a stroncare le manifestazioni dei sostenitori di Moussavi.
Poi, le piazze iraniane si riempirono di imponenti cortei filogovernativi.
Alla credibilità delle "reti sociali" esistono pesantissimi limiti intrinseci. Ne è un esempio la meschina storia della spesso qui citata lesbica di Damasco, una vicenda cui hanno fatto séguito, tanto per limitarsi al contesto siriano, innumerevoli episodi dello stesso tipo.
In sostanza La realtà dei fatti e gli equilibri sul terreno sono una cosa, la propaganda e i desideri delle gazzette "occidentaliste" sono un'altra. Un buon approccio alle gazzette, utilissimo per limitarne i misfatti, potrebbe consistere nel non considerarle più credibili ed autorevoli di quelli che una volta si definivano "rotocalchi scandalistici" e che ora hanno informato di sé tutta quanta la sedicente "libera informazione".
Una volta fatto a meno delle gazzette specializzate in biancheria intima ed in cosmetici, che trattano ogni questione come se fosse un capo di biancheria intima o un cosmetico, è possibile farsi un'idea più oggettiva della situazione.
Nelle ultime settimane le forze armate della Repubblica Araba di Siria hanno represso con estrema durezza gli insorti, soprattutto a Homs. Per il momento non è finito in un cassetto soltanto il progetto di un intervento armato "occidentale" con i suoi pretesi "corridoi umanitari", ma anche quello di un "modello libico" per l'insurrezione, che di un intervento armato esterno ha dimostrato di non poter fare a meno.
La diplomazia "occidentale" emette flebili parole di condanna. Quella russa e cinese si è fin qui dimostrata capace di ben altra concretezza, un concetto sempre derubricato a cinismo quando riscontrato in circostanze "occidentalmente" poco gradite. E dopo più di un anno trascorso ad ascrivere al governo siriano ogni nefandezza possibile, a statuirne l'isolamento e a pronosticarne l'imminente caduta -ovviamente senza avere la minima idea di quello che un simile evento significherebbe- qualche gazzettina comincia addirittura a cambiare registro, nonostante la campagna di delegittimazione e di denigrazione del governo di Assad sia capace di exploit di una inconsistenza quasi commovente.
Esiste addirittura una parte della "informazione occidentale", come potrebbe attestare il brano che segue e che è stato pubblicato dalla Reuters, capace di recuperare persino alcuni tenui rapporti con il principio di realtà. Non è dato sapere se volontariamente oppure no.

Alcuni membri di primo piano abbandonano il Consiglio Nazionale Siriano
Erika Solomon e Oliver Holmes.
Beirut, 14 marzo 2012.

(Reuters) Tre membri di primo piano dell'opposizione siriana si sono dimessi dal Consiglio Nazionale Siriano martedi scorso, sostenendo di non essere riusciti a fare in modo che l'organizzazione riuscisse a svolgere un ruolo più efficace nelle rivolte contro il governo del presidente Bashar Assad.
Haitham al Maleh, un ex giudice e dissidente di lungo corso che per quattro decenni si è opposto alla preminenza della famiglia Assad, ha rassegnato le dimissioni insieme al leader dell'opposizione Kamal al Labwani e all'avvocato specializzato in diritti umani Catherine al Talli.
Le dimissioni dei tre giungono in un momento in cui l'Occidente ed i paesi arabi stanno esercitando pressioni più forti sull'opposizione siriana affinché essa si unisca e si mostri capace di guidare l'insurrezione contro Assad.
Un appartenente al Consiglio Nazionale Siriano che ha chiesto di rimanere anonimo ha detto che ottanta persone, sulle duecentosettanta che lo costituiscono, hanno intenzione di abbandonare l'organizzazione e che potrebbero formare un altro movimento di opposizione specializzato nel rifornire di armi i ribelli che stanno combattendo contro l'esercito regolare.
In un anno di rivolte contro Assad sono morte migliaia di persone, e dai movimenti di opposizione non si è ancora emersa una leadership forte. Il Consiglio Nazionale Siriano ha rappresentato la voce dell'opposizione a livello internazionale, ma gli attivisti siriani lamentano il fatto che la guida del Consiglo Nazionale, per lo più composta da esiliati, ha pochi rapporti con chi si è concretamente impegnato nelle proteste.
Alcuni attivisti hanno anche avanzato dubbi sul dove vada a finire il denaro che alcuni paesi arabi ed alcune potenze occidentali hanno fornito al Consiglio Nazionale Siriano.
"La gente ce l'ha con il comitato esecutivo. Non sappiamo cosa stia facendo e neppure ci è chiaro come stiano spendendo il denaro consegnato loro, né sappiamo quanto ne abbiano ricevuto", ha detto Salam Shawaf, un attivista siriano indipendente che risiede al Cairo.
Maleh ha riferito alla Reuters che non gli sono piaciute la mancanza di trasparenza e la mancanza di organizzazione dimostrate dal Consiglio Nazionale Siriano, che è un gruppo formato per lo più da personalità dell'opposizione che si sono rifugiate all'estero e che hanno portato avanti negoziati con potenze straniere affinché sostenessero la ribellione.
"Mi sono dimesso perché il gruppo è in preda al caos e non c'è molta chiarezza su quali obiettivi esso possa ormai raggiungere. Nel fornire armi ai ribelli non è che siamo andati gran che lontano", ha detto Maleh che è un islamico liberale.
Maleh ha fatto parte del comitato esecutivo del Consiglio Nazionale Siriano: i suoi motivi di scontento sono gli stessi di altri attivisti, che affermano che il gruppo si è mosso con troppa lentezza quando si è trattato di esercitare pressioni affinché i ribelli si armassero.
Le sue dimissioni possono anche far parte della lotta per la leadership nell'opposizione siriana: alcuni dissidenti pnsano che i Fratelli Musulmani abbiano troppa influenza sulle decisioni del Consiglio Nazionale Siriano.
Labwani, un liberale che ha formato un gruppo interno al Consiglio Nazionale chiamato Gruppo Patriottico Siriano, ha detto che il Consiglio "non è capace di rappresentare le aspirazioni del popolo siriano in un momento in cui il regime oppressivo si sta comportando più che mai in maniera criminale".
"Le abbiamo tentate tutte per riformare il Consiglio Nazionale; ogni volta siamo stati bocciati nel peggiore dei modi... Adesso invitiamo gli appartenenti al Gruppo Patriottico Siriano a dimettersi in massa", ha spiegato, rifiutandosi di fare cifre su quale potrebbe essere il numero delle potenziali defezioni.
Anche la Talli ha fatto parte del comitato esecutivo del Consiglio Nazionale Siriano. Ha affermato di aver deciso di dimettersi per non essere considerata corresponsabile degli scarsi risultati raggiunti dal Consiglio e dei suoi errori politici.
Labwani, un medico uscito a dicembre dal carcere dopo sei anni di detenzione, ha lasciato intendere che all'interno del Consiglio è in atto uno scontro per il potere, ma si è rifiutato di fornire ulteriori dettagli.
"Noi... speriamo di mettere in piedi una conferenza che cerchi il modo di realizzare un ombrello autenticamente democratico che raccolga tutte le forze dell'opposizione, non un qualcosa che cerchi di monopolizzare il potere", ha spiegato.

