lunedì 31 maggio 2010

Sulla nave turca abbordata dai sionisti


La marina sionista ha assalito ed abbordato in acque internazionali una delle navi che da giorni stava tentando di arrivare nella Gaza assediata con un carico di aiuti e di attivisti provenienti da mezzo mondo.
Le notizie, al momento in cui scriviamo, sono ancora frammentarie ma le responsabilità sioniste paiono talmente evidenti che anche le gazzetterie on-line più schierate (ovverosia tutte, visto che la copertura mediatica mainstream di quanto succede a Gaza è prossima allo zero) non hanno riservato troppo posto a giustificazioni messe a metà strada tra la favola per mentecatti e la menzogna pura e semplice.
Si può fin da ora, comunque, esprimere qualche prima considerazione.

"מה טוב ליהודים", quello che va bene per gli ebrei è l’unico parametro cui si attengono gli appartenenti ed i responsabili di una macchina bellica in servizio permanente ed ampiamente dotata di armamenti nucleari che ha la curiosa abitudine di autodefinirsi “l’unica democrazia del Medio Oriente”. Questo significa che per lo stato sionista l’unico confine all’arbitrarietà delle azioni è rappresentato dai limiti oggettivi delle possibilità militari.
I sionisti giustificano di solito operazioni come questa statuendo essere Hamas un’organizzazione terrorista. Detto dai propagandisti di uno stato nel cui martirologio fondante ci sono organizzazioni come l’Irgun o la Banda Stern, la cosa lascia peggio che indifferenti. Senza contare il fatto che l’establishment de “l’unica democrazia del Medio Oriente” pone abitualmente ogni sorta di ostacoli per impedire la fattiva azione politica di formazioni non sioniste, e che la leadership politica di Hamas a Gaza, neppure intaccata dalla guerra d'aggressione dello scorso anno, deriva dal sostegno popolare.
Per tutti i due mandati presidenziali dell’ubriacone amriki George Bush non ci sono stati pretesa, arbitrio o arroganza sionista che non abbiano trovato udienza e soddisfazione. Sparito Bush dalla scena lo stato sionista è stato in più casi ed in più sedi esortato a fare per lo meno finta di cambiare registro, senza alcun risultato. Il sospetto è che in ogni caso ad un bias mediatico filosionista apparentemente impossibile da stroncare, e che è evidentissimo soprattutto nei mass media che operano per indottrinare i sudditi dello stato che occupa la penisola italiana, le cancellerie stiano cominciando a pensarla in un altro modo e ad agire di conseguenza.
Fino a pochi mesi fa la Repubblica di Turchia era un partner di primaria importanza per i sionisti, anche dal punto di vista militare. L’abbordaggio del 31 maggio 2010 ha coinvolto una nave turca ed ha avuto come prima conseguenza la rottura dei rapporti diplomatici con la Repubblica di Turchia.

Infine, è possibile fare il più sgradito e scomodo dei paragoni.
Il 23 marzo 2007 un’imbarcazione armata inglese sconfinò nelle acque territoriali della Repubblica Islamica dell’Iran. La nave ed il personale militare a bordo furono presi prigionieri senza che venisse sparato un colpo, e le quindici persone tra marinai e fucilieri coinvolti nella faccenda furono trattati con ogni riguardo e liberati dopo una quindicina di giorni.
Il 31 maggio 2010 un’imbarcazione civile turca non ha sconfinato nelle acque territoriali di alcun paese. La nave ed i civili a bordo sono stati catturati con un blitz condotto con elicotteri e motoscafi d’assalto nel corso del quale sono morte almeno una ventina di persone.

La conclusione è molto lineare, anche se ci sorprenderemmo di trovarla riportata su un gazzettame permanentemente orchestrato al sostegno delle scuse che i sionisti portano a giustificativo, ed è che la Repubblica Islamica dell’Iran ha saputo tutelare la propria integrità territoriale e lo ha fatto con molta maggior fondatezza, in modo molto più costruttivo e rispettoso del diritto internazionale di quanto non faccia abitualmente l’entità statale sionista.
Nonostante la propaganda sia arrivata ad influenzare perfino la cartografia, in cui i territori palestinesi sono riportati con gli stessi segni convenzionali con cui i bantustan sudafricani erano riportati ai tempi dell'apartheid, Gaza non fa parte dello stato sionista e le navi di Freedom Flotilla non costituivano una minaccia per l'integrità territoriale di nessuno.
L'unico limite che i sionisti conoscono per il loro arbitrio è dato dalla realizzabilità militare delle loro istanze.

Mahmoud Ahmadinejad, autentico spauracchio per la propaganda "occidentalista", avrebbe commentato l'accaduto con le parole che seguono, dando l'ennesima prova di quel comportamento responsabile e di quel realismo che la propaganda tenta incessantemente di negargli: "L'atto inumano del regime sionista contro il popolo palestinese, e il fatto di impedire aiuti umanitari destinati alla popolazione di Gaza, non è un segnale di forza ma di debolezza di questo regime".

sabato 29 maggio 2010

Il Giornale della Toscana: "Renzi sostituisce il calcio storico con una corsa di cavalli"



La locandina de "Il Giornale della Toscana" è gialla.
Nel corso dei secoli il colore giallo è stato più volte usato come stigma ed ha finito anche per essere esposto da navi che avevano appestati a bordo. C'è dunque da pensare che la scelta del colore sia perfettamente rappresentativa dell'orientamento della pubblicazione e dei suoi contenuti.
Un titolo tanto curioso però merita un approfondimento. Cosa sarà mai successo?
Dopo una lettura accurata dell'articolo scritto da Fabio Scaffardi, si può concludere che non è successo assolutamente niente.
Tanto per cominciare il sindaco di Firenze (un Matteo Renzi di cui "Il Giornale della Toscana" ha frequente cura di pubblicare i primi piani meno riusciti) non si è occupato minimamente della questione. "La decisione ufficiale non è stata ancora presa dall'amministrazione", si legge, e si legge anche di "tre colori su quattro indisponibili a giocare".
Per chi non lo sapesse, la tradizione inventata del calcio storico (o del pallone travestito, come lo chiamano certi suoi denigratori) prevede la partecipazione di quattro masnade; i Rossi, i Verdi, i Bianchi e gli Azzurri. Nulla di nuovo: l'inventore della tradizione fu Alessandro Pavolini e con ogni probabilità si limitò a ricalcare i colori delle fazioni romane e bizantine che si aggregavano attorno alle corse dei carri. Quello che l'articolo si guarda bene dallo spiegare sono le motivazioni di tanta "indisponibilità".
Il pallone travestito è connotato da una rissosità proverbiale e demente che pervade per intero ed in permanenza l'ambiente e gli individui che vi gravitano attorno, spesso accomunati dall'utilizzo ordinario della violenza fisica e dal ricorso alla prevaricazione come quotidiano strumento di affermazione della propria personalità o di tutela dei propri interessi più o meno leciti. Secondo una certa gazzetta, gli scambi di quotidiane cortesie tra pallonieri travestiti sono arrivati alla mozzatura delle orecchie durante gli incontri veri e propri, ed ai colpi di pistola durante la guerra civile a bassa intensità che costituisce la loro realtà quotidiana.
Davanti allo spettacolo di bassa macelleria costituito nel corso degli anni da "partite" sempre più simili a regolamenti di conti, un'amministrazione comunale che questa roba la finanzia anche ha messo alcuni limiti precisati nel dodicesimo articolo del regolamento, che per partecipare a tutto il baraccone come "calciante" o come figurante storico impone tra l'altro le condizioni che seguono:

d)[...] Non aver riportato condanne anche non definitive, negli ultimi cinque anni, per i seguenti reati:
· associazione per delinquere, associazione al fine di commettere delitti contro la personalità dello Stato di cui al Titolo I, Capo I del libro II c.p;
· delitti contro l’incolumità pubblica di cui al Libro II, Titolo VI, Capo I e II del c.p.;
· delitti contro la moralità pubblica e il buon costume di cui al Libro II, Titolo IX del c.p.;
· omicidio volontario e preterintenzionale, rissa, lesioni personali dolose, omissione di soccorso;
· delitti contro la libertà personale e contro la libertà morale di cui agli artt. 605 e ss. del c.p.;
· delitti di rapina, estorsione, sequestro di persona, danneggiamento, truffa, usura e ricettazione;
· delitti e contravvenzioni per la detenzione abusiva di armi;
· produzione, detenzione e traffico illecito di sostanze stupefacenti e psicotrope;
e) non avere fra i carichi pendenti più di una sentenza di rinvio a giudizio per i reati di cui sopra.

Ciascuna "squadra" deve schierare ventisette individui tra i diciotto e i quarant'anni corrispondenti, tra l'altro, ai requisiti di cui sopra. E' molto significativo il fatto che la "indisponibilità" a "giocare" sia emersa soltanto negli ultimi anni, dopo l'entrata in vigore di un regolamento che la dice assai lunga in merito all'ambiente del pallone travestito e dei suoi fautori.

