venerdì 24 settembre 2010

Mahmoud Ahmadinejad intervistato alla TV amriki



L'influenza "culturale" amriki, negli anni in cui le è stato consentito il massimo dispiegarsi ha fatto sì che anche nella penisola italiana una perdita di tempo televisiva di durata variabile, detta "talk show", acquisisse un'importanza fondamentale nella manipolazione dell'opinione pubblica e nel controllo del consenso. Un utilizzo intensivo di questo strumento e la ripresa delle sue istanze da una fitta corona di fonti mediatiche prossime agli interessi di chi ne organizza la messa in onda hanno caratterizzato praticamente tutta la comunicazione politica mainstream degli ultimi venti anni.
Il setting viene impostato in questo modo: da una parte c'è il cosiddetto ospite, il più delle volte un "avversario politico" da distruggere, dall'altra il conduttore o "moderatore". Solitamente, il conduttore non è dotato di alcuna vera competenza in merito agli argomenti da discutere; in compenso conosce molto bene una manciata di artifici retorici, qualche slogan ed alcune tecniche di denigrazione; dal punto di vista della committenza è essenziale che il conduttore riesca a non far percepire come credibile al pubblico alcuna delle tesi difese dall'ospite, presentate in ogni caso come specularmente opposte a quelle del committente, a loro volta designate come incarnazione stessa del pubblico bene e del buon governo. Davanti ad una troppo evidente impresentabilità delle istanze del committente, la trasmissione segue un andamento tale che la combinazione tra effetto recency ed effetto primacy, in questo duello fittizio, si articoli in modo da favorire in ogni modo la committenza.
Il mainstream peninsulare ha visto alternarsi nel ruolo di conduttore figure "occidentalisticamente" tipiche.
Una delle più note è rappresentata da un gazzettiere di repellente grassezza, negli scorsi anni incessantemente impegnato a dimostrare che chiunque asserisse atti come l'aggressione all'Iraq essere frutto di inqualificabile prevaricazione -e per giunta imbastiti su una assoluta mancanza di conoscenza della realtà e su una protervia senza limiti- non poteva che farlo perché nostalgico di regimi impresentabili.
Un altro caso è dato da un tizio occhialuto e manesco, sedicente critico d'arte, che tra i primi importò nella penisola italiana la moda amriki dell'aggredire fisicamente chiunque osasse contraddirlo. Simili comportamenti questo soggetto li ha messi in atto per anni nell'indulgenza generale, con avversari presumibilmente scelti tra individui poco inclini a rispondergli sfondandogli la cassa toracica a calci come avrebbe peraltro meritato, e come gli sarebbe sicuramente successo in contesti meno protetti e meno condiscendenti.
In altre parole, i talk show televisivi sono invariabilmente organizzati in modo da far giungere al pubblico i messaggi della committenza in merito a questioni che la committenza giudica rilevanti, non certo messaggi di individui od organizzazioni competenti in merito a questioni importanti di per sé.
Se pensiamo che l'ayatollah Khomeini dicono asserisse che i mass media dovevano essere "pieni di talento e svelare le macchinazioni del nemico", il caso dei talk show, tipico esempio di produzione "occidentalista", rappresenta esattamente qualcosa di opposto: cialtroneria asservita agli interessi del Nemico.
Almeno quando funzionano secondo le intenzioni della committenza; viceversa, le sorprese non mancano.

Una sera di settembre una roba del genere è andata in onda sul canale televisivo amriki CNN, specializzato in "news" o roba del genere.
Parti in campo, Mahmoud Ahmadinejad, presidente della Repubblica Islamica dell'Iran, nel ruolo di vittima designata, e tale Larry King nel ruolo del conduttore.
Di Mahmoud Ahmadinejad, in questa sede, si è a volte fornita traduzione dei discorsi pronunciati in pubblico, in modo che i lettori di questo blog potessero farsi in proprio un'idea di quanto appropriate fossero le accuse di antisemitismo, di negazionismo e simili che costituiscono il commento invariabile di qualunque cosa Ahmadinejad dica o faccia. Mahmoud Ahmadinejad utilizza per interpretare il reale una weltanschauung basata sull'Islam sciita, è sposato da decenni con la stessa donna ed ha uno stile personale e comunicativo basato su una sobrietà e su una concretezza a volte al limite dello spartano.
Sul conduttore è eloquente l'articolo in link da Wikipedia, una fonte che pure non è la Verità ma che accenna a "problemi legali di ordine finanziario" e cita per esteso gli 8 (otto) matrimoni di questo individuo, molto amrikanamente vittima di un imponente attacco cardiaco all'età di anni cinquantaquattro.

