venerdì 29 gennaio 2010

I licei di Firenze sempre in prima fila nella difesa dei valori occidentali


Alla fine di gennaio 2010 il gazzettaio fiorentino riporta con una certa enfasi la notizia dell'avvenuto smantellamento di quella che viene definita una banda di spacciatori ventenni, dedita allo smercio di cospicue quantità -si scribacchia di cento grammi(!) a settimana- di derivati dalla canapa indiana. La clientela sarebbe stata reperita essenzialmente tra gli allievi di istituti superiori fiorentini.
La criminalizzazione dei soggetti interessati non ci trova affatto d'accordo.
Non ci trova affatto d'accordo perché incoerente da diversi punti di vista.
Il gazzettaio incarcera e stigmatizza prima ancora dei tribunali, con sentenze ad un solo grado ed immediatamente esecutive, ma questa non è una novità. In questa tutt'altro che utile funzione sociale può contare sull'effetto recency e sulla scarsa incentivazione della memoria del pubblico e riesce in questo caso a far cassetta alle spalle di individui colpevoli esclusivamente di aver perfettamente interiorizzato i valori fondanti dell'"Occidente" contemporaneo, con particolare riferimento a quelli dell'iniziativa individuale, della libera impresa, della tutela del credito e della demonizzazione dei legami sociali (soprattutto quelli di classe) non mediati dal denaro. In considerazione dell'origine di alcune delle persone coinvolte, c'è se mai da sorprendersi che in qualche redazione non si sia pensato di alzare ulteriormente il tiro -l'incompetenza gazzettaia è capace di questo e d'altro- prospettando i'pperiholo dell'islàmme sulle fanciulle in fiore delle scuole-bene.
Cerchiamo dunque di riepilogare la sostanza della questione: stando ai fogliettini delle edicole e alle edizioni in rete, una mezza dozzina di giovani imprenditori riuniti in cartello, utilizzando con una certa competenza politiche di marketing collaudate da decenni e disponendo della logistica necessaria, sarebbe riuscita a soddisfare la domanda di derivati dalla canapa indiana avanzata dai frequentatori non di uno, ma di quattro istituti superiori fiorentini, tra i quali quel Liceo Carcere Michelangiolo che ci siamo più volte fatti un piacere di additare alla commiserazione dei nostri lettori.
Tutto fa pensare che la campagna di marketing adottata dal cartello con pieno successo, garantendo ad esso una posizione sul mercato adeguatamente competitiva, sia stata spogliata da ogni riferimento più o meno ideologico fino a qualche anno fa peculiare alla tipologia cui appartiene il prodotto commercializzato. In altre parole, i protagonisti della vicenda sono riusciti a contestualizzare alla perfezione il proprio operato nell'ambiente scolastico. Un ambiente che si è voluto ad ogni costo rendere afasico riguardo ad ogni istanza ideologica o politica venisse percepita come minacciosa dai custodi ben retribuiti di quei "valori occidentali" cui le agenzie educative contemporanee sono tenute ad aderire, pena l'essere praticamente tacciate di terrorismo.
Le cose che stupiscono sono la caduta dalle nuvole ostentata dai presidi e la stigmatizzazione immediatamente operata da certi micropolitici, almeno uno dei quali si è comportato in un recentissimo passato ed in circostanze pressoché analoghe con una maldestraggine illuminante.
Sono queste prese di distanza ad apparirci come assolutamente incoerenti. Un sistema scolastico improntato ai "valori occidentali" su menzionati dovrebbe tenerne ad esempio un'adesione tanto coerente e tanto produttiva, e politici che devono la scranna che procura loro consenso e redditi proprio alla difesa costante dei medesimi "valori" non dovrebbero far finta di stupirsi di un'adesione tanto completa e tanto produttiva ad essi.

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