venerdì 27 febbraio 2009

La Repubblica Islamica dell'Iran e la coerenza "occidentalista"


Manoucher Mottaki e Mahmoud Ahmadinejad

Nel febbraio 2009 la Repubblica Islamica dell'Iran inizia i test della prima centrale nucleare del paese, la cui costruzione è stata ultimata con l'aiuto russo dopo essere cominciata ai tempi dei Pahlevi con tedeschi e francesi, ed incassa successi diplomatici inauditi perché, dopo otto anni di costosissima occupazione afghana, un'AmeriKKKa avviata lungo la strada che dallo status di Unica Potenza Mondiale porta a quello di Paese Come un Altro e Ci è Anche Andata Bene ha mandato a dire in giro che forse forse prima bombardare e poi discutere non è proprio il miglior modo di farsi degli amici.
Davanti al fatto compiuto i giornalettisti scoprono improvvisamente che i settanta milioni di persone che vivono a Tabriz o a Mashhad non passano la giornata facendo a gara a chi impicca più bambini e diversificano finalmente i toni, riportando i costruttivi proponimenti dell'ambasciatore iraniano nello stato che occupa la penisola italiana.

Si noti la figura atletica di Uncle Sam.
Una silhouette che nella patria dell'obesità possono vantare in pochi.


Nel corso degli ultimi anni proprio trattando della Repubblica Islamica i mass media peninsulari hanno offerto il loro spettacolo abituale: uno spettacolo fatto di servilismo, incompetenza ciarliera, bassezza e cialtroneria. Non che la crisi mondiale e il cambio della guardia negli Stati Uniti li abbiano privati di queste "virtù": si sono semplicemente adeguati al volere del padrone nuovo ed hanno aggiornato gli agenda setting, senza che le loro funzioni di ottunditori mentali e di propagandisti per un monolitico "occidentalismo" d'accatto venissero messe in discussione.
La Repubblica Islamica dell'Iran dispone di un esercito dai mezzi eterogenei: forniture disparate, fondi di magazzino, resti delle spese folli dello Shah, autocostruzioni fatte col reverse engineering ed altre performances da corte dei miracoli. La prospettiva di rendere difficile la vita di eventuali occupanti ricorrendo alla guerriglia e quella di colpire l'economia mondiale minando lo stretto di Hormuz rappresentano in sostanza i principali punti di forza della dottrina militare iraniana. Lo scoperto ed ampiamente pubblicizzato appoggio a Hezbollah e a Hamas, formazioni legittimamente presenti con propri rappresentanti negli organi di governo sottoposti ad elezione in Libano e nei territori palestinesi, nulla toglie al fatto che la Repubblica Islamica, nei suoi trent'anni di esistenza, non soltanto non ha mai mosso guerra ad altri paesi ma ha dovuto sempre lottare, ed a costi umani mostruosi, per difendere la propria sopravvivenza.
A fronte di tutto questo, i mass media e gli yankee di complemento del mondo politico peninsulare non hanno mai cessato di amplificare le menzogne statunitensi sull'"atomica iraniana", che il piddì con la elle a Firenze dava in allestimento proprio nel 2005 secondo la prassi del filosionismo più ebete. Come ripetiamo spesso, la contestazione radicale del colonialismo che ha animato la Rivoluzione Islamica viene considerata dagli "occidentalisti" come pura e semplice espressione di follia. Che la Repubblica Islamica sia un paese in rapida modernizzazione e che abbia con lo stato che occupa la penisola italiana un interscambio commerciale e tecnologico mai cessato nonostante la rovinosa intromissione statunitense sono questioni sulle quali si sorvola automaticamente; neppure ci si pone il problema. Una volta adottata questa linea di pensiero, e soprattutto una volta tacciato di terrorista chiunque ne dissenta (per le motivazioni non vi è alcun interesse; se interesse c'è, è solo per acquisire elementi da riutilizzare in chiave denigratoria), la Repubblica Islamica dell'Iran diventa l'incarnazione contemporanea del Male. Che il vicino Pakistan, il bel modello di democrazia che sappiamo, le armi atomiche le possieda da decenni e le propagandi come "l'atomica dell'Islam" è cosa da non parlarne nemmeno. Probabilmente la "collaborazione" con gli yankee, gabellata per granitica e frutto di esplicite minacce (Richard Armitage disse al generale Mahmood Ahmed: “A voi la scelta: schieratevi con noi o vi bombarderemo fino a farvi tornare all’età della pietra”; Ribbentrop non si sarebbe comportato diversamente) ha "consigliato" pennaioli e politicame vario di chiudere entrambi gli occhi sulla questione.
Il mandato di Mahmoud Ahmadinejad si sta avvicinando alla fine e non si ha notizia di apocalissi all'uranio dalle parti di Tel Aviv. Anche questo pare lo sapessero tutti, tranne i politicanti e le redazioni. Colpevole di aver presenziato nel 2005 ad una conferenza i cui relatori si chiedevano in tutta serietà come potrebbe essere un mondo senza sionismo -convegni in cui si denigrano tutti gli altri -ismi del mondo vengono organizzati a getto continuo senza che nessuno si azzardi a pestare i piedi stile bambino bizzoso- e di aver non solo evidenziato i limiti del sionismo visto non soltanto come l'ultima incarnazione di un colonialismo vecchio stile, ma di aver anche sottolineato con franchezza lo stigma di violenta impopolarità che contraddistingue l'entità sionista nonostante gli sforzi di una macchina propagandistica formidabile, Mahmoud Ahmadinejad è stato oggetto di critiche molto oltre il limite dell'isterico e trattato di conseguenza da tutti i mass media a più ampia fruibilità. Legittimamente eletto, e con una partecipazione al voto che molti suoi corrispondenti "occidentali" neanche si sognano, Ahmadinejad non è mai considerato o definito il Presidente della Repubblica ma il dittatore di un regime.