Lawrence Harvey Zeiger, detto Larry King. Quando le caricature non servono.

Giocherellare con le caricature ed i ritocchi fotografici è uno degli sport preferiti degli scribacchini "occidentalisti" più consapevoli del proprio minuscolo ruolo: le caricature del presidente Ahmadinejad in cui vengono accentuati gli aspetti scimmieschi della sua fisionomia costituiscono una produzione abbondante.
Non sappiamo se qualcuno abbia mai caricaturalizzato Larry King, ma una rapida occhiata ci porterebbe a concludere che non ve ne sia alcun bisogno.
Un'altra cosa da notare è che il corrente sentire "occidentalista" non trova alcunché da ridire circa i matrimoni in serie, come gli otto inanellati da King, mentre trova insopportabile l'idea dei matrimoni in parallelo, la cui pratica, asserita abituale e inevitabile, viene d'arbitrio e d'ufficio ascritta in blocco all'islàmme...
Qualcuno ha postato su Youtube il video della trasmissione ed un signore di nome Massimo Mazzucco ne ha fatto un rapido riassunto, che riportiamo di séguito. I commenti presenti su Youtube portano pressappoco alle sue stesse conclusioni.
Nessuno dei due contendenti si è lasciato andare a prodigi di logica o a dichiarazioni memorabili; l'importanza del filmato sta nel fatto che qualunque bellimbusto televisivo, per quanto ringhioso ed ammanicato sia, può essere messo meritatamente in condizioni di non nuocere da chi abbia un minimo di cognizione di causa e sia disposto ad utilizzare le stesse armi di chi viene pagato per denigrarlo in diretta.

E’ appena andata in onda sulla CNN l’intervista di Mahmoud Ahmadinejad realizzata da Larry King, in occasione della visita annuale alle Nazioni Unite del presidente iraniano. Contrariamente a quanto avvenuto l’anno scorso, quando King aveva intervistato Ahmadinejad cercando di restare super partes, in questa occasione il conduttore della CNN ha scelto di indossare chiaramente i panni dell’americano, attaccando il presidente iraniano in modo diretto e univoco, su tutte le questioni più importanti attualmente in discusione. In questo modo ha permesso ad Ahmadinejd di ribattere colpo su colpo, finendo per non concedere a King nemmeno un punto in tutta la partita.

Quando King ha chiesto di trattare in modo compassionevole i “turisti” americani che erano sconfinati per sbaglio in Iran un anno fa, Ahmadinejad ha risposto che la sicurezza nazionale viene prima di ogni altra cosa, e che gli Stati Uniti non si sarebbero certo comportati in modo diverso dal loro, in un caso simile.

Quando King ha chiesto notizie su un agente dell’FBI scomparso tre anni fa in Iran, Ahmadinejad ha risposto con tagliente ironia che “dovrebbe essere l’FBI a fare più attenzione a dove vanno a finire i suoi uomini.”

Quando King ha detto che “il mondo è preoccupato per la possibilitò che l’Iran venga in possesso di armi atomiche”, ...

... Ahmadinejad gli ha chiesto “che cosa intende esattamente, per ‘il mondo’?” E poi ha aggiunto, con il solito sorriso sornione: “A me risulta che il mondo sia molto grande, e che ci siano moltissimi paesi che non solo non si preoccupano affatto di questa eventualità, ma che vedono addirittura con favore lo sviluppo pacifico dell’energia atomica in Iran”.

Costretto a ridurre la sua definizione di “mondo” a Stati Uniti ed Israele, King si è sentito rispondere “E perchè mai noi dovremmo farci carico di tranquillizzare questo signor Netaniahu? Chi è costui, per meritare così tanta attenzione da parte nostra?” E poi ha aggiunto: “Anzi, a quel che ne so io Netaniahu è un criminale professionista, che ha uccisio decine di migliaia di civili innocenti, e che andrebbe processato davanti ad un tribunale internazionale. Invece voi siete qui a chiederci di farlo dormire tranquillo di notte”.

E quando King ha provato ad insistere sulla faccenda del rischio atomico, si è sentito rispondere che “la bomba atomica è l’arma più orribile di questo mondo. Non solo l’Iran non ce l’ha e non intende costruirla, ma bisognerebbe piuttosto disarmare al più presto chi la possiede, ovvero gli Stati Uniti e Israele. Sono loro a mettere per primi a repentaglio la sicurezza mondiale, mentre accusano gli altri di farlo.”