Come tutti sanno non esiste a Firenze nessuna realtà irritante, pericolosa, crudele, umiliante o semplicemente schifosa di cui gli "occidentalisti" non prendano all'istante le difese. In questo caso gli "occidentalisti" Francesco Torselli ed Emanuele Roselli hanno perso una splendida ed ennesima occasione per tacere. A loro detta il regolamento in vigore, sostanzialmente teso ad impedire ai pallonieri travestiti di sgozzarsi a vicenda o di presentarsi in piazza in condizioni corrispondenti ai criteri diagnostici che il DSM IV classifica ad F14.00 come caratterizzanti l'intossicazione da cocaina, "non gode dell'approvazione dei colori".
Chissà come mai.
Secondo Torselli e Roselli, mezzo mondo invidierebbe la "tradizione" fiorentina del pallone travestito, della quale quest'anno ricorrerebbe nientemeno che l'ottantesimo anniversario. Ora, di motivi per affermare che la tradizione del pallone travestito è frutto di pura e modernissima invenzione ce ne sono quanti se ne vogliono. Il vocabolo "tradizione" ha, proprio in Hobsbawm, una connotazione negativa che non ha, invece, il vocabolo "consuetudine".
Secondo quanto riportato da René Guénon nel suo Considerazioni sulla via iniziatica, ogni vera tradizione implicherebbe la trasmissione di un patrimonio intatto ed immutabile attraverso una serie di passaggi che deve perdersi nel tempo; dei percorsi iniziatici davvero tali deve essere ignoto il fondatore.
E' evidente che il pallone travestito risponde a criteri esattamente opposti, risultando tutt'altro che di remota antichità e tutt'altro che privo di un fondatore noto.
Una breve ricerca in rete conferma che il pallone travestito fu letteralmente inventato dall'Alessandro Pavolini suddetto, un individuo cui un'indubbia erudizione e gli elevati ineressi culturali non impedirono prima di trasformarsi in uno dei peggiori figuri del fascismo ferito a morte, e poi di finire fucilato come un cane.
L'essenza della tradizione come la intendeva Guénon si trova espressa in un testo cristiano chiamato "Prima lettera ai Corinzi", in cui compare la frase "Tradidi quod et accepi". La stessa che compare sulla tomba del fondatore della Fraternità Sacerdotale San Pio X.
Sarebbe interessante sapere in che modo un Emanuele Roselli che in campagna elettorale ha fatto tanto il cattolico trova il pallone travestito, con il bell'indotto e il magnifico ambientino che gli fanno da corollario, compatibile con la traditio come dovrebbe essere intesa dai cristiani e con le virtù di prudenza, giustizia, fortezza e soprattutto temperanza.
O se anche il pallone travestito, insieme a Corneliu Zelea Codreanu ed ai suoi estimatori, fa parte di quel patrimonio di "radici cristiane" di cui gli "occidentalisti" si sono, ovviamente a parole, autonominati difensori.

mercoledì 26 maggio 2010

La città di Prato difende vittoriosamente le sue radici cristiane



Anno 2009. La città toscana di Prato è governata dai "comunisti". Crisi economica, peggioramento del tenore di vita e delle prospettive, file all'ufficio per l'impiego, suicidi a decine.
Anno 2010. La città toscana di Prato è governata dagli "occidentalisti". Crisi economica, peggioramento del tenore di vita e delle prospettive, file all'ufficio per l'impiego, suicidi a decine.

Ma questo lo sanno tutti. Così come tutti sanno che la pubblicità fotografata qui sopra, che accoglie chiunque esca dall'autostrada in località Prato Est, non costituisce affatto una novità. Avemmo occasione di annotare la presenza di inviti alla virtù cardinale della temperanza almeno sei mesi fa; da allora le cose sono ovviamente cambiate in peggio, e questo dimostra come minimo che nonostante le buone intenzioni della Lega Nord la difesa "occidentalista" d'i'ccrocifìsso e delle radicicristiane a Prato sta andando peggio di male.
Ammesso che la cosa interessi davvero, perché l'assoluta inconsistenza dell'"occidentalismo" non lascia certo posto alla serietà, neppure a questi livelli.

lunedì 24 maggio 2010

Le Misericordie e i lager: gazzette e realtà



Una notte di maggio qualcuno ha distrutto due vecchie carcasse in uso ad un'organizzazione di volontariato fiorentina chiamata "Misericordia di Rifredi", e su un paio di altri automezzi ha scritto quello che pensava dei campi di concentramento e di chi collabora a farli funzionare.
Il tutto è avvenuto nell'indifferenza generale; un corsivo del Corriere Fiorentino è arrivato a lamentarsene in prima pagina senza punto interrogarsi su quali possano mai essere i motivi di una simile disaffezione verso organizzazioni di cui si postula, secondo l'autoreferenzialità ebete che pervade la comunicazione "occidentale", l'assoluta bontà di intenti.
Tra gli addetti al piagnisteo mediatico che hanno dovuto scomodarsi oltre le due righe di circostanza ed oltre i tolleranzizzèro e i sanzionesemplari (due hit irrinunciabili, insieme al girodivite: la marmaglia che vegeta nelle redazioni ha almeno il pregio di essere assolutamente prevedibile) si trova solo una pattuglia sparuta di scaldapoltrone "occidentalisti", primi tra tutti gli al'kafirun della Lega Nord.
Il processo di erosione del sostegno elettorale al piddì con la elle toscano è in pieno corso da mesi; questo spiega e al tempo stesso accompagna l'aumentato volume del vocìo leghista. Le due principali formazioni "occidentaliste" della penisola hanno comunque basato l'ultima campagna elettorale sulla sistematica denigrazione del sistema sanitario toscano -autentica battaglia contro i mulini a vento- e sulla improcrastinabilità della costruzione di un campo di concentramento. Proprio quello che ci vuole davanti ad una crisi che è sociale prima ed ancora che economica, a redditi ridicoli, ai suicidi che si contano a decine, ad un piattume generale mortifero e dilagante, all'omologazione demente di tutto e di tutti.
L'autore -o gli autori- del gesto hanno da parte loro motivato la loro azione in modo inequivocabile e non hanno agito in odio al volontariato cattolico nella sua interezza, come invariabilmente farebbero pensare i comunicati stampa monocordemente intonati ad una indignazione da quindicenne con le mestruazioni che non hanno riempito i giornali.
Il fatto è che anche in Toscana esistono individui cui i campi di concentramento non piacciono.
Individui che nel corso degli ultimi dieci anni inettitudine, pavidità ed inconsistenza dei potenziali rappresentanti, accompagnata e in buona parte dovuta al canaio demonizzante messo in piedi ogni santo giorno dalla feccia giornalaia, hanno privato di ogni rappresentanza politica, spingendoli al totale rifiuto della delega e all'azione diretta. Più che di potenziali e/o sedicenti "rivoluzionari", dovremmo ritenere di trovarci davanti a dei ribelli, secondo la definizione che Ernst Jünger riporta nel suo Trattato.

Ribelle è il singolo, l'uomo concreto che agisce nel caso concreto. Per sapere che cosa sia giusto, non gli servono teorie, né leggi escogitate da qualche giurista di partito. Il ribelle attinge alle fonti della moralità non ancora disperse nei canali delle istituzioni. Qui, purché in lui sopravviva qualche purezza, tutto diventa semplice.

Le righe che seguono vengono dal blog di Riccardo Venturi, ed in particolare da un post intitolato "Misericordie" e CIE in cui viene commentato lo stesso episodio. Vi si trova una potenziale spiegazione dell'accaduto scritta non da un gazzettiere ad uso e consumo dei politicanti di riferimento, ma da un signor nessuno che da decenni frequenta quotidianamente gli ambienti del volontariato.
Le considerazioni poco edificanti sul conto di certe organizzazioni che vi vengono espresse sono di quel tipo che trova un'amplissima condivisione nella società civile e tra gli stessi addetti ai lavori, ma che sparisce invariabilmente davanti all'agiografia servile dei refrain gazzettieri.

...Ci sono, invece, delle "Misericordie" che ci tengono molto al business. Che si possono permettere decine di dipendenti, cimiteri, centri analisi, ambulatori. E che, al momento dell'installazione dei CIE, hanno senza alcun problema dichiarato la loro disponibilità alla cogestione di quei lager; perché di lager si tratta. Le cose vanno chiamate con il loro nome. Un paio di giorni fa alcuni militanti antagonisti, che svolgono un'intensa campagna contro i CIE (campagna che mi vede totalmente d'accordo) si sono introdotti nella sede di una di quelle grosse Misericordie cimiterate, di quelle col giornalino intitolato al santo patrono, di quelle coi conti in banca ben pasciuti, di quelle con decine e decine di mezzi. E hanno fatto presente alcune cose, scrivendole anche su alcuni automezzi. Apriti cielo. Tutti a gridare allo scandalo, a cominciare dal neogovernatore di sinistra della Regione Toscana; lo scandalo, insomma, è che alcuni combattano -anche con gesti clamorosi come questo- contro dei campi di concentramento espressione della più schifosa intolleranza e del più assurdo razzismo di oggi, e non che delle "Misericordie", delle associazioni di "carità" (così si definiscono!) collaborino fattivamente alla loro gestione e trasformandosi in kapò. Dice il presidente regionale delle Misericordie: "E' l'ennesimo episodio di un'intolleranza che sta dilagando nel nostro Paese e anche nella nostra regione, e che in nome di un'ideologia cieca e astratta colpisce in modo violento chi invece si impegna ogni giorno, concretamente, per aiutare chi ha bisogno. Con il brillante risultato di distruggere due mezzi che vengono utilizzati dai volontari delle Misericordie per il trasporto di anziani, malati gravi e disabili". Ideologia "cieca e astratta"? No, proprio no. E', anzi, un'ideologia che mette perfettamente a nudo l'ipocrisia totale di questi signorini che parlano di "intolleranza" e che poi agiscono fattivamente per dei lager, nascondendo tutto sotto la maschera della "carità" (come del resto fa, a livello planetario, la Croce Rossa). Gli automezzi ricomprateveli coi vostri bei soldoni, con i lasciti, coi numerosi introiti che avete. E, soprattutto, se cianciate tanto di "carità", fatela sul serio rifiutandovi di collaborare a un'iniziativa nazista.

