venerdì 7 maggio 2010

Di Casaggì, di coincidenze e di pallone travestito



Il gazzettaio del 6 maggio 2010, ed in particolare il repellente La Nazione di Firenze (quella della sihurezza, d'i'ddegrado e soprattutto degli errori di ortografia) ci comunica uno sviluppo in merito ad una questione di cui abbiamo già trattato, e che riguarda sostanzialmente una sedicente élite i cui appartenenti potrebbero tranquillamente essere non eletti, ma elisi in blocco dal corpo sociale senza che in esso venissero a crearsi vuoti di una qualche rilevanza sostanziale.
Come tutte le sedicenti élites, anche quella che parassita la città di Firenze ama circondarsi di manutengoli, yes men, zerbini, clientes, valletti, guardaspalle, camerazzi e servi di varia natura, varia prestanza e disparata provenienza.
Uno dei bacini di reclutamento più produttivi della città pare essere l'aggregato che si forma attorno al cosiddetto Calcio Storico, tradizione inventata della quale abbiamo già avuto occasione di trattare; l'ambiente del pallone travestito, come potremmo altrimenti definirlo, conta squadroni di individui maneschi e di abituale prepotenza, che come abbiamo più volte avuto modo di riferire utilizzano il contesto del pallone travestito per regolare pendenze e rancori maturati in un anno intero di lavori e lavoretti che coprono tutto l'areale compreso tra il furbesco, il nebuloso e lo scaltro.
Come abbiamo avuto modo di narrare in una precedente occasione, il pallone travestito è praticamente da sempre oggetto delle cure più sollecite di cui gli scaldapoltrone "occidentalisti" siano capaci; dalla difesa dell'indifendibile alla lode sperticata, passando ovviamente per curatissime e reiterate richieste di finanziamenti, le interpellanze, le mozioni e le interrogazioni in materia si sprecano ogni anno.
Allo stesso modo si sprecano le biografie di quanti partecipano al pallone travestito: individui la cui vita conosce alti e bassi degni di un pìcaro castigliano dei secoli andati, in qualche caso finite peggio di male ma più spesso infarcite di episodi come quelli che hanno condotto un certo Daniele Taddei fin oltre i cancelli di una certa struttura di via Minervini. La qualifica di "ex calciante" accompagna il nome di Daniele Taddei praticamente in tutti gli articoli che riguardano la sua vicenda, dall'assai poco eroico comportamento messo in atto in una discoteca di Firenze nel novembre passato ("...Ti schiaccio perché sei piccola...") agli ultimi sviluppi sul metodo utilizzato per discutere di donne con il gioiellier Gruosi nei pressi del Cavalli Club di piazza del Carmine.
Come siamo andati spiegando, l'ambiente del pallone travestito ha con quello dei guitti da rotocalco che fancazzano a Firenze un rapporto che fa dei suoi protagonisti tutt'al più dei comprimari; le possibilità che un qualche farneticante "ascensore sociale" possa trasportarne qualcuno dal peonaggio della selezzionallingrèsso fino ai tavolini del tempura di ostriche sono praticamente inesistenti, e si potrebbe dunque avere la tentazione di scorgere nello spicciativo venire alle mani di Daniele Taddei una qualche embrionale forma di giustizia sociale. Il problema è che un altro dato su cui il gazzettame insiste abbastanza è la definizione di "aduso agli scontri fisici" che comparirebbe sul secondo mandato d'arresto, notificato a Daniele Taddei mentre già si trovava nella condizione di prigioniero. L'espressione aduso agli scontri fisici, insieme al numero imbarazzante di episodi infarciti di violenza gratuita e demenziale in cui "calcianti" o "ex calcianti" si trovano coinvolti, fa concludere che il ricorso alle mani sia, per i taddei del pallone travestito, una pratica abituale che rende relativamente rischiosa anche la loro pura e semplice presenza, facendone quindi un attivo fattore d'insihurezza.
Per non parlare d'i'ddegrado.

Una coincidenza abbastanza curiosa è quella che abbiamo documentato con la screenshot in alto. A distanza di due giorni dall'arresto di Daniele Taddei per l'altruistica, generosa e rivoluzionaria motivazione che abbiamo riferito, il sito di Casaggì -sedicente "centro sociale di destra" con sede in via Maruffi a Firenze ed organico ad un partito "occidentalista"- presentava un un brano musicale con gli auguri per "un nostro fratello, militante di Casaggì da anni e camerata sempre presente al fianco di chi ne avesse bisogno" finito presumibilmente in carcere per motivi non specificati. E ancora: "I nostri amici. Gente poco raccomandabile, ma d'altronde ognuno si sceglie i propri".
Visto il monocorde impegno degli "occidentalisti" nel ravvisare l'insihurezza e i'ddegrado (e anche i'tterrorismo) in qualunque comportamento non contribuisca al loro reddito, un'asserzione del genere non è proprio il massimo in fatto di comportamenti coerenti, ma al mondo c'è ben di peggio.
Ora, saldamente in mani "occidentaliste" da anni ed anni, lo stato che occupa la penisola italiana sta diventando un immenso carcere per mustad'afin ed un'altrettanto immensa greppia per mustakbirin; il costante e deliberato impegno dell'esecutivo ad adeguarsi costantemente alle tendenze più deteriori fa guardare con favore e rispetto agli Stati Uniti d'AmeriKKKa, in cui il rapporto tra popolazione e prigionieri è tra i più alti del mondo e in cui autentici imperi economici si reggono sulla prigionia e sul lavoro di schiavi.
In un simile contesto si finisce in carcere con sempre maggiore facilità. Non vi sono dunque nessuna certezza e nessuna garanzia che il post, comparso il 26 aprile, si riferisca proprio ad una certa persona il cui arresto è riportato sulle gazzette di due giorni prima, nonostante la definizione di poco raccomandabile, in considerazione dei comportamenti cui sarebbe aduso, sembri praticamente ritagliata a misura.

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