Un mondo senza sionismo.
Un'iniziativa che non è piaciuta agli autoproclamati certificatori di democrazia.


L'acquiescenza peninsulare verso le imprese criminali dell'ubriacone Bush e della sua cricca di incoscienti e di sionisti sanguinari è arrivata, nel 2005, al suo clou. Un grassone, rivestito senza averne alcun merito con quella credibilità e quella autorevolezza che il potere vuole si riconoscano ai tuttologi dei talk show televisivi, organizza una fiaccolata farcita di potenti alla quale viene data la copertura mediatica che una volta spettava agli eventi epocali e che oggi, invece, si dà ad ogni trovata da due lire con cui la gang strapagata di viziati che fa finta di decidere dei comuni destini puntella la legittimazione dell'esistenza propria e delle proprie clientele.
Bene. I quattro anni trascorsi da allora hanno visto cialtroni di livello internazionale porre in tutta serietà la questione non del se, ma del quando sarebbero stati bombardati gli impianti nucleari iraniani, inviti a tutti i boicottaggi possibili e fiumi di balle passare in video senza la minima contestazione.
Intanto Hezbollah resisteva vittoriosamente all'aggressione sionista mentre yankee ed alleati, con bella concezione della democrazia, delegittimavano in ogni sede diplomatica e politica possibile la vittoria elettorale di Hamas.
Dopo la furfantesca guerra elettorale dei sionisti che ha ucciso più di millecinquecento persone a Gaza, con l'Afghanistan più ingovernabile di prima, con l'Iraq che della Repubblica Islamica è diventato colonia economica e nel pieno di una crisi mondiale da cui non si vede via d'uscita, qualcosa è cambiato. Nella penisola italiana, lo stesso politicame e le stesse redazioni che fino a ieri facevano fuoco e fiamme contro il nemico designato, riconoscono adesso il ruolo prezioso che la Repubblica Islamica dell'Iran può avere per la "pacificazione" dell'Afghanistan.
Un comportamento improntato alla coerenza, come si vede. La storia della penisola ne documenta casi a non finire e c'è dunque da chiedersi se c'entrino qualcosa gli spaghetti o il mandolino.


