sabato 25 aprile 2009

Giovanni Galli, palloniere amicone


Un giorno qualunque alla fine di aprile 2009 dalle cassette postali di Firenze salta fuori una busta chiusa, anonima, che riporta l'intestazione "Finalmente la tua Firenze".
Pessimo e fumoso inizio, verrebbe da dire.
Comunque la parte migliore -migliore per dire- sta dentro la busta.



La busta plana -non richiesta- dal comitato elettorale di Giovanni Galli.
Più di venticinque anni fa Giovanni Galli passava le domeniche pomeriggio in piedi in un prato, e sapeva prendere con le mani i palloni che qualcun altro gli tirava addosso cercando di farli entrare in un rettangolone di pali di ferro con una rete dietro. Pare che questa cosa si chiami "fare gò" o roba del genere. A "fare gò" ci provano due gruppi di giovani atletici per più di un'ora e mezzo tutte le domeniche, ché è una cosa simpatica perché almeno la domenica pomeriggio sia loro che tutti quelli che li stanno a guardare spariscono dalla circolazione, e i pochi -ma il numero sta salendo- che fanno vanto di sentirsi completamente alieni da una realtà folle possono dedicarsi ad attività più elevate senza doversi relazionare con individui che asseriscono cose stranissime, tipo "quest'ann' e' siamo da scudetto" prima e ancora di salutare urbanamente un potenziale interlocutore.
I meriti acquisiti nel corso della lunga militanza nella palloneria d'alto bordo -quella che smuove fantastiliardi, genera introiti, macina vite e ottunde coscienze- sono sembrati condizione necessaria e sufficiente al padrone per paracadutare d'autorità Giovanni Galli a Firenze, dopo averlo rimpinzato di consegne precise e di bugie da propaganda, come si fa per il gavage delle oche da foie gras. L'incarico di Giovanni Galli è convincere Firenze, una città in cui il numero dei cittadini supera ancora in misura preoccupante il numero dei sudditi, dell'assoluta necessità di farla finita con la solidarietà sociale, lo spirito critico, la partecipazione consapevole e tutte le altre abitudini veteromarxiste che impediscono la piena "occidentalizzazione" della Toscana.
Il problema grosso, per la politicanza "occidentalista" che a Firenze viene da sempre incarnata da casi umani degni di una galleria degli orrori, è che in città alligna ostinata una serie di agenzie socializzatrici, di conventicole e di gruppi informali cui ancora non è stato possibile far credere che si possa fare il bene comune avallando l'accelerazione dei processi sociali attualmente in corso su scala mondiale.
Questi processi sociali stanno velocemente portando verso la formazione di una sedicente élite identificabile con il ceto medio globalizzato; il ceto medio globalizzato, paragonabile al vecchio jet set appena appena un po' più ampio per numerosità e rappresentatività geografica, vive in turres eburneae che guardie, telecamere, allarmi e in qualche caso veri e propri eserciti privati mettono al riparo dal resto dell'umanità, esplicitamente destinato all'esclusione e ad un impoverimento crescente e senza rimedio.
La priorità della propaganda "occidentalista" è dunque fare in modo di particolarizzare il numero degli esclusi, fracassandone i legami sociali, delegittimandone le istanze ed i rappresentanti, spazzandone via le organizzazioni. Come abbiamo avuto spessissimo modo di specificare, l'obiettivo si consegue occupando incessantemente con menzogne i media di cui si dispone -nel caso degli "occidentalisti" peninsulari, tutti i canali televisivi e tutti i rotocalchi, più i quattro quinti della stampa quotidiana-, criminalizzando o ridicolizzando il dissenso e soprattutto indicando costantemente un Nemico esterno, responsabile del Male assoluto.
L'operazione richiede ai suoi protagonisti una mancanza di autostima pari alla faccia tosta ed un assoluto disprezzo per la realtà. Ostacoli facilissimi da superare per chi vive nella e della "realtà" mediatica.

La lettera che qualcuno ha scritto per Giovanni Galli costituisce un esempio di propaganda "occidentalista" neppure dei più raffinati. Andiamo adesso a confutarlo nei suoi punti essenziali.

Nell'incipit c'è una serie di convenevoli di dubbio gusto -Cara amica, caro amico- secondo la pestilenziale scuola del "politicamente corretto" insieme ad una stringata presentazione di sé e dei suoi intesa ad ostentare una fiorentinità che una cospicua parte del target elettorale, rappresentato dagli ambienti pallonistici più occidentalissimamente ottusi insiste a negare, facendo ponderose considerazioni sulle origini pisane di Galli e la sua lunga militanza palloniera lontano da Firenze.
Una prima frase significativa si ha solo a metà della prima pagina.