King a quel punto si è salvato in angolo, chiamando la pubblicità.

Nel segmento successivo King ha deciso di attaccare Ahmadinejad sul fronte dei diritti umani, accusandolo di non permettere le libere proteste in Iran. Per tutta risposta Ahmadinejad gli ha ricordato che poco tempo fa, a Pittsburgh, la polizia ha selvaggiamente caricato i dimostranti che protestavano contro il G8. “E lei mi vorrebbe dire – ha chiesto Ahmadinejad alla fine - che in America invece c’è la libertà di protestare?”

“Ma noi non li mettiamo in prigione!” ha provato a replicare King. “Ah no? – lo ha deriso Ahmadinejad – mi vuole forse dire che gli oltre 2 milioni e mezzo di cittadini attualmente in prigione in America sono tutti assassini, criminali o spacciatori di droga?”

A quel punto King ha pensato bene di ripiegare su quello che riteneva il suo asso nella manica, ovvero la famosa donna iraniana condannata alla lapidazione, ma anche in questo caso gli è andata male. Ahmadinejad gli ha risposto serafico che “prima di tutto la condana definitiva non è ancora stata emessa. In secondo luogo, quella della lapidazione è una storia falsa, inventata di sana pianta da un giornalista tedesco, e ripresa subito da tutti i media occidentali.”

Che fosse vero o no, King non ha saputo replicare, e anche in questo caso ha invocato la pubblicità.

Il terzo round è stato dedicato da Larry King ai rapporti con gli USA e alle sanzioni internazionali. Alla frase di King “Hillary Clinton ha detto che l’Iran sta soffrendo pesantemente per le sanzioni internazionali”, Ahmadinejad non ha saputo trattenere una mezza risata, e ha risposto che loro sono talmente abituati alle sanzioni, che incombono sull’Iran da circa 30 anni, che ormai non ci fanno più caso. “Anzi – ha aggiunto Ahmadinejad – tutte queste sanzioni hanno finito per stimolare la nostra fantasia, portandoci a trovare soluzioni sempre più nuove e produttive per la nostra economia. Piuttosto – ha aggiunto, diventando improvvisamente serio – mi spiega perchè gli Stati Uniti si permettono di applicare all’Iran sanzioni molto più gravi di quelle autorizzate ufficialmente dalle Nazioni Unite? Tutto questo non è illegale forse?”

Pubblicità.

L’ultimo round non poteva che essere dedicato ad Israele, e King è partito all’attacco, dicendo ad Ahmadinejad che “Fidel Castro di recente l’ha criticata per non saper riconoscer il giusto ruolo dell’antisemitismo nel mondo”.

“Guardi – ha replicato Ahmadinejad serafico – proprio ieri ho ricevuto un messaggio da Fidel Castro, il quale mi diceva che di non aver mai pronunciato quella frase. Le sue dichiarazioni sono state completamente distorte, come al solito, dalla stampa occidentale”. Mentre King barcollava, Ahmadinejad ne ha approfittato per contrattaccare: “Piuttosto, mi dica lei, perchè gli Stati Uniti continuano a proteggere e ad aiutare in modo così plateale lo stato di Israele?"

Fingendo ovvietà, King ha risposto: “Perchè sei, sette milioni di loro sono stati uccisi durante l’olocausto, noi siamo un paese umanitario, e li vogliamo aiutare”.

“Ah sì? – ha replicato Ahmadinejad con sarcasmo – davvero quello è il motivo? Allora lei vuole dire che, poichè è appena stato ucciso un milione di iracheni, i sopravvissuti hanno diritto di venire ad esempio in America, e costruire qui la loro nazione?”

King non sapeva più dove aggrapparsi, ma Ahmadinejad non gli ha dato tregua, aggiungendo: “Durante la guerra, se è solo per quello, sono morti 80 milioni di persone. Questo vuol dire che dobbiamo dare una terra a tutti i sopravvissuti di tutte quelle nazioni?”

Insomma, non c’è stato modo per l’esperto giornalista di portare a casa un solo punto per la sua “nazione”. Anzi, talmente esperto è Larry King, e talmente brutta è stata la figura che ha fatto con Ahmadinejad, che viene quasi il dubbio che l’anziano “Mr. Bretella” abbia deciso di immolarsi volontariamente, pur di permettere ad Ahmadinejad di dire cose che nessun altro al mondo ha il coraggio di dire. Lui compreso, probabilmente.

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