giovedì 20 maggio 2010

Facebook. I morti vivi, grazie ai morti già da vivi


Negli ultimi anni una parte consistente dell'utenza mondiale di internet ha creduto bene di fornire ad un amriki di meno di trent'anni una quantità impressionante di dati personali e di affari propri.
Il giovane amriki, ovviamente, tutta questa roba la usa per i suoi affari e ci sarebbe stato se mai da stupirsi del contrario.
In cambio di tutto questo, che comporta anche la riduzione di intere esistenze a sommarie schedature, a foto segnaletiche, ad archivi standard, l'amriki Zuckerberg permette l'accesso ad una tecnologia che, a sentir lui, consentirebbe a chi ne accetta le condizioni di "connettersi e mantenersi in contatto con le persone della sua vita". Viene da pensare che cosa sia o non sia la vita di qualcuno, quest'amriki pensi di saperlo meglio del diretto interessato.
Oltre alla foto segnaletica, si può "condividere" con gli altri utenti qualunque contenuto mediatico. Il risultato, a prima impressione, è quello di uno sconfortante minestrone conformista, di una sagra della ciarla in libertà che sta arrivando a sostituire molte delle altre forme di comunicazione, dàndo luogo a volte anche a disavventure tragicomiche perché gli individui incorsi nelle attenzioni della gendarmeria e peggio grazie alla scellerata facondia dimostrata sul web sono cresciuti di numero in modo impressionante da quando esiste quella che è a tutti gli effetti un'autoschedatura mondiale.
Un'autoschedatura mondiale che fa impallidire le potenzialità di qualunque "informatore" i gendarmi possano pensare di schierare, nonostante non vi sia obiettivamente garanzia alcuna che a ciascuna schedatura corrisponda effettivamente un individuo in carne ed ossa; i casi di presunte identità usurpate, distorte, inventate o costruite ovviamente non si contano, aiutate dal fatto che i soggetti schedati tendono abitualmente a trattare le presunte identità schedate come rappresentative in tutto e per tutto degli individui che essi identificano, senza alcuna garanzia in merito, come i corrispondenti reali.
Ed il peggio non è neppure questo, non è neppure questo gigantesco equivoco, che tende a declassare la realtà a fastidioso doppione previrtuale.
Non sono questi i peggiori aspetti di questa maschera demoniaca.
Si darà qui breve nota di uno dei risvolti meno piacevoli della grande idea del signor Zuckerberg. Una delle molte questioni in merito alle quali l'utenza è meno informata e meno consapevole di quanto dovrebbe.

Nel maggio 2009 in una strada boscosa vicino ad Antella, un paese al limite sud della conurbazione fiorentina, un certo Lapo Santiccioli ha secondo ogni evidenza ucciso una certa Giulia Giusti, prima di suicidarsi a sua volta.
Mettendo in piazza come al solito i retroscena dell'episodio, le gazzette di quei giorni citano esplicitamente questo meraviglioso portale amriki.

Ad oltre un anno dai fatti, la pagina di Giulia Giusti citata nell'articolo non siamo riusciti a rintracciarla.
L'immagine qui sopra, invece, è la screenshot della schedatura su Facebook di un Lapo Santiccioli, ed al momento in cui scriviamo risulta essere l'unica scheda intestata a questo nome e cognome.
Un rapido esame del materiale a disposizione fa pensare che la scheda corrisponda, o meglio abbia corrisposto, anche ad un individuo reale. Molti contenuti fanno pensare si tratti dello stesso individuo del fatto di sangue su riassunto. La scheda riporta perfino delle traversie "sentimentali", liquidate in "registrato come single" / "non più registrato come single", con tanto di nomi e cognomi e fotosegnalazioni. Veniamo anche a sapere che gli piace(va) il Dottor House, qualunque cosa sia.
E la foto, poi.
Bello ed aitante che pare proprio vivo.

"Tu che passi per i boschi di Fonte Santa, sappi che qui, accanto a te, in pieno giorno è scesa la notte più profonda. Il 9 maggio 2009, alle ore 13, questi boschi hanno visto scorrere il sangue innocente di nostra figlia Giulia, barbaramente uccisa a soli 22 anni. Ricordati di lei nelle tue preghiere. Come le lacrime ed il pianto di noi genitori inondano questa trra e scendono in essa assieme al sangue di nostra figlia, così l'immenso dolore ha scavato nel profondo, lacerando per sempre il nostro cuore. Il babbo e la mamma di Giulia Giusti posero in sua memoria."

Giulia Giusti aveva ventidue anni.
Anche Anna Maria Mantini aveva ventidue anni.
Un giorno del 1975, a Roma, fu freddata con un colpo di pistola in piena fronte mentre apriva la porta di casa.
A sparare era stato uno dei gendarmi che si era appostato sul pianerottolo per arrestarla.

Qualcuno ha pensato di resuscitarla a suo modo, schedandola su Facebook.
Schedandola.
Mettendola insieme ai fan di roba che si chiama Gigi d'Alessio o Nutella o Gormiti.
Ai fautori di stravaganti posizioni sessuali, ai sostenitori di questo o quel palloniere, agli approvatori di cattiverie spicciole contro tizio o contro caio.
Insieme a gente che si fa violentare l'anima e la coscienza da quella roba che chiamano "programmi televisivi" e poi si ritrova addirittura a scriverne. Alla pubblicità di "Posizioni per dirigenti", "Scarpe di marca" con lo sconto, "Week end romantici", "Donne mature".

Chissà in quanti riconoscono davvero "le persone della loro vita" tra questi morti già da vivi, che fanno vivere i morti.


mercoledì 19 maggio 2010

Marco Cordone, Claudio Morganti, Riccardo Mazzoni e la moschea di Greve



"Il Giornale della Toscana", alla pagina 3 dell'edizione del 19 maggio 2010, ci offre senza alcuno sprezzo del ridicolo una crestomazia di pedestràggini per buoni a nulla travestite da "prese di posizione" in merito al non-problema in oggetto.
Perfino lo stato che occupa -non si sa bene a che titolo- la maggior parte del territorio della penisola italiana garantisce in àmbito costituzionale la libertà di culto. Ragion per cui la presenza o meno di una moschea non dovrebbe interessare e tanto meno preoccupare nessuno.
L'"occidentalismo" toscano, celebre da sempre per pochezza argomentativa, battaglie di retroguardia e meritatissime sconfitte, fa ovviamente eccezione, dovendo per intero la propria miserabile fortuna al perenne additare mostri assetati di sangue in agguato alla frontiera orientale.
La paginata che il gazzettino su nominato dedica al non-problema presenta asserzioni ed intenti da parte di tutti e tre gli scaldapoltrone su nominati.
Secondo Marco Cordone, sul quale abbiamo già avuto occasione di infierire, si tratta nientemeno che di "rispettare la terra di Oriana", a sentir lui oggetto di "minacce di morte" da ogni angolo del pianeta.
Non abbiamo dati certi in proposito perché della questione non potrebbe interessarci meno; tuttavia abbiamo dati certi su quanto successe a Riccardo Venturi all'indomani della pubblicazione sul web della sua "Lettera ad una rincoglionita non ancora morta", che dal newsgroup dove fu inizialmente postata fece in poco tempo il giro del web.
Ebbe a riferire R.V. tre anni dopo i fatti, in un sarcastico post orientato al buon senso ed alla obiettività che tanto infastidiscono gli "occidentalisti", che

"all'epoca, per la mia abitudine di postare indirizzi email perfettamente attivi, mi sono ritrovato almeno 250 mail di minacce in una decina di lingue, comprese quelle di un gruppo neonazista di Ørebro (Svezia) relative alla lettura di quel testo".

Il tutto, com'è ovvio, senza che né l'interessato né i suoi pretesi eredi spirituali (di cui non v'è peraltro bisogno alcuno, essendo a tutt'oggi Riccardo Venturi in condizioni di salute incommensurabilmente migliori rispetto a quelle di Oriana Fallaci...) pensassero anche solo per un momento di citare le minacce ricevute in modo politicamente -o addirittura economicamente- vantaggioso.
A nostro avviso sulla "terra di Oriana" sarebbe dunque meglio seminare sale direttamente, ma non siamo tanto arroganti da statuire questa necessità conferendole il crisma di Motuproprio pel Buon Governo. Ci accontenteremo quindi di accostare la pretesa di Marco Cordone a quella di chi vorrebbe vietare la vendita, per esempio, del quotidiano "La Repubblica" nelle edicole del Comune di Impruneta, adducendo a giustificativo il fatto che ad Impruneta visse Ferdinando Paolieri, colonna storica del concorrente "La Nazione"...
Secondo Marco Cordone, si dovrebbe "fermare il dilagare di un preoccupante relativismo culturale".
Asserzioni come questa, ovviamente, si dibattono tra sarcasmi e risate di sottofondo in qualunque ambiente non sia quello di una gazzetta di servizio. Gli "occidentalisti" sono soliti connotare negativamente qualunque cosa non serva al loro reddito: in questo caso "relativismo culturale" fa probabilmente riferimento ad una tanto ipotizzabile quanto trascurabilissima contrazione del giro di affari di mescite e norcinerie che potrebbe accompagnare la presenza di quanti si rechino a Greve per la preghiera e la predica del venerdi.
E' bene tenere presente che nello stato che occupa la penisola italiana esistono molti individui che devono la loro fortuna politica esclusivamente alle molte ed incontrastate menzogne che da dieci anni a questa parte vengono incessantemente diffuse sul conto di gente che non beve vino e non desidera mangiare maiale.
Claudio Morganti afferma che "non spetta alle istituzioni prendere delle decisioni così drastiche come è la costruzione di una moschea". L'asserzione è giustificata -se proprio vogliamo considerarla giustificata o giustificabile- alla luce del liberismo d'accatto che informa la weltanschauung "occidentalista", secondo la quale in una società ideale per gli "occidentalisti", ed infera per noi, i compiti istituzionali sono esclusivamente quelli repressivi. Lo stato che occupa la penisola italiana ha comunque una carta costituzionale piuttosto chiara in materia di libertà di culto, che rende le "preoccupazioni" di Morganti assolutamente oziose.
A sedicente giustificativo Morganti adduce il luogo comune sull'esistenza di moschee a Roma e l'inesistenza di chiese cristiane alla Mecca, al quale si potrebbe anche rispondere che nessuno ha mai chiesto che spuntassero minareti nello Stato della Città del Vaticano, e che la città di Roma non ha alcuno statuto, alcuna consuetudine, alcuna legge che controindichi la presenza di luoghi di culto diversi da quelli cattolici. In considerazione delle difficoltà oggettive ed eccezionalmente gravi che la Chiesa come istituzione sta attraversando, non è neppure da escludere che la presenza del piccolo stato indipendente all'interno della città di Roma non sia piuttosto invisa a crescenti fasce dell'opinione pubblica. Non sappiamo se "un piccolo crocifisso" sfoggiato alla Mecca sia o meno sufficiente per "rischiare la vita", come statuisce Claudio Morganti; visto che l'argomento gli interessa tanto vada a fare la prova di persona e ne riferisca con comodo. Noi abbiamo visto crocifissi ed immagini cristiane in bella mostra nei bazar della Repubblica Islamica dell'Iran, e tanto ci basta per diffidare di certe asserzioni e soprattutto di chi le ripete a getto continuo.
Claudio Morganti chiude con un lapidario "A loro [agli "islamici", si suppone, n.d.r] interessa soltanto sopprimere le altre religioni imponendo le loro leggi coraniche". I Protocolli dei Savi Anziani di Sion non si sarebbero espressi molto diversamente; l'affermazione in sé, comunque, è tanto ricorrente nel gazzettame "occidentalista" quanto oggetto di aperto dileggio da parte di chiunque abbia un minimo di cognizione di causa.