martedì 24 febbraio 2009

Firenze: difficoltà per i topi firmatari


Apprendiamo oggi dall'edizione on line del Corriere Fiorentino che presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze è istituito il Pubblico Registro Sorci ed Affini (PRSA), ma che il Comune di Firenze non ha ancora adottato tutti i provvedimenti necessari a garantire l'accesso alla Biblioteca a tutti i soggetti tenuti a registrarsi.
E' dunque probabile che la coda in via Magliabechi sia destinata ad allungarsi ulteriormente.

Un topo di biblioteca, in un vecchio disegno di Jack Marchal.


domenica 22 febbraio 2009

Firenze: la Lega Nord contro il Male



Il manifesto qui mostrato fa pensare ad una manifestazione imponente, con carattere d'urgenza e con una partecipazione all'altezza dell'importanza e della competenza degli oratori chiamati a prendere la parola.
Ovviamente, come sempre succede quando si parla di "occidentalisti", gli organizzatori hanno dolorosamente impattato non contro l'indifferenza, ma contro l'apertissima ostilità di una Firenze che meno di un mese prima aveva portato in piazza migliaia di persone contro la guerra elettorale dei sionisti. Tra queste migliaia di persone non erano pochi i mustad'afin che mandano davvero avanti l'economia peninsulare e che vengono ringraziati con il disprezzo e con l'isolamento sociale. I trenta leghisti presenti in piazza Strozzi, rastrellati in tutta la provincia e guardati a vista da un mezzo esercito, hanno ascoltato dir male dei mussulmani per una mezz'oretta ed hanno poi rinunciato alla fiaccolata su esplicita richiesta della gendarmeria. L'episodio è sparito di gran carriera dai giornali, la cui ossatura è ormai costituita da uno sciorinìo affannoso e ininterrotto di cazzate e di femmine in mutande destinate all'oblìo pressoché immediato. Dal momento che il terreno mediatico non richiede dunque e neppure offre competenze e maturità ma malafede, incultura e deliberata propensione alla menzogna, è bene che dell'episodio resti traccia anche altrove, in modo da offrire al lettore responsabile -sappiamo che ancora qualcuno resiste, tra i frequentatori di librerie e di altri covi della sovversione- di che sghignazzare della propaganda "occidentalista" a Firenze.
In merito alla questione, la posizione di chi scrive è di pacifica chiarezza: non soltanto la moschea si deve costruire, ma la si deve edificare con soldi pubblici dichiaratamente ed esplicitamente tolti a "sicurezza" "legge" "ordine" "disciplina" "fozzedellòddine", la si deve edificare con materiali di altissimo pregio, se ne deve prevedere la collocazione in pieno centro (l'ideale sarebbe il lato orientale di Piazza Ghiberti) e si deve pensare ad un edificio che adotti criteri di imponenza e di grandiosità che lo rendano degno della città di Firenze.
Come può verificare chiunque abbia un minimo di competenza, la Lega Nord è tra i principali artefici della campagna ossessiva e monocorde a suo tempo definita con le parole che seguono da Miguel Guillermo Martinez Ball, traduttore di manuali tecnici che avanzatempo si dedica all'assolutamente lodevole compito di trattare come si meritano i cialtroni della politica e dei media.

"...Questi anni hanno visto lo smantellamento della democrazia, trasformata in eurocrazie e natocrazie, guerre incessanti e la fine dello stato di diritto, per non parlare dello sfascio dello stato sociale, in tutti i suoi aspetti, dalla scuola pubblica alle pensioni.
Eppure la gente rimane incredibilmente sotto controllo. Perché teme e quindi odia.
Teme e odia, perché ogni giorno, sfruttando ogni possibile debolezza psicologica e luogo comune, c'è chi induce in noi una spaventosa fantasia che narra di mostri assetati di sangue alle frontiere. Loro, come gli alieni dei film di Carpenter, ci vogliono morti, punto e basta. E si avvicina sempre di più il giorno in cui ogni altra spiegazione diventerà reato, "apologia di terrorismo".