lunedì 12 marzo 2012

Le libere gazzette "occidentali" raccontano la modernità del Libano


Libano paese controverso dove coesistono integralismi di marca religioso e improvvisi slanci di modernità:
ecco una sfilata di lingerie presso la stazione sciistica di Mzaar (Reuters)


Non resta che prendere atto di quello che riferisce l'ignoto gazzettinista del Corriere della Sera.
Il Corriere della Sera, per intenderci, è la gazzetta moderata che ha diffuso per anni le secrezioni di Oriana Fallaci e di Magdi Allam tenendo in conto di terrorista chiunque osasse riderne.
Questa roba a Mzaar è una specie di appuntamento annuale di cui il gazzettaio riferisce ogni volta con puntiglio e accuratezza. Quindi è giusto concluderne che secondo i gazzettieri modernità in Libano -ma anche altrove- sta a significare "giovani donne poco vestite che si aggirano in mezzo alla neve".
Secondo gazzettieri della stessa risma, integralismo di marca religiosa invece significa "fare tutto quello che dovrebbe fare un governo, dal raccogliere i rifiuti al far funzionare gli ospedali fino al rimettere in sesto le scuole".
Non c'è altro da aggiungere.

sabato 10 marzo 2012

Achille Totaro, un erudito poliedrico che passa dalla storiografia alla geopolitica