La pièce maggiormente interessante della pagina che "Il Giornale della Toscana" dedica all'argomento è comunque la breve intervista concessa da Riccardo Mazzoni, esperto pratese di armchair warming autore del libello "Grazie Oriana", nel cui curriculum non figurano lauree, tantomeno in discipline orientalistiche di alcun genere, ma che per qualche (non) strano motivo è tra le voci "occidentaliste" più ascoltate in materia di Islam.
Bene. Rare volte ci siamo imbattuti in una simile crestomazia di slogan neanche buoni per il pallonaio. Riccardo Mazzoni riesce a sciorinare in quattro righe un poderoso zibaldone di luoghi comuni, vecchie montature e castronaggini pure e semplici, che meritano di essere indicate e demolite una per una.
Il titolo dell'articoletto taccia di "buonismo" la cosiddetta "sinistra". Anche in questo caso dobbiamo ricordare che nel linguaggio degli "occidentalisti" è buonismo (o terrorismo, o insihurezza, o ddegrado a seconda delle situazioni) qualunque atteggiamento, qualunque visione del mondo o qualunque comportamento non procuri loro un reddito.
Sicuramente deludendo l'intervistatore, Mazzoni spezza una prima lancia a favore della "libertà di culto"; il resto dell'intervista gli darà modo di recuperare con gli interessi.
Mazzoni si pregia di spiegare che per "l'intelligence" le moschee "spesso" si trasformano in "madrasse dove si insegna l'odio per l'Occidente".
Ora, da una parte la cosiddetta "intelligence", anche e soprattutto in materia di Islam, si è comportata per anni come una repellente Fabbrica di Mastro Geppetto perfettamente all'altezza dei valori "occidentali", stritolando esistenze ed individui senza alcun ritegno e nell'impunità più assoluta; dall'altra, se per anni ed anni la miglior schiuma di sentina fancazzante nelle redazioni non avesse tenuto banco a reti unificate a nome del politicame "occidentalista" mostrando come e qualmente il tale od il talaltro paese meritasse democrazia e redenzione a mezzo di bombardamento intercontinentale con annessa invasione via terra, probabilmente esisterebbero molte meno persone in possesso di ottimi motivi per considerare l'"Occidente" come un aggressore colonialista degnissimo oggetto di disaffezione se non di odio vero e proprio.
Un altra caratteristica saliente degli strateghi da caffè che pullulano tra gli "occidentalisti" è dato da una specie di senso di onnipotenza che si confonde con l'impunità; i destinatari della "democrazia da esportazione", secondo loro, dovrebbero limitarsi a chinare la testa e a ringraziare.
Della vicenda di Mahamri Rashid, arrestato nel 2003 in quello che è l'unico caso riportato in Toscana a proposito di quanto "spesso" le moschee si trasformino in scuole di odio, il gazzettame internettaro riporta solo la notizia dell'arresto, e null'altro. Abbiamo dovuto faticare un po' per trovare un editoriale nientemeno che di Magdi Allam in persona (non dell'ufficio stampa dei pasdarànne, per intenderci) in cui si afferma testualmente:

"Forse l' imam della moschea fiorentina di Sorgane, l' algerino Mahamri Rashid, verrà rilasciato nei prossimi giorni dal Tribunale della libertà. Nell' operazione ribattezzata enfaticamente «Shahid», Martire, che ha portato al fermo di altri quattro tunisini sospettati di aspirare a diventare dei kamikaze in Iraq, non sono stati rinvenuti armi o esplosivi, né è stato appurato un concreto e specifico piano di azione terroristica. Sarebbe sufficiente un' interpretazione letterale della norma 270 bis del Codice penale (Associazione con finalità di terrorismo internazionale) per scagionarli."

La colpa sostanziale dei cinque arrestati in quell'occasione? Una disinvoltura nell'esprimere quello che pensavano in materia di politica internazionale che non è piaciuta a chi li stava ad ascoltare. In altre parole, stante la sparizione del nome di Mahamri dalle cronache successive, abbiamo ragione di credere che sia stato rimesso in libertà con tante scuse. Questo, tanto per dare un'idea di quale obiettività e di quale competenza la gazzetteria di via Cittadella reperisca abitualmente gli argomenti a favore delle proprie tesi.
Riccardo Mazzoni statuisce che una certa UCOII, una Unione delle Comunità Islamiche il cui scarno sito web ha ricevuto nella giornata del 19 maggio 2010 poche decine di visite, sarebbe "emanazione diretta dei Fratelli Musulmani che predica la distruzione di Israele e l'istituzione di un califfato in europa".
Se così è deve trattarsi di una predicazione oltremodo discreta dal momento che un rapido esame del sito suddetto non fa notare alcun proposito del genere.
"Le moschee", asserisce Mazzoni, "devono diventare case di vetro". Ora, in questi giorni l'"occidentalismo" peninsulare cui Mazzoni fa capo è più che mai impegnato in un generale addomesticamento dei mass media sgraditi. Condividere una tale passione per la privacy e volere di vetro solo gli ambienti altrui è, una volta di più, la traduzione operazionale che gli "occidentalisti" fanno del vocabolo e del concetto di coerenza.
Sulla Coreis di Pallavicini, che piace tanto a Mazzoni, si veda il ritratto piuttosto eloquente di Pallavicini stesso fatto da Miguel Martinez. Si notino soprattutto l'autorevolezza e la competenza del personaggio.
Secondo Carlo Mazzoni in viale Jenner a Milano "si predica e si impone la sharia". Prendiamo dunque atto di questo: in un viale milanese esiste da anni una zona extraterritoriale autonoma in cui non vige l'ordinamento giuridico dello stato che occupa la gran parte del resto della penisola italiana.
Uno scacco non da poco, per un "governo" che deve i suoi lebbrosi successi alla sistematica ossessione securitaria e che sta realizzando un controllo capillare dei sudditi. O meglio, dei mustad'afin, essendo i mustakbirin ampiamente tutelati in ogni loro licenza.
Il dubbio che Mazzoni abbia un'idea di shari'a tutta particolare è dunque più che fondato.
Riccardo Mazzoni tenta anche di smarcarsi dalla "grevigianità" della questione: Greve o Montemurlo per lui fa lo stesso. Assicura che, sì, Oriana Fallaci avrebbe fatto fuoco e fiamme, e di questo siamo certi anche noi perché la tribuna mediatica "occidentalista" permise a quella "scrittrice" di inscenare propositi dinamitardi che avrebbero procurato a chiunque altro un cospicuo carnet di seccature giudiziarie e di visite domiciliari ad ore antelucane da parte della gendarmeria.
L'Islam, di qualunque corrente, non tiene un registro dei credenti (o presunti tali) corrispettivo a quello dei battesimi cattolici; sulla base di quali dati Riccardo Mazzoni sancisca come certa la percentuale del 5% o 8% dei "fedeli" non è dato saperlo.
Il fatto che la moschea di Colle val d'Elsa sia stata costruita anche con non meglio precisati "soldi pubblici" dovrebbe inorgoglire; secondo quanto è dato sapere, lo stato che occupa la penisola italiana mantiene quasi tremilacinquecento armati in territorio afghano, ciftra destinata spudoratamente a salire, sperperando in questo modo un miliardo di euro l'anno, secondo quanto affermato dal ministro della guerra.
Risultato dell'altro ieri, altri due morti e due feriti, che con le sfilate in mimetica nuova e stirata di Ignazio Benito Maria La Russa vanno a rinforzare l'invidiabile "saldo attivo" della missione.
Quanti "soldi pubblici" sia costata la moschea di Colle non lo sappiamo, ma abbiamo ragione di credere che siano stati molti di meno e molto meglio spesi.
Il passaggio in cui Mazzoni accomuna Salman Rushdie a una certa Santanchè e alla stessa Oriana Fallaci sta tra il comico e l'incommentabile per chiunque abbia un minimo di rispetto di sé. C'è veramente da chiedersi di quale autorevolezza s'intenderebbe di dar prova costui, e ancor di più di quale attendibilità intenderebbe autofregiarsi la gazzetta che lo intervista tanto spesso.
Va da sé che nessuno dei tre soggetti citati è mai stato aggredito da nessuno.
Le aggressioni, forse Mazzoni non lo sa, sono cose serie e non ci risulta che né a Rushdie, né a Daniela Santanchè né ad Oriana Fallaci quarcheduno dell'islàmme abbia mai provocato effettivi e documentabili ricoveri ospedalieri da traumi multipli, corrente risultato di un'aggressione di quelle vere, non di quelle esistenti solo per i gazzettieri e il politicame in cravatta.
E se così non fosse, chi se ne frega, con particolare riguardo al secondo personaggio.
La citazione del "libero mercato delle religioni" messa da Mazzoni in bocca a Messori contiene un errore di fondo: più che di "libero mercato delle religioni", gli "occidentalisti" dovrebbero citare la propria "religione del libero mercato"! E questo concetto potrebbe portare alle radici vere dell'islamofobia "occidentalista", che risiedono nella perfetta consapevolezza del fatto che l'Islam è nato dall'ingiustizia sociale, e che propone esplicitamente la correzione degli eccessi in questo senso, soprattutto nella sua incarnazione sciita e rivoluzionaria.
In chiusura, Mazzoni non soltanto trova il modo di dare una ripassatina agli slogan contro lo hijab, ma fa sapere all'esterrefatto lettore che esisterebbero "porzioni del territorio" della Gran Bretagna cedute ai "fondamentalisti islamici" in nome del "multiculturalismo".
Strano che nessuno se ne sia accorto, neppure quelli degli atlanti geografici.