Nel caso specifico, gli elettori ed i simpatizzanti "occidentalisti" in generale e leghisti in particolare sono arrivati a un tale punto di cecità da non vedere neanche più che la differenza, sui piani del reddito, dell'istruzione e della cultura che c'è tra un suddito dello stato che occupa la penisola italiana (che si crede chissà chi, probabilmente appellandosi a diritti del sangue o di stirpe) e l'ultimo dei clandestini che dorme tra i cartoni sta beatamente avviandosi a scomparire.
La colpa, ovviamente, è dei sudditi. Lo stato che occupa la penisola italiana è probabilmente l'unica realtà al mondo in cui l'ignoranza -intesa nei significati correnti sia di "incultura" sia di "maleducazione"- non venga considerata qualcosa di cui vergognarsi. E dopo venti e passa anni di disprezzo per l'istruzione -che la propaganda politicante considera in blocco in mano a fantomatici "professori sessantottini"- i risultati si vedono nelle crescenti schiere dei drop out e delle persone che adottano comportamenti economici ai limiti dell'incoscienza. In queste condizioni le massicce iniezioni di propaganda impediscono efficacemente ai sudditi di sentire l'odore di mensa dei poveri verso il quale le loro stesse scelte li stanno precipitando.
Ma non basta. La stupidità, il conformismo, la cattiveria ed il calcolo elevati a modalità normali di rapportarsi con gli altri stanno lavorando con efficacia sulle nuove generazioni, ridotte -con le dovute eccezioni- ad un aggregato imbelle ed acritico di consumatori. E di consumatori di fascia bassa, di paccottiglia elettronica e di abbigliamento dozzinale, uguali a Firenze come a Dušanbe o a Parigi. Bisognerebbe spiegarglielo, specie ai troppi in vena di millantare "superiorità" che non possiedono, che la montura ordinaria di tanti (scarpe da basket, tuta da ginnastica, felpa con cappuccio) li rende di fatto indistinguibili da un pastore tagiko o da un disoccupato di banlieue... magari considerati gente da cui prendere le distanze.
Gli scellerati anni Ottanta ed il loro consumismo demente che insegnò a definire le individualità attraverso gli oggetti ostentati sono finiti da un pezzo, ma si sono lasciati dietro macerie anche umane, anche sociali, che si è deliberatamente scelto di ignorare. E su cui una classe politica intera sta banchettando nell'impunità assoluta.