...Peccato che negli ultimi dieci anni chi ci ha governati dalla Provincia e dal Comune ci abbia lasciati soli. E lo dicono i fatti. Qual è la città in cui viviamo oggi? Una città spenta, abbandonata a se stessa, in cui non si è più sicuri come prima, le famiglie non sono più piotette come prima, l’economia, la cultura e il turismo non si muovono più come prima.

Davvero? Eppure è sufficiente compiere un atto "occidentalmente" empio, ovvero staccarsi dalla televisione e scendere per strada, anche in periferia, per trovarsi in una realtà diametralmente opposta a quella descritta, rappresentata da un tessuto sociale vivo e reattivo, propaganda nonostante. Di esser stato "lasciato solo", Giovanni Galli lo statuisce senza dimostrarlo.
Sulla Firenze città (presuntamente) spenta, abbandonata, insicura eccetera, si espresse anni fa a meraviglia Franco Cardini, quando sostenne che Firenze era esattamente quello che i fiorentini avevano voluto che fosse. Il mondo è cambiato di brutto ed è cambiato velocemente; i flussi dell'economia, della cultura e del turismo hanno scoperto altre mete (chissà che non c'entrino qualcosa la velenosa pizza a taglio dei bar di via Calzaiuoli o i prezzi criminosi praticati da sempre nelle trappole per turisti che affollano il centro storico) ed è molto strano che il cittadino Galli non se ne sia ancora accorto.
Dobbiamo fare esempi concreti, volare basso? Bene: abbiamo alloggiato e mangiato meglio a Yazd ed a Damasco, non più tardi di due anni fa, in contesti in cui la sensazione di essere trattati come polli da spennare era molto vicina allo zero. La sensazione che si ha barcamenandosi tra le tourist traps del centro fiorentino è diametralmente opposta, e non certo per colpa della "amministrazione comunale" o dei "clandestini" o dei "cinesi" o degli "islamici" o di un altro qualsiasi dei nemici usa e getta che l'"occidentalismo" sciorina ai propri sudditi.
Si ha dunque la sensazione che in queste prime asserzioni Giovanni Galli incolpi l'amministrazione in carica delle più naturali conseguenze della globalizzazione economica, secondo la logica propagandistica su schematizzata ed il suo affannoso additare nemici che siano Altri da Sé.

Insomma, una città peggiore che ci fa stare tutti peggio, che ha aperto le sue porte ai clandestini, che manca di un progetto per il futuro, con una miriade di cantieri spuntati come funghi e mai conclusi, una costosa tramvia che non risolverà i problemi del traffico e che si ostinano a fare passare accanto al Duomo.

La nostra sensazione è invece che l'aspetto urbano della città sia migliorato moltissimo negli ultimi anni, con il risanamento -molto ben fatto- di zone un tempo considerate al di là del bene e del male come l'arco di San Pierino o via Faenza. I cantieri si aprono e si chiudono: il contrario lo sostiene solo un "occidentalismo" armato di giornaletti e intento a inventariare buche nell'asfalto per incolparne i'ssìndaho.
La tramvia, per chiunque l'abbia vista di persona e non in qualche trasmissioncina televisiva ad uso della marmaglia in cravatta, rappresenta un'opera straordinaria, bella anche dal punto di vista estetico, per realizzare la quale sono stati superati con pieno successo problemi di ogni genere. La linea 1 unisce a Firenze il centro di Scandicci, che nel corso degli anni ha aumentato molto la propria popolazione e che trarrà dall'opera ormai finita sicuri vantaggi. Statuire il contrario è segno di malafede, di miopia o, più probabilmente, di entrambe le cose.
Il nostro auspicio è che accanto al Duomo, la costruenda linea 2, passi eccome. Molto meglio dei frastuonanti torpedoni che ci passano, oggi, a centinaia tutti i giorni.
"Aprire le porte ai clandestini"? E cosa significa?
"Progetti per il futuro"? Cosa manca, una greppia da maneggioni come certe expo milanesi? Meno male, c'è da andarne fieri.

Non è un caso se negli ultimi anni tantissimi Fiorentini hanno abbandonato Firenze, se il commercio è penalizzato dall’abusivismo, se il turismo è in difficoltà. Non è un caso che la Provincia di Firenze sia, secondo il Sole24Ore, al 97mo posto in Italia per sicurezza.