martedì 18 maggio 2010

Azione Giovani e Casaggì di Firenze. Malafede sì, ma cialtrona


Miguel Guillermo Martinez Ball, interprete e traduttore più volte citato in questa sede, è noto in rete per l'elevato registro linguistico e per il discreto rigore argomentativo che caratterizzano i suoi scritti. Nel complesso una di quelle penne che è bene non sfidare, le cui considerazioni abbiamo più volte fatto nostre.
Abbiamo ragione di credere che la redazione dello scritto qui riportato, in cui si espongono pesantissime ed argomentate considerazioni in merito alle organizzazioni politiche in oggetto, non gli abbia richiesto più di qualche minuto.

Certi buffi antisionisti

Ogni tanto, siccome abitiamo a Firenze, ci divertiamo a seguire le acrobazie di Casaggì, il cosiddetto centro sociale di destra della nostra città. Abbiamo sempre detto che ci interessa poco cosa pensi la gente della seconda guerra mondiale. Ci interessa invece molto cosa pensa della guerra mondiale attualmente in corso.
Cerchiamo di capire da che parte sta Casaggì.
All'ultimo giro sul blog di Casaggì, vi abbiamo trovato un bel post con il titolo PALESTINA UNA, LIBERA E INDIPENDENTE!
Nella stessa paginata di post, un video in onore dei soldati italiani morti in Iraq e Afghanistan, un esaltato post sul successo delle liste filogovernative nelle elezioni universitarie ("L'Università italiana dà ragione al centrodestra. Al programma del ministro Gelmini e del presidente Berlusconi") e numerosi interventi dei consiglieri locali Francesco Torselli (quello che ce l'ha con i vigili e con i Rom), Giovanni Donzelli e Jacopo Cellai, che evidentemente sono i politici di riferimento del blog.
Qualche mese fa, Giovanni Donzelli - il non più giovanissimo Presidente Nazionale di Azione Universitaria - ha fatto un'interpellanza in Comune protestando contro un gruppo musicale iraniano:

"A sentir lui, il Garmsar Khorush Ensemble avrebbe dovuto far precedere la propria esibizione da "qualche parola" in ricordo della shoah, statuito che il presidente Ahmadinejad (qui stranamente indicato con il titolo che gli spetta invece che con quello di "dittatore" con cui viene correntemente designato) "ha più volte negato la Shoah"."

Un anno prima, troviamo Azione Universitaria - cioè l'organizzazione presieduta da Giovanni Donzelli in piazza a Bologna. Il motivo? Protestare contro il fatto che, in piena strage di Gaza, ci fosse stata una manifestazione a sostegno della Palestina.

"Le firme raccolte, infatti (più di 700, a fine conteggi), spaziano dalla motivazione scatenante la manifestazione, ovvero l’affermazione dell’Identità Nazionale in risposta alle dimostrazioni a favore di Hamas svoltesi la settimana precedenti e culminate con la preghiera di massa dei musulmani prostrati in Piazza Maggiore rivolti alla Mecca, all’indignazione per la bandiera di Israele data alle fiamme (e non si venga a dire che si trattava di uno straccio tinto d’azzurro), a questioni di ordine cittadino; difatti, al gazebo allestito da Azione Universitaria è issata ben in vista una bandiera israeliana, mentre i ragazzi si danno da fare distribuendo volantini, informando i passanti ed invitandoli ad apporre la propria firma a sostegno dell’iniziativa."
Ripeto, in piena strage di Gaza.
Sei mesi prima, l'associazione di Donzelli era in piazza a Roma, per protestare contro la visita del presidente iraniano Ahmadinejad. Tra i promotori della manifestazione, oltre ad Azione Universitaria e l'Acmid di Souad Sbai, c'erano l'Associazione Amici Romani di Israele, i Radicali Italiani, Gaynet e Gaynews di Franco Grillini.
E ancora prima, Giovanni Donzelli e Jacopo Cellai hanno firmato l'appello per la Medaglia d'Oro a Oriana Fallaci assieme a Fiamma Nirenstein.

Dire no comment già sarebbe un commento di troppo.

Anche il sionismo può far ridere


domenica 16 maggio 2010

Azione Giovani contribuisce attivamente al degrado della città di Firenze (reprise)



Alcune settimane fa abbiamo documentato gli esiti, in verità piuttosto pedestri, di quella che pare essere stata una nottata di estro creativo dovuta a chissà chi.
In altre parole, alla fine di aprile 2010 il quartiere fiorentino di Gavinana è stato riempito di scritte nerastre e croci celtiche da qualcuno talmente versato negli studi in materia da avere con ogni probabilità un bel po' di problemi a distinguere il Leabhar Cheanannais da The Lord of the Rings, o Montague Rhodes James da George Best.


In capo ad un paio di settimane le scritte sono state affiancate da considerazioni altrettanto nerastre ma di registro alquanto diverso. Nel migliore dei casi gli altrettanto ignoti decoratori hanno auspicato per i celtici di prima passata un poco nobile destino in cui rientrano, tradizionalmente, corda e sapone. In altri casi sono stati un po' più espliciti, correggendo con pesanti considerazioni una scritta inneggiante a Casaggì (un sedicente "centro sociale di destra" organico al piddì con la elle fiorentino) e promettendo un trattamento granguignolesco a chiunque si faccia sorprendere a giocherellare con rune e tinta spray.
I rapporti di forza a Firenze giocano pesantemente a sfavore degli "occidentalisti" in generale, e degli estimatori di hakenkreuzen e wolfzahnen in particolare, che come abbiamo visto riescono a mobilitare, e solo nelle grandissime occasioni, meno di trecento persone in tutto e per tutto, di solito animate da uno spirito bellicoso più adatto ad una gozzoviglia tra piccoli e medi calibri di "partito" che non all'allestimento di operazioni paramilitari. Impiastrare a getto continuo per anni una città di manifesti ed un quartiere intero di marchi territoriali nella migliore etologia della specie potrebbe non rivelarsi il miglior modo per farsi tollerare ed in un contesto complessivamente sano come quello fiorentino, in cui la politica si ostina a passare per le piazze prima che in quella immonda autoschedatura mondiale che chiamano Facebook, sarebbe il caso di prendere questo elementare dato di fatto in seria considerazione.
Stranamente -o meglio, non stranamente- la pioggia di croci celtiche, nella più parte dei casi firmate con un eloquente "A. G.", non ha fatto fino ad oggi scagnare in sala stampa nessun autonominato identificatore d'insihurezzedddegràdo. Nulla da eccepire; non esiste "occidentalista" che non usi due pesi e due misure.


sabato 15 maggio 2010

CNSU. Azione Universitaria (o Giovani? O Studentesca?) e Studenti per la Libertà: i travolgenti risultati della "militanza" fiorentina