Secondo i dati disponibili lo stato che occupa la penisola italiana riconosce a chi si procura un seggio nella sua camera alta circa cinquemila euro al mese di indennità netta.
La maggioranza dei sudditi deve lavorare sul serio per almeno tre mesi solo per avvicinarsi ad una simile cifra.
Nonostante il principio di realtà giochi pesantemente contro la nostra ipotesi, nulla vieta di pensare che questo non faccia sorgere in qualche remotissimo e dimenticato angolo di alcune coscienze qualcosa di simile ad un senso di colpa, dal quale è d'uso liberarsi dando intendere a se stessi e soprattutto agli altri che almeno qualche volta si è in grado di comportarsi anche in modo costruttivo.
In caso contrario i sudditi sarebbero portati a svalutare pesantemente l'azione dell'elettorato passivo e delle figure che ne fanno parte: nel caso di Achille Totaro, ad esempio, potrebbero concludere che questa somma gli viene riconosciuta essenzialmente perché è grasso.
E perché è di Scandicci.
Consapevolissimi dell'eventualità, gli occupanti della camera alta si danno da fare -quando non sonnecchiano, non consumano alcolici e salumi durante le sessioni di assemblea, quando non frequentano ristoranti ed altri luoghi di piacere- fornendo innanzitutto materiali pubblicabili ai loro gazzettieri di riferimento. Considerando soltanto gli ultimissimi sviluppi del caso specifico, nel febbraio 2012 Achille Totaro ha cercato di dare prova delle proprie competenze in materia di storiografia contemporanea. Una questione sulla quale ci siamo già espressi con un po' più di completezza, se non altro perché abbiamo evitato di giudicare un saggio di storia limitandone la lettura alle prime sette righe della prefazione.
Il problema, con le gazzette, è che le questioni da esse sollevate lasciano il tempo che trovano in pochi giorni, se non in poche ore: uno dei peraltro frequenti casi in cui questo non succede si verifica quando i materiali forniti da qualche elettore passivo rientrano in un'operazione di linciaggio mediatico o in una campagna stampa. Allora, qualsiasi idiozia venga escreta da certi ben vestiti riempie l'agenda setting da un mese all'altro. Tuttavia si tratta di casi non sempre prevedibili: la visibilità mediatica intesa come giustificativo per il proprio ben retribuito operato richiede dunque un rapporto con i gazzettieri pressoché continuo ed una considerevole dose di quella inventiva miserabile che insieme ai comportamenti abietti, alla viltà e alla propensione agli atti delatori da oltre dieci anni costituisce una sorta di marchio distintivo della politica "occidentalista".
Nel marzo 2012 la visibilità mediatica di Achille Totaro ristagna nuovamente, dopo la su ricordata performance da critico storiografico.
Per fortuna gli è venuta incontro la cronaca.
Da qualche settimana due fucilieri di marina appartenenti alle forze armate dello stato che occupa la penisola italiana sono detenuti nello stato del Kerala, nella Repubblica dell'India.
Negli ultimi anni è ritornato in uso di imbarcare militari con armi leggere sulle navi a rischio pirateria: i fucilieri sono accusati di aver ucciso due cittadini della Repubblica dell'India e sono stati presi in consegna dalle autorità indiane.
La voce corrente sulle gazzette attribuisce loro un ruolo che sta tra la merce di scambio ed il capro espiatorio nel contesto di una elezione suppletiva locale. I ben nutriti esponenti dell'elettorato passivo "occidentalista", Achille Totaro in testa, hanno invece statuito che si tratta di una "ingiusta detenzione" accusando gli avversari politici di "vergognarsi" dei loro militari.
La contromisura messa in atto dagli "occidentalisti" è di sicurissima efficacia e certamente capace di una profonda influenza sugli eventi. Uno striscione appeso fuori da una sede di "partito".

Achille Totaro ed altri ben vestiti durante la durissima attività lavorativa quotidiana.

La cosa ispira una lunga serie di riflessioni.
In primo luogo le critiche agli avversari politici sono ingiuste: l'esposizione di materiali paragonabili, ad esempio in occasione della "rivoluzione verde" che ci si augurava minasse dalle fondamenta le istituzioni della Repubblica Islamica dell'Iran o in concomitanza con il caso mediatico legato a Sakineh Mohammadi Ashtiani documentano in modo evidente il fatto che i sedicenti avversari politici degli "occidentalisti" sono capaci di dare prova di altrettanta starnazzante incompetenza.
In secondo luogo la classe politica dello stato che occupa la penisola italiana, di concerto con il panorama gazzettiero, ha per molti anni utilizzato vicende dello stesso genere per trarre legittimazione e voti. Il volume di Carlo Corbucci "Il terrorismo islamico, falsità e mistificazione" raccoglie 1740 pagine di atti processuali che rendicontano in grande maggioranza vicende di questo tipo, iniziate con arresti plateali e mediaticamente sfruttati fino all'esasperazione e finiti a sentenza nell'indifferenza generale, nella grandissima maggioranza dei casi dopo che la valanga di accuse da ergastolo rovesciata sulle vittime sacrificali era stata derubricata in modo massiccio.
A volte la macchina da linciaggio a servizio della politicia "occidentalista" non ha avuto neppure bisogno di andare a cercare all'estero. In un caso specifico fu orchestrata una intera campagna di denigrazione mediatica e giudiziaria per arrestare col massimo riscontro gazzettiero possibile tre sudditi dello stato che occupa la penisola italiana e due cittadini della Repubblica di Turchia.
I primi furono rimessi in libertà con tante scuse dopo qualche settimana, i secondi -che non avevano certo ammazzato qualcuno- condannati ad anni di carcere senza che la Repubblica di Turchia ne avesse neppure chiesto l'estradizione per accuse tanto discutibili che a pena scontata è stato concesso ad uno lo status di rifugiato politico, all'altro l'espulsione verso la Germania. Per arrivare a questo fondamentale e strepitoso risultato l'apparato repressivo dello stato che occupa la penisola italiana svolse cinquantaseimila ore di intercettazioni telefoniche, cinquemila ore di intercettazioni ambientali, duemilacinquecento di servizi di osservazioni, controllo e pedinamento, duemila ore di riprese filmate, diecimila ore di intercettazioni telematiche e seicento ore di decodifica di dati informatici. Settantacinquemila ore di lavoro, milioni di euro solo in questo caso. E i casi simili, solo negli ultimi anni, sono stati decine.
In terzo luogo è giusto e doveroso additare a chi legge le motivazioni di tanto striscionesco affannarsi, e soprattutto certi non detti che sono ricorrenti nella weltanschauung "occidentalista". Parlando al deserto come e più del solito -il muro di indifferenza con cui Firenze reagisce a certi argomenti è lodevolmente solido- Il PDL ciancia di "ideologia e schizofrenia di atteggiamenti" ricorrendo al linguaggio medico e psichiatrico con cui la propaganda totalitaria è da sempre solita delegittimare gli avversari, e dimenticando ovviamente di far presente che a differenza di altri fortunati intestatari di striscioni i fucilieri di marina sono comunque prigionieri di uno stato sovrano e non di un qualche gruppo od organizzazione armata priva di riconoscimento.
Va ricordato che la Repubblica dell'India è una potenza nucleare ed industriale in piena ascesa, le cui forze armate contano su un milione e trecentoventicinquemila uomini in servizio e su un altro milione e centocinquantacinquemila riservisti, più oltre due milioni di paramilitari. Asserire -cosa che non ci meraviglierebbe affatto, dati i "valori" propugnati dagli "occidentalisti"- che qualche taumaturgico suprematismo razziale esima i sudditi armati che lo stato che occupa la penisola italiana impiega in zona da intromissioni anche pesanti non può avere dunque alcuna pretesa di realismo, al pari di qualsiasi cosa e di qualunque argomento gli "occidentalisti" sfiorino nelle loro produzioni mediatiche.
Avendo con ogni evidenza altro tempo da sprecare ed altre figuracce da raccogliere, gli "occidentalisti" di Firenze hanno invitato la cittadinanza ad aderire via mail all'iniziativa.
Ci siamo premurati di seguire il loro consiglio.
Il testo delle e-mail che abbiamo inviato ai vertici dell'amministrazione è di segno opposto a quello auspicato dai patrocinatori.