Tantissimi fiorentini hanno abbandonato Firenze per il motivo, piuttosto valido, che i prezzi delle abitazioni sono arrivati a livelli insultanti. E non si capisce perché un essere pensante dovrebbe indebitarsi a vita per comprare una casa grande quanto una cella di galera.
I commercianti fiorentini hanno sfoggiato per decenni ostentati e grossolani lussi. Forse è il caso di chiedersi se dei comportamenti di spesa più responsabili, adottati a tempo debito, non avrebbero rappresentato un miglior antidoto alla crisi in atto piuttosto che il permanere propagandistico nell'identificazione di un nemico "altro".
Comunque: crisi delle botteghe e spopolamento del centro hanno valso a Firenze un posto a fondo classifica secondo il giornale della Confindustria. Roba, per intenderci, che passa avanti agli omicidi e al controllo mafioso dell'economia.
Bene. E chi se ne frega.
Una volta accartocciato il Sole24Ore, andiamo a fare un giro per il centro storico. Negozi aperti sì, a miriadi. Solo che da qualche anno in qua sono spuntati ristorantini etnici, minimarket e servizi alla persona. Tutti posti che vendono cose utili e che evitano a chi lavora davvero di sentirsi insultato da quell'esposizione di straccetti da migliaia di euro tanto frequente un tempo, e legato ad un'epoca di abbondanza illusoria e -per fortuna- tramontata.
Un'epoca in cui era frequente sentir dire, e con buoni riscontri nel reale, che "a Firenze chi non sa come passare le giornate apre una boutique".

Come non è un caso che Firenze sia, secondo il Corriere della Sera, la città con la mobilità peggiore del Centro Italia e la quarta in Italia, come rileva il Sole24Ore in questi giorni, per costo procapite per cittadino dei dipendenti comunali: oltre 534 € a testa. E pensare che un giovane con un lungo vissuto politico che oggi corre per fare il Sindaco è uno di quelli che ci hanno portato in questa situazione.

Allora: Giovanni Galli ci prega disperatamente di credere che "un giovane" suo avversario politico, che non ha neppure il coraggio di nominare, è colpevole di una mobilità che in pieno XXI secolo deve vedersela con una struttura urbana che ha millenni di storia e di un astruso "costo pro capite" dei dipendenti comunali. La ricerca di dati negativi per mettere in cattiva luce l'amministrazione uscente non ha evidentemente fornito niente di meglio, né agli amanuensi di Giovanni Galli, né agli amiconi della stampa in servizio permanente effettivo.
In considerazione dello staff di collaboratori indubbiamente validi messigli a disposizione dal padrone, Giovanni Galli potrebbe spiegarci quanto è costata la partecipazione alle aggressioni statunitensi contro l'Iraq e contro l'Afghanistan fermamente voluta dagli stessi "occidentalisti" che sta scientemente cercando di rendere presentabili.

Scorrendo il resto dello scritto, tra generiche promesse di impegno e pudico sfiorare su drammi personali dei quali non facciamo menzione perché non stiamo facendo campagna elettorale per nessuno, si nota poi quanto segue:

E’ da questo che nascono le mie priorità. La Sicurezza, la Mobilità, il Sociale e la Famiglia ed infine quello che io chiamo “il Sogno”, l’obiettivo di riportare Firenze al ruolo che le spetta, in Italia e nel mondo, rilanciando l’economia e il lavoro, valorizzando la cultura e il turismo, l’artigianato, il commercio e le imprese.
Ho scelto di mettermi in gioco per questo e per molto altro, che non è possibile mettere solo in qualche finto programma elettorale, che siano 20 punti o 100, magari scritto negli stessi palazzi nei quali chi ha guidato la Provincia e il Comune ha assunto le scelte che oggi si propone di cambiare.

Traduzione dall'"occidentalese": la sihurezza non può mancare, ordine preciso del padrone, sicché in un discorso elettorale ci va ficcata per forza. Poi si delegittima non solo un'intera classe politica, ma anche un bel pezzo di cittadinanza visto l'ampio suffragio di cui essa classe politica ha goduto alle precedenti elezioni, e si insinua, come ormai nell'uso, che qualunque individuo, qualunque apparato politico, qualunque decisione non promanino dal Piddì con la elle e dai suoi vertici sia sempre e comunque frutto di usurpazione o di prevaricazione.
Poi, visto che ad un mese e mezzo dalle elezioni il Piddì con la elle non ha presentato alcun programma credibile -aria alla bocca tanta, anche questo secondo consuetudine, ma niente di concreto- tanto vale ostentare un po' di disprezzo per quello altrui.
Non più tardi di qualche anno fa, la presunta "mancanza di un programma" degli avversari politici fu il leitmotiv asfissiante della propaganda "occidentalista"...

Il rimanente dell'appello è una sorta di invito alla collaborazione. In alte sfere sono a tal punto consapevoli della disperante nullità dei micropolitici che Giovanni Galli è chiamato a coprire e a nascondere, che neppure si fidano ad affidare a quella razzumaglia un minimo di responsabilità, neppure in questo senso.
Per quanto ci riguarda diserteremo volentieri l'invito; il nostro auspicio è che la nostra scelta sia condivisa da più persone possibile.

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