Da quanto ci è dato di capire il "Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari - CNSU" è un arnese consultivo i cui membri, eletti in tutta la penisola, hanno il fondamentale compito di fare sì con la testa ogni volta che su di loro piovono schemi di decreti "legge" ed altra roba il cui effetto sulla realtà sociale è nel migliore dei casi come quello che una partita di Risiko ha sulla geopolitica mondiale, mentre nel peggiore riesce ad infliggere ulteriori colpi ad un ambiente universitario in inarrestabile crisi, salutato educatamente dalle sue migliori energie da tempo riparate in più ospitali e più presentabili lidi.
Dal CNSU, però, è possibile spiccare il volo verso i ristoranti che contano, ed allontanare a tempo indefinito l'ossessionante fantasma dell'ufficio circoscrizionale per l'impiego.
Il sentito impegno "occidentalista" nei confronti della competizione quindi non risulta affatto fuori luogo.
Firenze è una città straordinaria perché il senso critico, lo scetticismo e la militanza di base di una porzione sostanziale dei suoi abitanti hanno fatto sì che in pieno 2010 sia ancora più facile imbattervisi in cittadini piuttosto che in sudditi. Una delle conseguenze di questo stato di cose è che nei confronti del CNSU, considerato una mangiatoia che è disdicevole anche soltanto nominare, e nei confronti di quanti vi si candidano vige una gamma di atteggiamenti generalizzati che copre tutto l'areale compreso tra il disinteresse e l'aperto disprezzo. Secondo i dati di affluenza a questo giro la farsa è stata avallata da una percentuale di votanti che oscilla, a seconda dei seggi, tra il 2 ed il 10 per cento. Su poco meno di sessantamila aventi diritto, hanno pensato di scomodarsi in un paio di migliaia per un 3,5 per cento in totale che già da solo dovrebbe dirla lunga sul lato meramente autoreferenziale del CNSU, sulla pochezza ridicola della consultazione e sul valore di certe rappresentanze.
Un aspetto sottovalutato della questione è il seguente: teoricamente composto da giovani ed altrettanto teoricamente diretto ai giovani, il CNSU è effettivamente un'ottima scuola per la politica "occidentale" contemporanea, i cui attori sono sostanzialmente chiamati a far finta di possedere competenze e poteri necessari a controllare fenomeni sui quali non hanno in realtà alcuna concreta possibilità di intervento.
Un articoletto del 15 maggio 2010, pubblicato su quel "Giornale della Toscana" che è embedded alle più frenasteniche iniziative "occidentaliste" di Firenze, rendiconta in questo modo i risultati elettorali:
Lista Aperta (un riferimento "cattolico" tradizionale e relativamente radicato), 835 voti.
UDU (la sedicente "sinistra" universitaria), 646 voti.
Azione Universitaria e Studenti per la Libertà, 248 voti.
Blocco Studentesco (La sedicente "destra" sponsorizzata dall'atelier Casa Pound), 44 voti.
Unicentro (il braccio universitario della Unione di Centro), 30 voti.
Il resto dell'articolo lascia spazio a un certo Tommaso Villa, uno zero spaccato perfetta espressione dell'"occidentalismo" più basso in ogni senso, che canta con ragione vittoria anche davanti a numeri come questi: l'assenza di istanze politiche reali dal CNSU faciliterà di molto i suoi compiti di passerella autoreferenziale, che è il motivo principale -se non unico- della sua esistenza.
Azione Universitaria (o Giovani? o Studentesca?) e Studenti per la Libertà non sono formazioni qualsiasi: sono le litigiose organizzazioni giovanili che fanno capo al principale partito "occidentalista" dello stato che occupa la penisola italiana. I duecentocinquanta voti raccolti dovrebbero far riflettere chiunque fosse seriamente intenzionato ad agire sul territorio, ma essendo la politica "occidentalista" interessata a tutt'altre e ben più remunerative questioni, l'eventualità di una simile riflessione non è neppure da ipotizzare.
Un risultato del genere conferma anche la quotidiana ed abituale sovraesposizione mediatica di Azione Universitaria (o Giovani? o Studentesca?) e Studenti per la Libertà, alla quale corrisponde una pratica politica vicina allo zero, suddivisa in tutti i settori compresi tra l'inesistente, l'offensivo, l'inutile, il piccino, il cattivo, lo stupido, l'irritante, l'incompetente ed il demenziale puro e semplice; nonostante le intere orde di pennaioli a disposizione ogni giorno, la realtà sociale fiorentina continua allegramente a sfuggire alla loro comprensione e le loro istanze ad essere oggetto di ogni sorta di attestazioni di aperta disistima e di scoperto dileggio.
Ciarlare d'i'ddegrado ed istigare alla delazione, per poi vantarsi campioni di affissione abusiva al tempo stesso, non sono cose che portino gran che lontano, almeno in realtà non completamente "occidentalizzate" come si ostina ad essere quella fiorentina.

venerdì 14 maggio 2010

La Repubblica Islamica dell'Iran e l'autoreferenzialità dei mass media


Esiste un certo numero di realtà-bersaglio contro cui i mass media del mainstream, ormai privi di differenziazioni di orientamento politico significative, sparano bordate ad intervalli regolari nella difesa di un "democratismo" e di una "libertà di informazione" sulle quali vi sarebbe, e vi è, non poco da ridire.
Queste realtà sono sempre le stesse e coincidono a tutt'oggi, grosso modo, con la demenziale lista di "stati canaglia" stilata in AmeriKKKa ai tempi dell'ubriacone Bush e con le altrettanto bambinesche liste di proscrizione varate negli stessi anni. Quando si ha a che fare con una realtà-bersaglio, il dubbio, la competenza, la documentazione, l'obiettività e la curiosità intellettuale sono materie da non considerare neppure. Non è concepibile che esistano contesti in cui la "libertà" e la "democrazia" intesa come condivisione consapevole di un destino scelto a maggioranza non possano essere identificate con i consumi di lusso e con il relativo corredo di femmine poco vestite. Ad esempio, se la Repubblica di Cuba dota la Cubana de Aviaciòn di due Ilyushin nuovi, non si parlerà di "miglioramento dei servizi di una compagnia di bandiera" ma di "aerei di Fidel Castro", come se fossero roba sua; all'indomani di un colpaccio delle FARC si infarciranno i palinsesti di reportages su una Colombia la cui realtà quotidiana si compendia delle sfilate di moda intima a Bogotà, e via di questo passo.
Gli "occidentalisti" chiamano "informazione libera" quello che in luoghi e tempi più normali verrebbe definita "sordida pornografia servile e mendace".
Una delle realtà-bersaglio presa di mira con maggiore frequenza è rappresentata dalla Repubblica Islamica dell'Iran.
Abbiamo avuto modo di riferire che a nostro avviso il gazzettaio "occidentale" è tutt'altro che estraneo al fallimento disastroso dell'"onda verde" ed alla repressione che è seguita; Faccialibri e Cinguettatori hanno amplificato al parossismo voci contraddittorie e nebulose che, sparse in un contesto sociale in cui la taqiyya e la sensibilità diffusa a rumours e a complottismi di ogni genere sono parte integrante della comunicazione sociale, hanno prodotto esiti diametralmente opposti a quelli attesi, amplificando ulteriormente i pericoli per gli oppositori in piazza. Il bias antirivoluzionario dei mass media "occidentali" è reso ancora più evidente dal fatto che la rivolta popolare in Kirghizistan, in cui si sono susseguiti saccheggi, estese distruzioni ed almeno una novantina di morti, è finita fuori dai palinsesti in meno di una settimana. C'è da pensare che le manifestanti di Bishkek non fossero altrettanto giovani e altrettanto fotogeniche; il gazzettame "occidentalista", in fondo, è così che "ragiona".
A distanza di un anno dalla rielezione di Mahmoud Ahmadinejad, che la "libera informazione" postula dovuta a brogli (un accostamento obbligatorio, come i cartaginesi sempre infidi, il Griso abbominevole, l'Umbria verde e mistica), "Repubblica" ha mandato una certa Vanna Vannuccini a vedere che aria tira a Tehran. Mica a Bandar Anzali o a Qom o a Kermanshah: in uno hotel di tutto rispetto nel centro della capitale, vale a dire laddove è sperabile trovare esattamente quello che si cerca e solo quello.
La Vannuccini è tornata con un bel carico di testimonianze rabbiose e del tutto plausibili, su questo niente da dire. Che le presentazioni di libri e le mostre di pittura siano sempre e comunque un buon indice delle preoccupazioni e delle priorità che interessano l'Iran reale, invece, appare pochissimo probabile. Per veder confermato l'impianto denigratorio di quanto si picca di costituire "libera informazione" su quanto avviene nella Repubblica Islamica dell'Iran, la giornalista è costretta ad ostentare dubbi su tutto, a partire dalla veridicità di quanto ripetutamente asserito dai vertici della Repubblica in merito alla politica nucleare del paese. Sarebbe il caso di ricordare, ancora una volta, che il confinante Pakistan, della cui "democraticità" nessuno pare interessarsi, è una potenza nucleare da decenni senza che la cosa sia stata percepita come pericolosa da nessuno.
Ora, costruire un intero articolo basandosi su luoghi comuni fallaci ed esponendosi costantemente al rischio di smentite serissime (cosa succederebbe se i sionisti bombardassero un reattore nucleare in funzione, o se loro o chi per loro riducessero il paese in briciole col pretesto di un'atomica che non esiste? Nessun gazzettiere ha avuto il buongusto non diciamo di attaccarsi ad una trave, ma neppure di cambiare mestiere, dopo l'alluvione di menzogne chiamato a giustificativo per l'aggressione all'Iraq) non sempre basta o riesce, ed anche l'articolo di Vanna Vannuccini presenta qualche riga pericolosamente vicina all'obiettività.

"L'Occidente mente, tutto il mondo mente, l'Iran non è isolato. E la tv iraniana è pronta a dimostrarlo. Ventiquattr'ore su ventiquattro la tv mostra agli iraniani un mondo virtuale, di cui Ahmadinejad è sempre il protagonista, nel ruolo di pioniere del disarmo atomico e di inauguratore di nuove imprese ad alta tecnologia. Così milioni di persone scontente del governo dovrebbero convincersi che il regime vuole davvero solo il nucleare civile e che le nuove sanzioni sono un altro stratagemma del Grande Satana, cheytané bozorg, l'America. Questo show surreale, che rovescia fatti e verità palesi, è certo un'indicazione della debolezza di un regime che non è mai stato come oggi tanto separato perfino dalla gente più pia. Ma riesce anche a far presa. L'antiamericanismo è così radicato nel mondo, soprattutto in quello mediorientale, che Ahmadinejad non solo è diventato un eroe agli occhi delle popolazioni sciite di paesi come il Libano, ma ispira simpatia, in nome del comune odio per l'America, perfino a qualche vecchio comunista iraniano, qualche Tudehi sopravvissuto ai massacri di Khomeini".