From: info@iononstoconoriana.com
To: sindaco@comune.fi.it; presidenza.consiglio@comune.fi.it
Object: NO allo striscione per i fucilieri di marina

Signori,

a seguito dell'invito rivolto alla cittadinanza dai vertici del PDL fiorentino, con la presente Vi comunichiamo che non teniamo affatto all'affissione nelle sedi istituzionali di uno striscione dedicato a Salvatore Girone e Massimiliano Latorre.
Gli striscioni vanno bene per le partite di pallone, non per la geopolitica.
Il fatto che il PDL mostri una abituale propensione a confondere l'una con l'altra è rivelatore del fatto che i suoi elettori, per tacere dei suoi esponenti di ogni livello, farebbero appunto meglio a limitare il proprio interesse al pallone, lasciando i rimanenti campi dello scibile a chi sia in grado di profondervi non diciamo delle autentiche competenze, ma almeno un minimo di sincera dedizione.

Saluti.

giovedì 8 marzo 2012

Firenze. "Renzi per te la P38", firmato con la stella a cinque punte


La popolazione fiorentina è nota per il suo altruismo. In una notte di marzo qualche altruista ha pensato anche ai gazzettieri e al loro rischio di asfissia e soprattutto di inedia. Se non ci sono un giorno sì e l'altro anche i giridivite e le tolleranzezzèro contro insihurezzeddegràdo da sciorinare ai sudditi, il rischio è che il pubblico si azzardi ad andare in cerca di notizie vere. Un'eventualità deprecabile come poche altre.
Sicché qualcuno che ama i gazzettieri e non tollera la prospettiva di saperli digiuni, è andato a scrivere su un muro un qualche cosa che mette insieme un certo Renzi -presumibilmente il Matteo Renzi che riveste il ruolo di primo cittadino, quello che le gazzette avversarie e qualche volta anche quelle amiche ritraggono sempre a bocca semiaperta- con una certa arma di produzione tedesca.
E ha firmato tutto con una stella a cinque punte: a Firenze non si è mai sentito di roba del genere firmata con il מגן דוד ed anche המוסד, che non è né nuovo né restio all'uso di certi sistemi, di solito manifesta le proprie intenzioni in modo infinitamente più discreto.
L'episodio in sé è insignificante al pari di mille altri dello stesso genere. Le decine di attestazioni di solidarietà piovute all'istante addosso a Matteo Renzi, il boiscàut in quota PD senza la L che riveste la carica su precisata, fanno comodo come scusa per riprodurre un vecchio ed eloquente post di Miguel Martinez.


Pennarellarne uno per stanarne cento
(Miguel Martinez, 27 febbraio 2007)

Allora, un ragazzino prende un pennarello e disegna una stella a cinque punte e le lettere BR (che si leggono "buuu!") vicino al citofono di Carlo Rossella, il direttore del TG5.
Per chi ha la memoria lunga, Carlo Rossella è il signore che spacciò il dossier-bufala sulle "armi di distruzione di massa irachene" all’ambasciata statunitense a Roma.[1] I circa 650.000 morti in Iraq dopo non sono tutti merito suo, ma buona parte sì.
Il giorno prima, un altro ragazzino, o forse lo stesso, ha scritto "GIORDANO RAUS" sotto casa dell’omonimo sub-Bertinotti e ha disegnato uno/a svastica: miracolosamente per il verso giusto e senza snodi sbagliati.