La Firenze normale sfila per Gaza, il 10 gennaio 2009


domenica 15 febbraio 2009

Firenze: Forza Italia Giovani invita alla delazione



Nelle società normali la spia ed il delatore sono figure che destano la repulsione pressoché universale.
In una società che normale non è, come quella peninsulare e/o come quella "occidentale" in genere, lo spionaggio e la delazione diventano titoli di merito.
L'iniziativa fiorentina di Forza Italia Giovani invita nel gennaio e febbraio 2009 a segnalare ad appositi indirizzi di posta elettronica, a telefoni cellulari, fax e recapiti postali gli occupanti di stabili e i "disagi", che secondo Forza Italia Giovani sono corollario delle occupazioni stesse.
Da sempre controllata da casi umani le cui stesse foto sono un paradigma iconografico del fancazzismo occidentale (andate pure a cercarli su féisbuc, un sito che è un'autoanagrafe mondiale dei perdigiorno talmente estesa ed esauriente che il "ministro" Brunetta può solo sognarsela), Forza Italia a Firenze è costretta ad inseguire, e con affanno, i padroni locali del piddì senza la elle; ultima pensata al momento in cui scriviamo, quella di candidare a sindaco un famoso ex palloniere della locale squadra di pallone. Ma cosa succede nelle città dove Forza Italia governa, e dove la lotta alle "occupazioni" viene condotta con intensità e virulenza?
Nella Milano della Expo 2015, colossale greppia per maneggioni e feccia politicante di varia dimensione e colore, sono migliaia le persone costrette a dormire per strada, alla stazione centrale e nei tunnel della metropolitana. Il Comune, saldamente in mano agli "uomini" di Berlusconi, se ne disinteressa in modo sostanziale delegando per intero il problema ad organizzazioni non governative, cui vengono concessi contributi che sono una via di mezzo tra la presa per il culo e l'elemosina e che vengono sostanzialmente considerate come dei fastidiosi foruncoli sul viso della città vetrina. Risultato: solo negli ultimi due mesi, almeno otto persone morte di freddo.
Ipotizziamo un "successo" dell'iniziativa che stiamo qui disprezzando, col conseguente sgombero immediato di tutto e di tutti. Dal momento che non è seriamente ipotizzabile un ricorso allo Zyklon B -non che Forza Italia Giovani sia aliena dal pensiero, intendiamoci: solo che il buonismo e il garantismo del "centrosinistra" hanno partorito leggi talmente ingiuste, prima tra tutte la costituzione repubblicana, che rendono la cosa un po' più difficile di quanto sarebbe auspicabile- resta il problema di centinaia di persone cui mettere un tetto sopra la testa, specie in pieno inverno.
Ma è probabile che i non indossatori di cravatte, i non scaldatori di poltrone, i non possessori di un account su un social-fancazz-network (in pratica tutti coloro che mandano per davvero avanti la penisola facendo lavori pazzeschi, con contratti fantozziani, paghe burla e zero prospettive) non vengano considerati esseri umani, dalle parti di piazza Pier Vettori.
Se dovessimo "ragionare" come gli "occidentalisti" "ragionano", dovremmo considerare gli zeri spaccati di Forza Italia Giovani Firenze capaci di intenzioni non soltanto disumane nella loro essenza, ma consapevolmente omicide. Ora, siccome ci picchiamo di non "ragionare" come quelli del piddì com la elle o di quei mass media con cui hanno decerebrato sessanta milioni di sudditi, non intendiamo certo spingerci a tanto e ci limitiamo a mostrare, ancora una volta, la sostanziale e pericolosa incompetenza che rappresenta l'unica costante e l'unica garanzia che la Forza Italia di Firenze sia in grado di fornire circa la propria pratica politica.

sabato 14 febbraio 2009

Massimo Pieri: gli enti pubblici siano imparziali purché filosionisti


Massimo Pieri (Firenze, piddì con la elle) afferma in un comunicato stampa che "Un'istituzione pubblica non può essere utilizzata come strumento per inviare messaggi di propaganda politica".
"Una cittadina" -sul cui conto il Pieri evita con ogni cura di menzionare altri dati- avrebbe ricevuto da un ufficio regionale la documentazione che aveva richiesto all'ufficio stesso, assieme ad un volantino in cui si invita a boicottare l'entità statale sionista.
C'è da chiedersi se un invito di qualunque altro genere -per esempio al boicottaggio del governo venezuelano- avrebbe punzecchiato allo stesso modo la sensibilità democratica di Massimo Pieri, ma lasciamo pur correre. L'essenziale, in questa non-notizia, è che non più tardi dell'ottobre passato Massimo Pieri era in viaggio istituzionale a New York ed ha approfittato della circostanza per sottoscrivere una "commemorazione" dell'undici settembre 2001 che sapeva poco di commemorazione e molto di adorazione per l'amministrazione Bush.
E' probabile che l'amore per l'imparzialità delle istituzioni, in questi sei mesi, abbia compiuto una maturazione prodigiosa nell'animo di Massimo Pieri...