Cosa sarà mai successo? E' successo semplicemente che dopo esser stati denigrati per anni ed essersi sorbiti in diretta via satellite i piani di guerra che riguardavano il loro paese enunciati con dovizia di dettagli da qualche mezzobusto con la cravatta, i responsabili della "tv iraniana" hanno imparato la lezione ed hanno cominciato a rispondere per le rime ed in modo efficace. Per farlo, basta seguire la fitta agenda politica del Presidente della Repubblica, che può sorprendere come tale solo chi sia fermissimamente convinto che i leader nordameriKKKani ed europei siano gli unici con i quali valga la pena intessere relazioni di un qualche genere. La Repubblica Islamica dell'Iran sta cambiando a velocità che i sudditi che bivaccano nella penisola italiana neppure ritengono pensabili, e la "libera informazione" fa il possibile e l'impossibile per rafforzare in loro l'idea che, invece, da quelle parti siano rimasti alla considerazione di Mossadeq secondo cui senza gli stranieri, ossia senza i colonialisti, l'Iran non sarebbe stato in grado di mandare avanti da solo neppure un cementificio. Da quei tempi sono passati oltre cinquant'anni; cinquant'anni di pace per lo stato che occupa la penisola italiana, che ha passato almeno gli ultimi venticinque a smantellare tutto lo smantellabile della propria industria, e cinquant'anni di conflitti intestini e non, di guerre vere e proprie, di rivoluzioni e di ventilate minacce di invasione per l'Iran, che invece una propria industria l'ha tirata su praticamente dal nulla e che è riuscito anche a darle una certa diversificazione. Un Iran con il quale molti dei paesi in prima linea nel coro denigratorio hanno fatto ottimi affari, primo tra tutti lo stato che occupa la penisola italiana.
La "scontentezza del governo", ovvero la disaffezione per la politica, è caratteristica delle sedicentemente compiute "democrazie occidentali", in cui è soprattutto la rappresentanza elettorale ad aver perso qualsiasi attrattiva per chiunque abbia un minimo di rispetto di sé. Viene dunque da chiedersi chi sia che "rovescia fatti e verità palesi", se la Repubblica Islamica dell'Iran o piuttosto la giornalista di "Repubblica", costretta due righe più sotto a prendere atto di un aspetto della vita politica iraniana che difficilmente viene fuori negli hotel centrali ed alle mostre di pittura.
La popolarità dell'antiamericanismo e della figura di Mahmoud Ahmadinejad dovrebbero suggerire alle giornaliste in cerca di conferme che per tentare di capirci davvero qualche cosa, a Tehran invece di Lolita sarebbe più costruttivo leggere Grapes of wrath.

lunedì 10 maggio 2010

Azione Giovani: quarantenni di partito, cortine fumogene e malafede


A mezzo posta ci hanno segnalato un interessante articolo de "Il Secolo d'Italia" pubblicato il 7 maggio 2010 e firmato Fabrizio Tatarella. Occhiello e titolo lamentano: "Azione Giovani è ancora in piedi, con dirigenti quarantenni. Si attende un congresso - PDL, che fine hanno fatto i giovani?".
Nel testo si legge, tra l'altro, che in merito alle organizzazioni giovanili del piddì con la elle un certo statuto conterrebbe una norma transitoria che impegnerebbe "i vertici nazionali delle organizzazioni giovanili riconosciute dai partiti costituenti" il piddì con la elle a definire "l'assetto organizzativo, i modi e i tempi non superiori ad un anno dall'entrata in vigore del presente statuto, per la celebrazione del Congresso". Si lamenta l'articolista che "l'anno è abbondantemente passato e nulla è successo. Intanto Azione Giovani, formalmente in piedi, attende ancora di sciogliersi nel nuovo soggetto, conservando dirigenti ormai vicinissimi ai 40 anni ed impedendo il ricambio con una nuova generazione. Esiste una grande maggioranza di giovani italiani, ai quali si rivolge Fini nelle sue riflessioni, che non partecipa alla politica, è indifferente alle strutture di partito che dovrebbero intercettare il consenso giovanile. [...] Negli ultimi decenni la destra ha valorizzato relativamente i suoi giovani, costruendo per lo più percorsi non di formazione politica, ma di mera fedeltà ai giochi di corrente. Il mondo giovanile è rimasto vittima due volte di questa dinamica. Da un lato si è spaccato tra correnti scivolando nel rancore o nel risentimento verso gli “avversari interni”: dall’altro ha “perso tempo” sacrificando altri percorsi di studio o di vita. Con i grandi impegnati ad applicare Il risiko alla politica, piantando bandierine, provocando divisioni e ferite profonde tra i giovani usati come pedine, si è mortificata una intera generazione. Chi trascorreva più tempo alla corte del capo aveva un seggio garantito in qualche listino, mentre altri, che avevano preferito conservare margini di indipendenza, lasciavano una politica che li aveva illusi e delusi con la meritocrazia a parole. La lotte correntizie hanno avuto enormi ripercussioni su molti giovani costretti a fare guerre di potere per conto terzi".

Non c'è che dire; la discrepanza tra la propaganda politicante e la realtà dei fatti non potrebbe essere più macroscopica, e si tratta di un dato di fatto evidente perfino alla stampa organica al piddì con la elle.
E "Il Secolo" non poteva rendere peggior servizio agli "occidentalisti" impegnati ad imbrattare muri e cantonate di scritte e manifesti in previsione delle elezioni universitarie. Perfino una menzione di disonore sull'"occidentalissimo" Corriere della sera, sono riusciti a rimediare.
Nei "giovani" quarantenni citati da Tatarella è impossibile non riconoscere un diplomato fiorentino che abbiamo avuto modo di citare spesso e che pare l'incarnazione stessa di tutti i difetti e di tutti i problemi della sedicente "destra giovanile", sia per quanto riguarda gli effetti potenzialmente esiziali di certi comportamenti, sia per quanto riguarda i disastrosi esiti di certa "carriera" universitaria.
Un diplomato che il 10 maggio 2010 ha emesso un comunicato stampa per lo meno avventato.
L'emissione dev'essere avvenuta dopo aver confrontato la lista degli "artisti" che hanno partecipato ad una kermesse notturna promossa dal Comune di Firenze con una qualche personalissima lista di proscrizione. Nel comunicato stampa si chiede testualmente: “Renzi nella notte blu ha finanziato lo show di un inquisito per spaccio?”. La risposta arriva dopo pochissimo ed afferma che, chiunque sia l'inquisito per spaccio, il borgomastro non ha cacciato un centesimo.
Ma non è questo il punto.
Il punto è che il comunicato stampa "occidentalista" afferma indignato "Abbiamo conferme [frutto di delazione, possiamo pensare n.d.r.] che a suonare sul palco ci fosse come dj anche un inquisito per lo scandalo legato allo spaccio di cocaina nei locali fiorentini".
Lo "scandalo legato allo spaccio di cocaina" è scoppiato nel giugno 2009 e portò ad una trentina di arresti, ripartiti in quattro di quei localini trendy e stronzy in cui l'ideologia "occidentalista" concretizza al suo meglio la propria base ideologica di consumismo insultante e di lussi ostentati e grossolani.
Ora, all'inizio di aprile 2008 il diplomato Giovanni Donzelli tenne due feste pre-elettorali al Colle Bereto ed allo Yab, proprio due dei locali al centro dell'interesse dei gendarmi nel giugno dell'anno successivo.
Abbiamo motivo di ritenere, alla luce degli eventi che abbiamo elencato, che l'eccellenza del succo d'arancia e delle mandorle confettate non fossero gli unici motivi dell'indiscutibile successo di queste costose mescite.
Come arguimmo in questa sede, un certo puritanesimo antidroga tanto insistito dovrebbe essere utilizzato con un minimo di accortezza. Viceversa c'è il rischio di causare reazioni tanto scomposte quanto pericolose in chi non voglia avere nulla a che fare con la politicanza "occidentalista", con la sua disumanità sostanziale e con la sua mendacia essenziale.
A testimonianza del fatto che non guasterebbe almeno un po' di ritegno, se non un po' di vera e propria coerenza, c'è anche il sito di Alleanza Nazionale (di quale "nazione" si parli non è dato sapere), una delle formazioni "occidentaliste" confluite nel piddì con la elle di cui nessuno a tutt'oggi si è curato di chiudere domini e sbaraccare siti. E proprio http://territorio.alleanzanazionale.it/2008/03/27/agenda-elettorale-an-pdl-a-firenze ci conferma che il cenone "a invito" allo Yab non ce lo siamo sognato.
Un fatto uscito dalla memoria degli "occidentalisti", ma non da quella degli archivi.



sabato 8 maggio 2010

Studenti per le Libertà. Quando la cialtroneria incontra la delazione - Azione Studentesca e i'ddegrado


Non abbiamo idea di cosa siano gli Studenti per le Libertà, ma a giudicare dal nome parrebbe essere l'ennesima incarnazione di una conventicola "occidentalista" dedita al filogovernativismo più ebete. L'ennesima tappa nominalista di morti già da vivi costretti tra l'altro ad inseguire l'intraprendenza dei commensali di Azione Giovani in grado di batterli di molte lunghezze in ogni campo.
Se non ricordiamo male dovrebbe trattarsi di individui un cui sopralluogo denigratorio e delatorio compiuto con un certo seguito di marmaglia gazzettiera fu qualche tempo fa giustamente rintuzzato all'Università di Firenze da un fitto lancio di uova.