Ecco quello che succede dopo:

20.59.00-(ADNK) TERRORISMO: PENATI, CONTRO ROSSELLA IGNOBILE INTIMIDAZIONE
20.54.00-(ANSA) TERRORISMO: DA UIL PIENA SOLIDARIETA’ A ROSSELLA
20.50.00-(DIRE) BR. RUTELLI TELEFONA A ROSSELLA
20.50.00-(DIRE) BR. RUTELLI TELEFONA A ROSSELLA
20.42.00-(ADNK) TERRORISMO: LUMIA (DS), SOLIDARIETA’ A CARLO ROSSELLA
20.42.00-(ANSA) TERRORISMO: MARRAZZO, SOLIDARIETA’ A ROSSELLA
20.33.00-(DIRE) BR. SCAJOLA: TENERE ALTA LA GUARDIA CONTRO I FIANCHEGGIATORI
20.33.00-(DIRE) BR. SCAJOLA: TENERE ALTA LA GUARDIA CONTRO I FIANCHEGGIATORI
20.30.00-(DIRE) BR. MELONI: CONTRO ROSSELLA GRAVE GESTO INTIMIDATORIO
20.30.00-(DIRE) BR. MELONI: CONTRO ROSSELLA GRAVE GESTO INTIMIDATORIO
20.30.00-(ADNK) TERRORISMO: GIORGIA MELONI, PIENA SOLIDARIETA’ A ROSSELLA
20.18.00-(ANSA) TERRORISMO: L.MORATTI, CON MILANESI VICINA A CARLO ROSSELLA
20.15.00-(ANSA) TERRORISMO:FOLLINI, SOLIDARIETA’ A ROSSELLA, ALTA LA GUARDIA
20.13.00-(ADNK) TERRORISMO: MORATTI, A ROSSELLA SOLIDARIETA’ MIA E DEI MILANESI
20.13.00-(DIRE) BR. FOLLINI: SOLIDARIETA’ A ROSSELLA
20.13.00-(DIRE) BR. FOLLINI: SOLIDARIETA’ A ROSSELLA
20.09.00-(ADNK) TERRORISMO: LUMIA (DS), IGNOBILE INTIMIDAZIONE A ROSSELLA
20.08.00-(ANSA) TERRORISMO: SCAJOLA;INTIMIDAZIONE A ROSSELLA,NO MINIMIZZARE
20.06.00-(ADNK) TERRORISMO: SCAJOLA SOLIDALE CON ROSSELLA, SEGNALE DA NON MINIMIZZARE
20.00.00-(ASCA) ROSSELLA: BASSOLINO, VITTIMA GESTO INTIMIDATORIO
20.00.00-(ADNK) TERRORISMO: UIL, PIENA SOLIDARIETA’ A CARLO ROSSELLA
19.56.00-(ADNK) TERRORISMO: FOLLINI, SOLIDARIETA’ A ROSSELLA TENERE ALTA LA GUARDIA
19.48.00-(ADNK) TERRORISMO: POLVERINI, SOLIDARIETA’ A CARLO ROSSELLA
19.48.00-(ANSA) TERRORISMO: BERTINOTTI, SOLIDARIETA’ E VICINANZA A ROSSELLA
19.47.00-(ASCA) ROSSELLA: SOLIDARIETA’ DI LONARDO E DEL CONSIGLIO REGIONALE CAMPANO
19.46.00-(ANSA) TERRORISMO: BARBATO, SOLIDARIETA’ A GIORDANO E ROSSELLA
19.43.00-(DIRE) BR. BERTINOTTI: AFFETTUOSA SOLIDARIETA’ A ROSSELLA
19.43.00-(DIRE) BR. BERTINOTTI: AFFETTUOSA SOLIDARIETA’ A ROSSELLA
19.39.00-(ASCA) ROSSELLA: CICCHITTO, AVVERTIMENTO CHE NON VA SOTTOVALUTATO
19.36.00-(ASCA) ROSSELLA: LA SOLIDARIETA’ DI BERTINOTTI, GESTO VILE E INSENSATO
19.35.00-(ANSA) TERRORISMO: VITO (FI), PIENA SOLIDARIETA’ A ROSSELLA
19.35.00-(ASCA) ROSSELLA: RONCHI, DA AN PIENA SOLIDARIETA’ AL DIRETTORE DEL TG5
19.34.00-(DIRE) BR. CESA: SOLIDARIETA’ A ROSSELLA, NON ABBASSARE LA GUARDIA
19.34.00-(DIRE) BR. CESA: SOLIDARIETA’ A ROSSELLA, NON ABBASSARE LA GUARDIA
19.33.00-(ADNK) TERRORISMO: SOLIDARIETA’ BERTINOTTI A ROSSELLA
19.32.00-(ANSA) TERRORISMO:PRC SENATO, SOLIDARIETA’ A GIORDANO E ROSSELLA
19.32.00-(ANSA) TERRORISMO: MATTEOLI,SOLIDARIETA’ DA SENATORI AN A ROSSELLA
19.30.00-(ANSA) TERRORISMO: SOLIDARIETA’ DAI PARLAMENTARI LOMBARDI DI FI
19.29.00-(DIRE) TERRORISMO. CHITI: ATTI INTOLLERABILI CONTRO GIORDANO E ROSSELLA