martedì 10 febbraio 2009

Jacopo Cellai tra incompetenza ed incultura


Brutto mestiere quello del politicante. Fare a cazzotti con la logica e con il buon senso in cambio di due lire non dev'essere molto gratificante per la coscienza.
Ammesso di averne una, ovviamente.
Jacopo Cellai è un consigliere comunale fiorentino; un politicante gggiovane. Uno di quelli appena al primo gradino del laido cursus honorum che, se tutto va male, lo porterà tra qualche lustro a scaldare una poltrona in uno di quei due begli stanzoni in cui a Roma si decide, per lo più senza alcuna cognizione di causa, cosa è bene e cosa è male per i sudditi dello stato che occupa la penisola italiana.
Il 7 febbraio a Firenze il suo partito, Alleanza Nazionale, ha tentato di mobilitare attivisti e simpatizzanti in una manifestazione di livello nazionale in ricordo di quelli che solo negli ambienti di quel partito vengono definiti i "martiri delle foibe". Questi "martiri", detto molto a grandi linee, sono le vittime, uccise spesso in modo atroce, della violenza bellica e postbellica sul confine orientale della penisola italiana, grosso modo le ultime del tributo pagato al secolo delle stragi in quella regione d'Europa.
La prova di forza di Alleanza Nazionale è riuscita meno che a metà, tra le grida belluine, gli sberleffi ed i propositi da grand guignol di una contromanifestazione convocata in una piazza distante una trentina di metri.
Appena possibile, Jacopo Cellai dirama comunque il comunicato stampa che qui riportiamo per intero, e che svisceriamo con la sprezzante pignoleria ben nota ai lettori assidui dei nostri scritti.

«Sembra impossibile che nel 2009 si possa assistere ad una manifestazione contro coloro che ricordano il dramma delle foibe». E' quanto ha dichiarato Jacopo Cellai, vicecapogruppo di Alleanza Nazionale-PdL.

Invece è, per nostra fortuna, possibilissimo. Specialmente quando il ricordo di un avvenimento storico del genere viene asservito ad interessi elettorali prima e ancora che di parte e rappresenta l'unica occasione in cui l'Alleanza Nazionale fiorentina fa finta di occuparsi di qualcosa di diverso dalla criminalizzazione dell'Altro.

«Un presidio - ha proseguito Cellai - fatto di bandiere rosse con falce e martello, di slogan vergognosi inneggianti alle foibe come "fascisti nelle foibe", o "i covi fascisti si chiudono con il fuco" [sic, n.d.r.], con la musica a tutto volume tanto per disturbare e provocare, con i vessilli di Rifondazione comunista, l'invito alla partecipazione al contro-corteo della consigliera De Zordo e il silenzio pesante del Partito Democratico. Un partito che non si è in alcun modo espresso contro questa vergognosa provocazione, alla quale centinaia di giovani di destra spesso associati alle cose peggiori hanno risposto sventolando il tricolore in silenzio».

A giudicare dal travaso di bile provocato agli scaldasedie di A.N., l'operazione di disturbo pare perfettamente riuscita; e un'operazione di disturbo è un'operazione di disturbo, non una partita di bridge. Pretendere che altre forze politiche si associno ad un'iniziativa realizzata per intero ad uso e consumo dei propri iscritti è effettivamente pretendere troppo. I "giovani di destra", anche nelle ultime settimane, hanno pienamente meritato la pessima fama di cui godono. Se non vogliono essere trattati da vermi del creato, basterebbe che smettessero di comportarsi da vermi del creato.

«Questo è accaduto sabato scorso a Firenze. Ma non è così impossibile da capire - ha sottolineato il vicecapogruppo di AN - se oggi si visita in Palazzo Vecchio la mostra organizzata con 10 pannelli su fascismo, esodo e foibe. Chiunque e, spero pochi, veda la mostra ne esce senza avere alcuna sensazione della drammaticità, della inumanità, della crudeltà mostruosa delle foibe. Ne esce invece con un piccolo excursus in mano sulla storia di Istria, Dalamazia e Venezia Giulia, dal 1919 al 1956, con la consapevolezza che le foibe sono una brutta cosa nell'ambito di soprusi e violenze scatenate dal nazifascismo che hanno innescato la reazione jugoslava. Il giustificazionismo alla base delle foibe, cioè la stessa linea di pensiero che è stata espressa nella prolusione di oggi in consiglio comunale, è la stessa motivazione di chi sabato teneva in mano la bandiera rossa».

