martedì 12 gennaio 2010

Giovanni Donzelli, Giovanni Gandolfo, Matteo Calì. Quando fare schifo è roba da professionisti


Esistono realtà politiche infette e fracassone. Anzi, potremmo sostenere con buoni argomenti che l'essenza stessa della politicanza "occidentalista", nello stato che occupa la penisola italiana, è rappresentata dal profluvio di istanze infette e fracassone in cui una categoria autoreferenziale composta da buoni a nulla espulsi a legnate da ogni settore produttivo e da scarti di anticamera in cravatta si esibisce ogni giorno, emulando il piglio eroico dei demiurghi e nascondendo viltà e tornaconto dietro i paraventi del buon governo e dell'interesse generale.
Una di queste realtà è rappresentata dalla laida arena dell'"occidentalismo" fiorentino, uno scostante e sordido circo equestre di periferia dotato di una sola pista sporca in ogni senso, in cui sgomitano e si affannano soubrette dismesse, giocolieri monchi, canzonettiste scacciate, pianisti frenastenici ed altri scarti di avanspettacolo. Fuori da questo tendone per lo più disertato dalle folle, mantenuto fresco e stirato da vagonate di denaro, i nomi di Giovanni Donzelli, di Giovanni Gandolfo e di Matteo Calì non dicono nulla a nessuno, com'è giusto che sia.

Giovanni Donzelli, come abbiamo avuto modo di specificare varie volte ed in più sedi, è un diplomato.
Nonostante le caratteristiche essenziali di questo signore, che di mestiere fa il consigliere comunale a Firenze per conto del piddì con la elle, terminino qui, ce n'è più che abbastanza per emettere sul suo conto qualche giudizio tranciante.
Essere diplomati, in sé, non è certo un demerito. I demeriti cominciano quando, parcheggiati da oltre dieci anni all'Università degli Studi, si ha la sfrontatezza di tessere le lodi della meritocrazia. In dieci anni, se si ha la fortuna di potersi dedicare a tempo pieno agli studi e di vivere in una città universitaria, di lauree se ne conseguono due o anche tre, senza neanche profondervi chissà quale impegno.
La notte di sabato 9 gennaio un individuo con ogni evidenza affetto da disturbi del comportamento di portata imponente ha aggredito a freddo un attivista del Centro Popolare Autogestito di Firenze Sud, ferendolo gravemente al collo e costringendo gli astanti a far intervenire un'ambulanza, che lo ha trasportato in codice rosso al pronto soccorso più vicino. Fin qui i fatti, sostenuti tra l'altro da una serie di articoli di gazzetta sorprendentemente obiettivi e privi di quei corollari demonizzanti che da vent'anni fanno da sfondo ad ogni notizia riguardi il centro sociale fiorentino che richiama artisti e frequentatori da ogni angolo d'Europa.
Su questi fatti Giovanni Donzelli, seguito a ruota dagli altri due, non ha fatto mancare un comunicato stampa scopertamente offensivo prima e ancora che inconsistente, secondo il quale la responsabilità politica dell'accaduto è dei politici fiorentini. Un po' come se noi addossassimo a Giovanni Donzelli, noto supporter delle "esportazioni di democrazia" caldeggiate dal suo "partito", la colpa di una strage di civili nel distretto di Kandahar. Fin qui niente di nuovo rispetto a quanto siamo andati sostenendo da sempre: lo sciacallaggio e la menzogna rappresentano l'essenza stessa di quella comunicazione politica "occidentalista" in cui Donzelli si crede particolarmente versato.
La novità che è interessante sottolineare in questo caso è rappresentata dal fatto che, com'è possibile notare scorrendo con attenzione il comunicato stampa, quanto accaduto fornisce al diplomato l'occasione per prendersi qualche miserabile vendetta contro chi ha avuto l'ardire di contraddire le sue ciarle continue che, perfino in sede di Consiglio comunale, devono nove volte su dieci cadere nel vuoto della condiscendente sopportazione degli astanti. Addossare responsabilità demenziali alla controparte politica è una pratica corrente di cui si è avuta prova qualche mese fa. Questo caso differisce essenzialmente perché la vittima, vuoi per l'età, vuoi per la scarsa fotogenicità, vuoi per il non essere una fanciulla in fiore di quelle che fanno sfracelli in materia di audience, esime il Donzelli anche dal dover fingere una qualsiasi vicinanza empatica ad essa.
Un episodio identico ma finito assai peggio si è verificato nello stesso quartiere la scorsa primavera, per giunta nel pieno della campagna elettorale. Purtroppo la nazionalità del colpevole non essendo tra quelle stigmatizzabili (si trattava di un extracomunitario nordamericano), né essendo il luogo del fatto tra quelli cui la si è giurata, il trio di legalisti d'accatto specificato in oggetto ha pensato bene di non scomporsi eccessivamente. Anche perché, come molti ricorderanno, la campagna elettorale fu condotta tenendo costantemente sotto i fari il palloniere Giovanni Galli e lasciando saggiamente in ombra tutti i comprimari, sulle cui competenze era meglio non dilungarsi troppo ed alle cui sparate era meglio porre un freno, pena il serio rischio di ulteriori emorragie di suffragi.
E' opinione corrente che il "centrodestra" fiorentino, schierando campioni del genere, sia ormai in grado di perdere le elezioni anche in assenza di un'eventuale controparte. La rettorica ciarlatoria di Giovanni Donzelli deve aver finito per irritare profondamente anche gli altri consiglieri, che hanno pensato bene di restituirgli la pariglia alla prima occasione utile, capitata per puro caso appena qualche ora dopo...

Nessun commento:

Posta un commento