19.29.00-(DIRE) TERRORISMO. CHITI: ATTI INTOLLERABILI CONTRO GIORDANO E ROSSELLA
19.29.00-(ANSA) TERRORISMO: RONCHI, AN SOLIDALE CON CARLO ROSSELLA
19.29.00-(ANSA) TERRORISMO: MARINI TELEFONA A ROSSELLA, SOLIDARIETA’
19.28.00-(ASCA) ROSSELLA: CHITI, ATTI INTOLLERABILI CHE VANNO COMBATTUTI IN MODO UNANIME
19.26.00-(ASCA) ROSSELLA: CESA, MAI ABBASSARE LA GUARDIA CONTRO TERRORISMO
19.21.00-(ANSA) TERRORISMO: LOIERO, NON SOTTOVALUTARE MINACCE A ROSSELLA
19.21.00-(ADNK) TERRORISMO: VITO (FI), SOLIDARIETA’ A CARLO ROSSELLA
19.20.00-(ANSA) TERRORISMO: CHITI, SOLIDARIETA’ A GIORDANO E ROSSELLA
19.20.00-(ANSA) TERRORISMO: BASSOLINO, ROSSELLA VITTIMA DI UN GESTO IGNOBILE
19.20.00-(ANSA) TERRORISMO:PRODI CHIAMA ROSSELLA, SCONCERTO E PREOCCUPAZIONE
19.14.00-(ADNK) TERROISMO: CICCHITTO, SOLIDARIETA’ A ROSSELLA
19.12.00-(ADNK) TERRORISMO: SOLIDARIETA’ RONCHI A ROSSELLA
19.05.00-(ADNK) TERRORISMO: DELLA VEDOVA SOLIDALE CON ROSSELLA, STRANO SILENZIO FNSI
19.04.00-(ASCA) ROSSELLA: BOSELLI, PREOCCUPATI PER GESTI CHE CREANO CLIMA PESANTE
19.04.00-(ADNK) TERRORISMO: CESA, CONTRO ROSSELLA GRAVE ATTO INTIMIDATORIO
19.00.00-(ADNK) TERRORISMO: BOSELLI, SOLIDARIETA’ A ROSSELLA
18.59.00-(ADNK) TERRORISMO: BASSOLINO, ROSSELLA VITTIMA DI GESTO IGNOBILE
18.55.00-(ANSA) TERRORISMO: TAJANI, A ROSSELLA SOLIDARIETA’ EURODEPUTATI FI
18.52.00-(ASCA) ROSSELLA: BONDI, ORA E’ IMPORTANTE NON ABBASSARE LA GUARDIA
18.46.00-(ANSA) TERRORISMO: DELLA VEDOVA, STRANO SILENZIO FNSI SU ROSSELLA
18.46.00-(ANSA) TERRORISMO: REALACCI, CONTRO ROSSELLA GESTO INTOLLERABILE
18.45.00-(ADNK) TERRORISMO: LANDOLFI, SOLIDARIETA’ A GIORDANO E ROSSELLA
18.45.00-(ADNK) TERRORISMO: BONDI,SOLIDARIETA’ A ROSSELLA
18.44.00-(ASCA) ROSSELLA: TELEFONATA DI SOLIDARIETA’ DI MARINI
18.44.00-(ANSA) TERRORISMO: BONDI, NON ABBASSARE LA GUARDIA
18.42.00-(ANSA) TERRORISMO: STELLA A 5 PUNTE SOTTO CASA ROSSELLA, INDAGINI
18.41.00-(ADNK) NOTIZIE FLASH: 3/A EDIZIONE – LA CRONACA
18.39.00-(ANSA) TERRORISMO: FORMIGONI, ROSSELLA NON SI FARA’ INTIMIDIRE
18.38.00-(ADNK) TERRORISMO: MIGLIORE, CONTRO ROSSELLA VILE INTIMIDAZIONE
18.34.00-(ASCA) ROSSELLA: FRANCESCHINI, C’E’ CLIMA CHE VA COMBATTUTO DA TUTTI
18.31.00-(ANSA) TERRORISMO: FRANCESCHINI, SOLIDARIETA’ A ROSSELLA
18.31.00-(ADNK) TERRORISMO: REALACCI, CONTRO ROSSELLA GESTO INTOLLERABILE
18.31.00-(ADNK) TERRORISMO: CAMPANIA, SOLIDARIETA’ A ROSSELLA DA CONSIGLIO REGIONALE
18.31.00-(ADNK) TERRORISMO: FRANCESCHINI (ULIVO), SOLIDARIETA’ A CARLO ROSSELLA
18.30.00-(ASCA) ROSSELLA: PIENO SOSTEGNO MEDIASET A DIRETTORE TG5
18.29.00-(ANSA) TERRORISMO:LA LOGGIA,SOLIDARIETA’ A ROSSELLA, CLIMA TENSIONE
18.28.00-(ADNK) TERRORISMO: LA LOGGIA, SOLIDARIETA’ A ROSSELLA
18.27.00-(ADNK) NOTIZIE FLASH: 3/A EDIZIONE (ORE 18.30) – I TITOLI