La questione storica dei confini orientali della penisola italiana è stata sviscerata con metodo anche nel mondo della scuola e ci risulta che proprio un istituto superiore toscano sia stato premiato istituzionalmente per gli ottimi risultati conseguiti nella ricerca.
Jacopo Cellai vuole invece considerare le "foibe" una sorta di masso erratico della storia europea. L'intento dell'operazione, molto chiaro e perfettamente degno di lui e dei suoi commensali, segue sempre la stessa prassi: si estrae un episodio storico dal suo contesto, gli si attribuiscono cause metafisicamente malvagie, e si ascrivono al Male assoluto anche i responsabili, che si avrà cura di identificare perentoriamente nelle schiere "nemiche", secondo una visione dualistica utilissima per la palloneria ma deleteria in tutti gli altri campi dello scibile. In assenza di un contraddittorio l'operazione porta frutti elettorali di tutto rispetto, e se proprio i contraddittori arrivano si può sempre delegittimarli dando loro dei "terroristi", vocabolo che negli ultimi dieci anni ha identificato, nella comunicazione politica istituzionale, chiunque non si adeguasse in modo supino ed immediato alla weltanschauung di chi comanda. Con "giustificazionismo", in Alleanza Nazionale, si indica quello che in ambienti meno ingozzati di spaghetti prende il nome di "obiettività", se non di "competenza".

«E allora - ha concluso Cellai - fra le due cose 'preferisco' chi almeno ha la franchezza di manifestare in piazza contro un presunto revisionismo storico piuttosto che usare un'istituzione per lanciare lo stesso messaggio appena ammorbidito con l'ammissione della violenza jugoslava legata ai disegni di annessione di Tito. La doverosa contestualizzazione degli eventi storici non può tramutarsi in giustificazione più o meno velata, altrimenti si rimetterebbero in discussione tragedie ed orrori che devono essere invece ricordati e celebrati semplicemente per ciò che sono stati. Le foibe sono foibe, la storia di quelle terre è altra cosa. Non l'abbiamo ancora capito tutti. Per la sinistra radicale e riformista c'è ancora molta strada da fare. I fatti di sabato, la mostra e la prolusione di oggi ne sono la prova». (fn)

Il revisionismo storico è una cosa seria, e presume per lo meno una cognizione di causa sufficiente a truccare le carte. Alleanza Nazionale fa qualcosa di meno, ed ovviamente qualcosa di ancora più basso, perché si limita ad applicare alla storia del confine orientale quelle tecniche di denigrazione che sono la base della comunicazione politica lobbysta di tipo yankee.
Il paragrafo permette di apprezzare l'insistenza con cui Jacopo Cellai pretende ascolto per la propaganda che gli hanno insegnato a travestire da Verità: a sentir affermare "le foibe sono foibe, la storia di quelle terre è un'altra cosa" anche il semplice appassionato di divulgazione storica non può che sorridere sprezzantemente.
I responsabili politici del ventennio fascista hanno improntato la loro azione politica e sociale alla cecità ed all'incompetenza più assolute, ed hanno anche tentato di uscire da una tragedia mondiale senza pagare a nessuno il prezzo della propria consapevole avventatezza. Un esame obiettivo -e quindi dannoso, agli occhi di Alleanza Nazionale- degli avvenimenti in questione potrebbe partire da questo assunto.

sabato 7 febbraio 2009

7 febbraio 2009: con la Lega Nord a Firenze. Difendiamo la nostra cultura!




Firenze, da secoli culla di civiltà, non cessa di fornire i migliori contributi alla civiltà europea ed alle sue radici cristiane; stringiamoci attorno alle bandiere del Carroccio, contro la barbarie anarcoislamonazicomunista! Accorriamo numerosi in piazza Strozzi per dire no alla moschea nella città dei teatrini sècchesi e di Don Cantini!