Un comunicato stampa ripreso puntualmente dallo spazzaturame giornalettistico ci informa della nascita di un sito per le "segnalazioni dei cittadini" di Firenze in materia -c'è bisogno di dirlo?- di degrado e di insihurezza.
Abbiamo già avuto modo di far notare ai nostri lettori come la nobile pratica politica della delazione venga incoraggiata dagli "occidentalisti" fiorentini, ridotti praticamente all'afasia in tutti i settori dello scibile e costretti da anni a inventariare buche nell'asfalto e scritte sui muri (con bella coerenza, come abbiamo fatto notare a suo tempo), e a far sparire sotto il tappeto candidati di cui si statuisce che sono "i nuovi presidenti" o roba del genere prima e ancora dell'apertura dei seggi, e che ad elezioni perdute si dissolvono letteralmente nell'aria.
Ora, il nostro disprezzo per gli "occidentalisti" non ha alcun limite.
Neppure il nostro disprezzo per la loro pratica politica ha alcun limite.
In tempi ed in contesti sociali improntati a normalità l'utilizzo abituale della delazione espone chi se ne rende partecipe al pericolo di rendiconti dolorosissimi al minimo mutare di clima politico. Dello stato che occupa la penisola italiana e dei manutengoli che ne infarciscono le greppie tutto si può dire meno che siano, dal punto di vista cognitivo, contigui ai concetti di normalità e soprattutto di competenza.
Non desta quindi alcuno stupore il constatare che il dominio studentiliberta.net indicato in un primo tempo nel comunicato stampa non esiste. Una correzione operata successivamente non ha evitato che alcune tra le gazzette più compiacenti (cfr. "IlFirenze", 8 maggio 2010) lo riportassero con canina fedeltà, senza neppure testarne il funzionamento.

Ci dicono che l'attivismo infaticabile dei Giovani per le Libertà sarebbe legato ad una consultazione elettorale universitaria stabilita per metà maggio.
Stizziti per le incessanti ed aperte attestazioni di disistima ricevute in più sedi, in più occasioni e con più mezzi, i loro commensali di Azione Studentesca hanno invece pensato bene di documentare l'affissione notturna di propaganda elettorale con le immagini che seguono, fornendo un bel po' di materiale per un post che avremmo potuto anche intitolare Una notte di maggio a Firenze n'i'ddegrado, senza sihurezza... secondo quanto siamo soliti fare da qualche tempo a questa parte.


C'è poco da spiegare.
Una delle organizzazioni giovanili di un partito che dacché esiste non fa che inveire contr'i'ddegrado (cosa si intenda per degrado in certi ambienti lo abbiamo specificato molto spesso; sostanzialmente è degrado, o insihurezza, o terrorismo, qualunque cosa dalla quale non riescano a trarre un reddito) chiama questa roba "militanza".
La legislazione dello stato che occupa la penisola italiana, il cui esecutivo è composto esclusivamente da appartenenti a quel partito e ad altre formazioni "occidentaliste", questa roba la definisce invece affissione abusiva.

Gentilissimo, un sito dell'amministrazione statale ci spiega anche che "...gli oneri derivanti dalla rimozione dei manifesti affissi in violazione delle disposizioni vigenti sono a carico dei soggetti per conto dei quali gli stessi sono stati affissi, salvo prova contraria", e che "La Finanziaria 2007 [...] ha addirittura disposto che d’ora in poi chi violerà la legge oltre al pagamento delle sanzioni dovrà farsi carico anche delle spese della defissione [...]".

Un esempio di coerenza non da poco per la base militante di una torma di legulei d'accatto, di sanzionatori da caffè e di gendarmi di complemento.
La passione "occidentalista" per le nobili figure del delatore e della spia, unite alla moda del momento che asserisce essere un dovere preciso di chiunque il rendicontare su qualche rete sociale i più reconditi affaracci propri, ha prodotto un caso tipico di autodenuncia.
O di zappa sui piedi, detto in un linguaggio più alla buona.
Chissà cosa ne penserebbero gli Studenti per le libertà e il loro servizio di delazione telematica...

venerdì 7 maggio 2010

Di Casaggì, di coincidenze e di pallone travestito



Il gazzettaio del 6 maggio 2010, ed in particolare il repellente La Nazione di Firenze (quella della sihurezza, d'i'ddegrado e soprattutto degli errori di ortografia) ci comunica uno sviluppo in merito ad una questione di cui abbiamo già trattato, e che riguarda sostanzialmente una sedicente élite i cui appartenenti potrebbero tranquillamente essere non eletti, ma elisi in blocco dal corpo sociale senza che in esso venissero a crearsi vuoti di una qualche rilevanza sostanziale.
Come tutte le sedicenti élites, anche quella che parassita la città di Firenze ama circondarsi di manutengoli, yes men, zerbini, clientes, valletti, guardaspalle, camerazzi e servi di varia natura, varia prestanza e disparata provenienza.
Uno dei bacini di reclutamento più produttivi della città pare essere l'aggregato che si forma attorno al cosiddetto Calcio Storico, tradizione inventata della quale abbiamo già avuto occasione di trattare; l'ambiente del pallone travestito, come potremmo altrimenti definirlo, conta squadroni di individui maneschi e di abituale prepotenza, che come abbiamo più volte avuto modo di riferire utilizzano il contesto del pallone travestito per regolare pendenze e rancori maturati in un anno intero di lavori e lavoretti che coprono tutto l'areale compreso tra il furbesco, il nebuloso e lo scaltro.
Come abbiamo avuto modo di narrare in una precedente occasione, il pallone travestito è praticamente da sempre oggetto delle cure più sollecite di cui gli scaldapoltrone "occidentalisti" siano capaci; dalla difesa dell'indifendibile alla lode sperticata, passando ovviamente per curatissime e reiterate richieste di finanziamenti, le interpellanze, le mozioni e le interrogazioni in materia si sprecano ogni anno.
Allo stesso modo si sprecano le biografie di quanti partecipano al pallone travestito: individui la cui vita conosce alti e bassi degni di un pìcaro castigliano dei secoli andati, in qualche caso finite peggio di male ma più spesso infarcite di episodi come quelli che hanno condotto un certo Daniele Taddei fin oltre i cancelli di una certa struttura di via Minervini. La qualifica di "ex calciante" accompagna il nome di Daniele Taddei praticamente in tutti gli articoli che riguardano la sua vicenda, dall'assai poco eroico comportamento messo in atto in una discoteca di Firenze nel novembre passato ("...Ti schiaccio perché sei piccola...") agli ultimi sviluppi sul metodo utilizzato per discutere di donne con il gioiellier Gruosi nei pressi del Cavalli Club di piazza del Carmine.
Come siamo andati spiegando, l'ambiente del pallone travestito ha con quello dei guitti da rotocalco che fancazzano a Firenze un rapporto che fa dei suoi protagonisti tutt'al più dei comprimari; le possibilità che un qualche farneticante "ascensore sociale" possa trasportarne qualcuno dal peonaggio della selezzionallingrèsso fino ai tavolini del tempura di ostriche sono praticamente inesistenti, e si potrebbe dunque avere la tentazione di scorgere nello spicciativo venire alle mani di Daniele Taddei una qualche embrionale forma di giustizia sociale. Il problema è che un altro dato su cui il gazzettame insiste abbastanza è la definizione di "aduso agli scontri fisici" che comparirebbe sul secondo mandato d'arresto, notificato a Daniele Taddei mentre già si trovava nella condizione di prigioniero. L'espressione aduso agli scontri fisici, insieme al numero imbarazzante di episodi infarciti di violenza gratuita e demenziale in cui "calcianti" o "ex calcianti" si trovano coinvolti, fa concludere che il ricorso alle mani sia, per i taddei del pallone travestito, una pratica abituale che rende relativamente rischiosa anche la loro pura e semplice presenza, facendone quindi un attivo fattore d'insihurezza.
Per non parlare d'i'ddegrado.

Una coincidenza abbastanza curiosa è quella che abbiamo documentato con la screenshot in alto. A distanza di due giorni dall'arresto di Daniele Taddei per l'altruistica, generosa e rivoluzionaria motivazione che abbiamo riferito, il sito di Casaggì -sedicente "centro sociale di destra" con sede in via Maruffi a Firenze ed organico ad un partito "occidentalista"- presentava un un brano musicale con gli auguri per "un nostro fratello, militante di Casaggì da anni e camerata sempre presente al fianco di chi ne avesse bisogno" finito presumibilmente in carcere per motivi non specificati. E ancora: "I nostri amici. Gente poco raccomandabile, ma d'altronde ognuno si sceglie i propri".
Visto il monocorde impegno degli "occidentalisti" nel ravvisare l'insihurezza e i'ddegrado (e anche i'tterrorismo) in qualunque comportamento non contribuisca al loro reddito, un'asserzione del genere non è proprio il massimo in fatto di comportamenti coerenti, ma al mondo c'è ben di peggio.
Ora, saldamente in mani "occidentaliste" da anni ed anni, lo stato che occupa la penisola italiana sta diventando un immenso carcere per mustad'afin ed un'altrettanto immensa greppia per mustakbirin; il costante e deliberato impegno dell'esecutivo ad adeguarsi costantemente alle tendenze più deteriori fa guardare con favore e rispetto agli Stati Uniti d'AmeriKKKa, in cui il rapporto tra popolazione e prigionieri è tra i più alti del mondo e in cui autentici imperi economici si reggono sulla prigionia e sul lavoro di schiavi.
In un simile contesto si finisce in carcere con sempre maggiore facilità. Non vi sono dunque nessuna certezza e nessuna garanzia che il post, comparso il 26 aprile, si riferisca proprio ad una certa persona il cui arresto è riportato sulle gazzette di due giorni prima, nonostante la definizione di poco raccomandabile, in considerazione dei comportamenti cui sarebbe aduso, sembri praticamente ritagliata a misura.