18.27.00-(ADNK) TERRORISMO: PRC SENATO, FORTE SOLIDARIETA’ A GIORDANO E ROSSELLA
18.24.00-(ADNK) TERRORISMO: LA SOLIDARIETA’ DI GASBARRA A ROSSELLA
18.23.00-(ADNK) TERRORISMO: TAJANI, SOLIDARIETA’ A ROSSELLA
18.17.00-(ANSA) TERRORISMO: LANDOLFI, SOLIDARIETA’ A GIORDANO E ROSSELLA
18.17.00-(ASCA) ROSSELLA: CASTELLI, ATTI VILI PER CAMPAGNA ODIO CONTRO LA CDL
18.15.00-(ANSA) TERRORISMO: MEDIASET, ‘AL FIANCO DI CARLO ROSSELLA’
18.15.00-(ASCA) ROSSELLA: PECORARO, SERVE MASSIMA UNITA’ CONTRO ATTI VIGLIACCHI
18.13.00-(ANSA) TERRORISMO: MIGLIORE, SOLIDARIETA’ GRUPPO PRC A ROSSELLA
18.11.00-(ANSA) TERRORISMO: PECORARO, PROFONDA SOLIDARIETA’ A ROSSELLA
18.10.00-(ANSA) TERRORISMO: LONARDO, PIENA SOLIDARIETA’ A CARLO ROSSELLA
18.10.00-(ADNK) TERRORISMO: PECORARO, PROFONDA SOLIDARIETA’ A ROSSELLA
18.08.00-(ASCA) ROSSELLA: LANDOLFI, EPISODI ESECRABILI CHE NON VANNO SOTTOVALUTATI
18.08.00-(DIRE) BR. PECORARO: PROFONDA SOLIDARIETA’ A ROSSELLA
18.08.00-(DIRE) BR. PECORARO: PROFONDA SOLIDARIETA’ A ROSSELLA
18.05.00-(ADNK) TERRORISMO: SOLIDARIETA’ DI FORMIGONI A CARLO ROSSELLA
18.02.00-(DIRE) BR. CASTELLI: MINACCE A ROSSELLA PER CAMPAGNA ODIO CONTRO CDL
18.01.00-(DIRE) BR. CASTELLI: MINACCE A ROSSELLA PER CAMPAGNA ODIO CONTRO CDL
18.00.00-(ANSA) TERRORISMO: SCHIFANI, ROSSELLA NON SI FARA’ INTIMORIRE
17.57.00-(ANSA) TERRORISMO: MARTUSCIELLO, SENTITA SOLIDARIETA’ A ROSSELLA
17.56.00-(ANSA) TERRORISMO: CASTELLI,TUTTA LA SOLIDARIETA’ A ROSSELLA
17.47.00-(ADNK) TERRORISMO: CASTELLI, SOLIDARIETA’ A ROSSELLA
17.45.00-(ANSA) TERRORISMO: VELTRONI, SOLIDARIETA’ A ROSSELLA
17.43.00-(DIRE) BR. VELTRONI A ROSSELLA: NESSUNA INTIMIDAZIONE TI CONDIZIONERA’
17.43.00-(DIRE) BR. VELTRONI A ROSSELLA: NESSUNA INTIMIDAZIONE TI CONDIZIONERA’
17.41.00-(DIRE) BR. BONANNI: SOLIDARIETA’ A ROSSELLA, TENIAMO ALTA LA GUARDIA
17.41.00-(DIRE) BR. BONANNI: SOLIDARIETA’ A ROSSELLA, TENIAMO ALTA LA GUARDIA
17.39.00-(ANSA) TERRORISMO: EVANGELISTI, PIENA SOLIDARIETA’ A ROSSELLA
17.38.00-(ANSA) TERRORISMO: COSSIGA, SOLIDARIETA’ A ROSSELLA
17.35.00-(ADNK) TERRORISMO: SOLIDARIETA’ DI VELTRONI A ROSSELLA
17.34.00-(ASCA) ROSSELLA: SCHIFANI, NON SI LASCERA’ INTIMORIRE
17.34.00-(ANSA) TERRORISMO: DA MASTELLA SOLIDARIETA’ A ROSSELLA
17.33.00-(ASCA) ROSSELLA: VELTRONI, NON SI FARA’ CONDIZIONARE DA INTIMIDAZIONI
17.33.00-(ADNK) TERRORISMO: SOLIDARIETA’A ROSSELLA DA ASSOCIAZIONE LOMBARDA GIORNALISTI
17.28.00-(ADNK) TERRORISMO: BONAIUTI, DA FI SOLIDARIETA’ A ROSSELLA
17.27.00-(ADNK) TERRORISMO: BONANNI, SOLIDARIETA’ A ROSSELLA
17.25.00-(ADNK) TERRORISMO: SCHIFANI, ROSSELLA NON SI LASCERA’ INTIMORIRE
17.21.00-(ASCA) ROSSELLA: MASTELLA, NON CI FAREMO INTIMIDIRE DA CHI VUOLE NUOVI ANNI BUI
17.20.00-(ANSA) TERRORISMO: CICCHITTO, NON SOTTOVALUTARE MINACCIA A ROSSELLA
17.19.00-(DIRE) BR. MASTELLA: ROSSELLA VITTIMA DI UN GRAVE ATTO DI INTIMIDAZIONE
17.19.00-(DIRE) BR. MASTELLA: ROSSELLA VITTIMA DI UN GRAVE ATTO DI INTIMIDAZIONE
17.15.00-(ADNK) TERRORISMO: MASTELLA, SOLIDARIETA’ A ROSSELLA
17.12.00-(ADNK) TERRORISMO: CUILLO (DS), SOLIDARIETA’ A GIORDANO E ROSSELLA
17.08.00-(DIRE) TERRORISMO. CUILLO: SOLIDARIETA’ A GIORDANO E ROSSELLA
17.08.00-(DIRE) TERRORISMO. CUILLO: SOLIDARIETA’ A GIORDANO E ROSSELLA
17.06.00-(ANSA) TERRORISMO: CUILLO (DS), SOLIDALI CON GIORDANO E ROSSELLA
17.04.00-(ANSA) TERRORISMO: ROSSELLA, NON MI FACCIO INTIMIDIRE DA UNA STELLA(2)
17.03.00-(ADNK) TERRORISMO: MATTEOLI, SENATORI AN SOLIDALI CON ROSSELLA
17.00.00-(ASCA) ROSSELLA: MATTEOLI, SENATORI AN SOLIDALI PER VILE INTIMIDAZIONE
16.50.00-(ASCA) ROSSELLA: DILIBERTO, SOLIDARIETA’ PER VILE INTIMIDAZIONE
16.47.00-(ANSA) TERRORISMO: ROSSELLA, NON MI FACCIO INTIMIDIRE DA UNA STELLA
16.46.00-(ANSA) TERRORISMO: BONAIUTI, DA FI SOLIDARIETA’ A ROSSELLA
16.45.00-(DIRE) BR. BONAIUTI A ROSSELLA: NESSUNO TI FERMERA’
16.45.00-(DIRE) BR. BONAIUTI A ROSSELLA: NESSUNO TI FERMERA’
16.44.00-(ANSA) TERRORISMO: DILIBERTO (PDCI), SOLIDARIETA’ A ROSSELLA
16.43.00-(DIRE) BR. DILIBERTO: SOLIDARIETA’ A ROSSELLA, FORTE PREOCCUPAZIONE
16.43.00-(DIRE) BR. DILIBERTO: SOLIDARIETA’ A ROSSELLA, FORTE PREOCCUPAZIONE
16.39.00-(ADNK) TERRORISMO: ROSSELLA, NON MI FACCIO INTIMIDIRE SPERO GESTO SOLO EMULATIVO
16.25.00-(ANSA) TERRORISMO: SOLIDARIETA’ GIORDANO A ROSSELLA
16.21.00-(ANSA) TERRORISMO: MURA (IDV), SOLIDARIETA’ A CARLO ROSSELLA
16.05.00-(ADNK) TERRORISMO: SOLIDARIETA’ A ROSSELLA DA CDR TG5
16.02.00-(ADNK) TERRORISMO: STELLA A CINQUE PUNTE SUL CITOFONO DI CARLO ROSSELLA
15.41.00-(ANSA) TERRORISMO: CDR TG5, SOLIDARIETA’ A ROSSELLA
15.33.00-(ASCA) ROSSELLA: GIORDANO, PROFONDA SOLIDARIETA’ AL DIRETTORE DEL TG5
15.17.00-(ASCA) ROSSELLA: LUSETTI, PIENA SOLIDARIETA’ A DIRETTORE TG5
15.07.00-(ANSA) TERRORISMO: LUSETTI, PIENA SOLIDARIETA’ A ROSSELLA
13.54.00-(ANSA) TERRORISMO: STELLA A CINQUE PUNTE SOTTO CASA CARLO ROSSELLA

A qualcuno serve un pennarellatore a domicilio?
Posso disegnare stelle a cinque punte, svastiche anche levogire, mezzelune islamiche con autentiche lettere arabe.
Non mi chiedete il simbolo di Hezbollah che è troppo complicato.

p.s. Pietro, i cui commenti sono un elemento di grande ricchezza per questo blog, ha colto esattamente il senso antropologico di questa sfilata di "solidarietà":
"La nuova, e quanto esteticamente più misera, etichetta di corte d’una casta d’ignobili, neppure di nobili decaduti. Sembra di sentire declamate quelle frasi da un gran camerlengo più sgarrupato dei pazziarelli di Napoli, e al posto di quello del bastone il suono “fesso”, non certo pieno, dei termini terrorismo/br e affini."

Nota:

[1] Si veda ad esempio Marco Travaglio, La scomparsa dei fatti, il Saggiatore, Milano, 2006, p. 126.